Ucraina, le eroine col kalashnikov: Iryna, Anastasia e Inna

Ucraina, le eroine col kalashnikov: Iryna, Anastasia e Inna
di Gigi Di Fiore
Venerdì 8 Aprile 2022, 23:50 - Ultimo agg. 10 Aprile, 13:38
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Gli uomini hanno l’obbligo di restare, per difendere il loro Paese. Ma le donne ucraine non sono da meno e restano, o tornano dalle città europee dove lavorano, per imbracciare i fucili, confezionare molotov, assistere i feriti in ospedale. Nomi di eroine, donne in divisa, come le 15 soldatesse tra gli 86 prigionieri ucraini rilasciate dai russi due settimane fa, rasate a zero «in segno di umiliazione, arroganza e disprezzo», ha denunciato il presidente della Commissione diritti umani del Parlamento ucraino, Dmytro Lubinets. E non è stata l’unica umiliazione subita, come hanno raccontato le 15 donne in divisa, esempio per tante altre che combattono i russi. 

È stata dichiarata «eroina» dell’esercito ucraino. Inna Derusova era medico militare in prima linea nella regione di Sumy.

L’ha uccisa un bombardamento russo a Okhtyrka, appena due giorni dopo l’invasione. È stata la prima donna ad aver ricevuto dal governo il riconoscimento di «eroina», dopo aver svolto per due giorni un impegno costante nell’assistenza ai feriti. Inna condivideva l’attività nell’esercito ucraino con il figlio e il fratello.

E sono numerose le donne morte dall’inizio della guerra, impegnate nell’assistenza sanitaria ai feriti. Come Valentyna Pushych, soprannominata da tutti «Romashka», che sta per «margherita». Era infermiera e veniva descritta come una delle più coraggiose a soccorrere i feriti, anche sotto i bombardamenti. Si era arruolata nell’esercito già sei anni fa, anche se lavorava in un’azienda di trasporti e logistica. È stata uccisa mentre cercava di trasportare i feriti dalla periferia di Kiev. L’hanno sepolta sotto un manto di rose rosse. Poi, la sua tomba è stata ricoperta dalla bandiera gialla e blu dell’Ucraina.

Maryna Kalabina era anche lei dottoressa, un’anestesista indispensabile per le decine di interventi chirurgici d’urgenza di questi giorni. La sua auto è stata presa di mira dai soldati russi, mentre cercava di portare in ospedale il nipote ferito dal villaggio di Kukhari al centro di Kiev. «È morto un medico di Dio», ha scritto il governo ucraino nel darne notizia. 

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Ha dell’incredibile la morte di Anastasiia Yalanskaya, volontaria di 26 anni che aveva deciso di restare a difendere il suo Paese. È una delle vittime di Bucha, con una grande passione per i cani. E proprio a un canile di Bucha cercava di portare il cibo che mancava da tre giorni. La sua auto è stata bersaglio dei soldati a distanza ravvicinata. È morta all’istante. Era volontaria anche Iryna Tsvila, madre cinquantaduenne di cinque figli, con un’attività artigiana nella creazione di gioielli. Ha sentito il richiamo della difesa dell’Ucraina e si è armata con un Kalashnikov Ak-47 in compagnia del marito Dmytro, per opporsi all’avanzata dei tank russi. Era riservista dell’esercito ucraino dal 2014 in Donbass, come lo era il marito. Iryna apparteneva al battaglione «Sich», mentre il marito era nei ruoli del battaglione «Aidar». Sempre insieme, e agli amici raccontavano di essere disposti ad abbandonare tutto per difendere il Paese. Insieme anche nella morte, caduti sotto il fuoco dei carrarmati russi.

Il richiamo della difesa del proprio Paese unisce donne che, in tempo di pace, erano impegnate in attività diverse. Tutte insieme, per la causa comune. Come Mia Khalifa, un’attrice conosciuta in Ucraina e con un profilo Twitter dai numerosi followers. Ha postato, con foto, le istruzioni per costruire in casa una bottiglia molotov. Ha scritto: «Il governo ha esortato chi non se la sente di andare a combattere in strada ad armarsi con molotov e a lanciarle anche dalle finestre contro gli occupanti». Nell’esercito ucraino si è arruolata anche miss Ucraina 2015. È Anastasiia Lenna, laureata in Marketing & management alla Slavistik University di Kiev. Quando è scoppiata la guerra, era manager in un’azienda di export. Non ci ha pensato un attimo, ha abbandonato i suoi uffici per arruolarsi. Ma a fare da esempio per le donne ucraine, c’è Iryna Vereshchuk, conosciuta come la «durissima», vicepremier ucraino e ministro dal 2021. Dopo il diploma all’Istituto militare del Politecnico di Leopoli, è stata ufficiale nell’esercito per cinque anni. È diventata il sindaco più giovane di Rava-Rus’ka, animatrice della resistenza militare ucraina.

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