Ucraina, intervista al generale Chiapperini: «Donbass, per Kiev riconquista difficile»

Ucraina, intervista al generale Chiapperini: «Donbass, per Kiev riconquista difficile»
di Mariagiovanna Capone
Domenica 29 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 19:11
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Generale Luigi Chiapperini (già comandante dei Lagunari, dei contingenti Nato e Onu in Kosovo, Libano, Afghanistan, attualmente al Centro Studi dell'Esercito e al Campus universitario Ciels di Padova), l'Ucraina ha perso definitivamente il Donbas o è solo propaganda russa?
«Le dichiarazioni dei due contendenti vanno prese sempre con il beneficio dell'inventario. Quel che è certo, è che forze armate russe e miliziani filorussi stanno premendo militarmente da alcuni giorni per occupare l'intera regione e pare stiano avendo successo. Difficile prevedere quel che accadrà in futuro ma ritengo difficile che gli ucraini riescano a riconquistarlo: non ci sono riusciti negli ultimi 8 anni figuriamoci ora che i russi sono presenti in forze».

Qual è la situazione sul campo?
«A Sud la situazione ha visto le forze russe provenienti dalla Crimea e quelle filorusse del Donbas chiudere l'Ucraina in una sorta di enclave terrestre (a esclusione, al momento, di Odessa il cui porto peraltro è chiuso con conseguenze drammatiche per l'approvvigionamento di cereali nel mondo) e sembra essersi cristallizzata da qualche settimana».

Qualcuno ha dato la colpa ai generali russi, è proprio così?
«A mio avviso quella russa è stata una penetrazione su un fronte troppo ampio (ben 1.500 chilometri) verosimilmente non per un errore operativo ma per una scelta strategica da parte del vertice politico ben precisa ancorché azzardata: indurre il panico nella popolazione e nelle istituzioni e costringere il governo ucraino a capitolare in pochi giorni.

O almeno così si sperava. Se infatti esaminiamo quello che nelle scuole di guerra si definisce rapporto di spazio, si scopre che a inizio operazione, con il numero disponibile di BTG (acronimo russo che indica le task Forces di livello battaglione) teoricamente avrebbero potuto coprire circa 400, massimo 800, chilometri. Sul fronte i russi hanno dovuto invece attaccare quasi il doppio. Da qui, oltre all'ottima performance dell'esercito ucraino e l'aiuto occidentale, è scaturito il mancato raggiungimento degli obiettivi iniziali. Molti ritengono che anche in questa seconda fase l'offensiva russa abbia raggiunto il culminating point (punto culmine), cioè una situazione in cui non sarebbe più in grado di operare avendo immesso in combattimento tutto il suo potenziale bellico senza aver completato la missione».

È davvero così?
«Probabilmente no. Bisogna tener conto del fatto che siamo di fronte a un conflitto che almeno inizialmente aveva natura simmetrica. Comunque lo sforzo principale in questa fase sembra essere proprio quello in Donbas dove i BTG operano nelle aree di Izyum (per sfondare a Sud-Est verso Slovyansk) e di Popasna (per raggiungere verso Nord Severodonetsk e Nord-Ovest Kramatorsk) allo scopo di assumere il controllo dell'autostrada M3 e chiuderebbe in una sacca i reparti ucraini. Se la manovra di accerchiamento dovesse avere successo, sarebbe indubbiamente raggiunto e superato un punto decisivo della linea di operazione il cui obiettivo è la conquista dell'intero Donbas».

La Russia parla di rafforzamenti dei propri arsenali missilistici, mostrando immagini di test del Satan 2.
«I missili balistici intercontinentali sono sempre stati una grande minaccia in caso di guerra e il Sarmat, conosciuto in occidente con il codice Nato SS-30 Satan 2, è al top della gamma a disposizione dei russi. Minaccioso non solo per il suo raggio di azione, pari a più di 20mila chilometri, ma essenzialmente per la particolare soluzione di offesa che prevede il volo computerizzato a bassa quota, fase di salita nei pressi dell'obiettivo ma con quota inferiore rispetto ai suoi predecessori e infine la ricaduta a velocità supersonica. Tutto ciò rende il missile meno vulnerabile alle contromisure del nemico. Inoltre per la capacità di carico pari a 10 tonnellate, nonché fino a 15 ordigni nucleari oppure 24 veicoli ipersonici Vanguard che possono colpire più obiettivi contemporaneamente. Il Sarmat è stato svelato a metà 2021 e sembra sia nelle fasi conclusive dei test, e la sua introduzione potrebbe avvenire a fine anno. Non credo però che sarà impiegato sul breve termine in quanto sembra che le operazioni sul terreno stiano cominciando ad andare abbastanza bene. Perché sprecare sistemi d'arma strategici per ottenere obiettivi tattici?».

Si parla anche di missili ipersonici, potenziare il Kinzhal o anche altre tipologie.
«Oltre al potenziamento del Kinzhal, i russi hanno annunciato la fine delle sperimentazioni dello Tsirkon, noto anche come 3M-22 Zircon, un missile da crociera ipersonico progettato per neutralizzare unità navali. Questo sistema missilistico sarebbe in grado di intercettare obiettivi sia marini sia terrestri a una distanza non inferiore a mille chilometri e può viaggiare a velocità vicine a Mach 9 ad altitudini comprese tra i 30 e i 40 chilometri dove l'aria è più rarefatta e l'attrito inferiore. Solo per testare sistemi d'arma complessi di questo tipo ci vogliono comunque alcuni anni». 

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