Ucraina, Bertolini: «Il 9 maggio nessuna tregua,
mai partito un vero negoziato»

Ucraina, Bertolini: «Il 9 maggio nessuna tregua, mai partito un vero negoziato»
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 29 Aprile 2022, 07:39 - Ultimo agg. 17:03
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Il 9 maggio si avvicina e il conflitto in Ucraina sembra vivere una fase di impasse. Ne abbiamo parlato con il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di vertice Interforze.

Generale Bertolini, la questione Mariupol è ancora aperta e si avvicina il 9 maggio, in cui la Federazione russa celebra la Giornata della Vittoria in memoria della sconfitta della Germania nazista nella Seconda guerra mondiale, e tutti si aspettano un annuncio di vittoria.
«Le aspettative su questa data sono surreali. È una guerra quella in corso e come tutte le guerre non può rispondere alle esigenze di una data, sebbene simbolica per la Russia. Personalmente, non ho mai creduto che sarebbe accaduto qualcosa entro il 9 maggio, né la parata a Mariupol né un annuncio clamoroso. Faranno la consueta parata a Mosca, Putin dirà qualcosa sul Donbass e la Crimea, stop. Niente di eclatante se non l'elenco di quanto compiuto finora. Mi pare che per alcuni questa data sia l'alibi per poter dire che i russi non sono capaci di concludere questa guerra. Credo invece che sul campo le operazioni stiano andando avanti come sono state pianificate dai russi, con la complicazione, questa sì, del fatto che le speranze di avere un negoziato serio sono state frustrate. Tra le varie narrative c'è quella che tende a tranquillizzare noi occidentali riluttanti a impegnarci più di tanto, e cioè dire che i russi poi non sono così pericolosi, non sono riusciti a conquistare Kiev (ma Kiev non è mai stata nei loro piani), non sono riusciti a conquistare l'Ucraina (ma non hanno mai puntato su tutta l'Ucraina) e ora si dirà anche che non sono riusciti a fare nemmeno la sfilata a Mariupol. Ma non credo fosse nelle loro mire la parata del 9 maggio, hanno altro a cui pensare. Avevano sicuramente come obiettivo quello di ottenere l'indipendenza del Donbass e la sovranità sulla Crimea con cui iniziare un negoziato. Ma il negoziato non c'è stato e per ora non si profila».

Stiamo però vivendo una fase di calma apparente: non ci sono cioè le battaglie senza sosta delle scorse settimane.
«È probabile un riposizionamento delle truppe da entrambe le parti.

Ciò che vedo sul campo, ed era prevedibile, è che lo sforzo principale dei russi sia concentrato tra Donbass e Crimea. E questo sta procedendo, lentamente ma in maniera sistematica. Le armi dei Paesi della Nato che stanno arrivando agli ucraini non so se siano già entrate in combattimento e in quale misura. Quindi, non sappiamo bene l'Ucraina come sia messa. Presto riprenderanno a scontrarsi».

La possibile espansione dei russi verso Odessa e Transnistria la crede probabile?
«Credo che inizialmente Odessa fosse considerata merce di scambio, cioè la Russia pensava di concedere questo porto sul mar Nero all'Ucraina in cambio di un negoziato che consentisse alle conquiste sul terreno - i territori tra Crimea e Donbass di essere riconosciute. Ma non essendoci stato alcun negoziato, la Russia potrebbe sentirsi incoraggiata a procedere verso Odessa. Tuttavia è difficile che si impegnino così massicciamente in un attacco a una città così grande e difficile da conquistare dal punto di vista militare. Mariupol, molto più piccola, è già stata complicata, figuriamoci Odessa. Anche l'espansione verso la Transnistria è molto improbabile. In fondo non è strategico, non ha risorse, e abitata quasi totalmente da russi. Troppo impegno per un risultato ininfluente».

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Crede che la Russia stia tatticamente facendo tutte le mosse giuste?
«Da osservatore esterno ritengo che i russi abbiano affrontato questa operazione con degli obiettivi che dal punto di vista tattico hanno conseguito, ma da un punto di vista politico invece no. Cioè anziché arrivare alla trattativa sperata, hanno ottenuto un irrigidimento di Occidente e Nato, e questo ha complicato il tutto e reso questa guerra quasi inestinguibile».

Nessuna possibilità che il 9 maggio il conflitto possa terminare?
«Non essendoci i presupposti di un negoziato temo sia impossibile. Credo invece che andremo avanti a lungo, molto a lungo. Ora le parti si stanno riposizionando, per riprendere con più forza e vigore le battaglie come nelle settimane scorse. La parola pace non si intravede, purtroppo».
 

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