Guerra in Ucraina: «Noi bambine ad Auschwitz soffriamo per Kirill e gli altri»

Guerra in Ucraina: «Noi bambine ad Auschwitz soffriamo per Kirill e gli altri»
di Titti Marrone
Martedì 8 Marzo 2022, 07:59 - Ultimo agg. 12:54
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Andra e Tatiana Bucci sono le due ebree italiane più giovani sopravvissute alla Shoah e il 10 marzo riceveranno un'onorificenza all'ambasciata tedesca di Roma. Furono deportate ad Auschwitz quando avevano rispettivamente 4 e 6 anni, e le immagini dei bambini straziati dall'invasione dell'Ucraina le colpiscono in modo particolare. «Provo una tristezza infinita», dice Tatiana.

«Vedo queste persone costrette a fuggire e penso a nostra madre Mira, che a soli due anni fu costretta a fare lo stesso. Era nata vicino Kiev, ci parlava sempre di Vydrinka, uno di quegli shtetl che non esistono più. Nel 1910, con zia Gisella, zio Jossi e tutta la famiglia, erano dovuti scappare e per mettersi in salvo si erano fermati a Fiume: le immagini dei profughi trasmesse dalla tv mi fanno rivivere le loro e le nostre sofferenze e mi viene di pensare proprio quello che ha detto Corrado Augias nella trasmissione Rebus a proposito di Putin: è uscito di senno».

C'è chi paragona Putin a Hitler, l'invasione dell'Ucraina a quella della Cecoslovacchia. Con quali occhi guardate a tutto ciò?
Andra: «Io non parlerei di analogie tra Putin e Hitler. Quella della persecuzione contro gli ebrei è tutta un'altra tragica storia, fu lo sterminio per un'intera etnia, pianificato al tavolino. Di certo Putin è un dittatore, si comporta da pazzo criminale, ma per ora sembra circoscrivere la guerra all'Ucraina. Sempre sperando che si fermi lì. Sicuramente aveva pianificato l'attacco da tempo, e forse gli ucraini non si aspettavano che arrivasse a tanto. Però, con il loro coraggio, stanno anche mostrando di non farsi trovare impreparati».
Tatiana: «Putin vuole ricostituire la Grande Russia, pensa di passare alla storia immaginando che tra duecento anni si parlerà di lui.

Ma per fermarlo, come ha suggerito Andrea Riccardi, ci vorrebbe una mediazione forte, magari affidata ad Angela Merkel, che lo conosce bene, è nata nella Germania dell'Est e ha dimestichezza con quella dimensione. Credo che qualcosa di positivo potrebbe venire di lì, non certo da un intervento di Berlusconi: quando ho sentito qualcuno proporlo, mi sono cascate le braccia. Lo vedo come un compagno di merende di Putin né mi sembra che finora abbia avuto il coraggio di dire nulla sull'invasione dell'Ucraina, né di negativo né di positivo».

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La ministra della famiglia, Bonetti, propone una rete per accogliere in Italia i bambini ucraini, un supporto psicologico, linguistico, una cura con giochi e sport. Per voi, che dopo la guerra e prima di ricongiungervi ai vostri genitori avete vissuto l'esperienza del centro di accoglienza inglese di Lingfield, è un progetto utile?

Tatiana: «Occorre un sostegno anche psicologico a questi bambini ed alle mamme che li accompagnano. Personalmente non ricordo di averne avuto bisogno quando ero a Lingfield, come invece accadde alla mia amichetta Mirjam. Di sicuro posso dire che quel tipo di aiuto ci è mancato quando siamo arrivate in Italia. Per fortuna ce l'abbiamo fatta da sole. E ne siamo assai orgogliose. Però un aiuto serve, perché questi bambini sono più fragili di quanto fossimo noi, che siamo state deportate nel 1944, quando avevamo già conosciuto tre anni di guerra. Questi piccoli, sono nati in una dimensione di maggior benessere e di colpo si vedono costretti a lasciare le case ed a fuggire».

Andra: «I traumi dei bambini si possono certamente curare, ma a condizione che si arrivi a ricostituire intorno a loro un ambiente sereno. La cura giusta è solo la pace. In questo momento molti bambini arrivano in Italia e vengono ospitati in famiglie capaci di solidarietà. Per fortuna ci sono anche storie che rasserenano, come quella di una donna accolta nella famiglia in cui aveva fatto da badante. Poi magari potranno tornare nelle loro case, ma nei momenti più tragici il sostegno degli altri, per adulti e bambini, è la cura migliore».

Giovedì 10 aprile a Roma l'ambasciatore Viktor Elbling vi conferirà un riconoscimento al merito della Repubblica Federale di Germania. Ma può esserci perdono per il male inflitto alla vostra infanzia?

Tatiana: «La cerimonia del 10 marzo non è una richiesta di perdono ma un riconoscimento per quello che facciamo e testimoniamo. L'hanno già ricevuta anche Liliana Segre, Sami Modiano, Pietro Terracina che non c'è più. Ora è arrivato il nostro turno, forse perché il nostro libro è stato tradotto in tedesco, e perché siamo le più piccole sopravvissute».

Andra: «Sì, si tratta di un'onorificenza, non di una richiesta di perdono, e del resto i tedeschi di oggi non hanno alcuna colpa. Ma i nazisti no, io non li potrei mai perdonare, così come non potrei perdonare i fascisti. La Germania ha fatto i conti con il passato assai più di come abbia fatto l'Italia, lì hanno anche trasmesso il film sulla nostra storia, in prima serata».

Secondo voi immagini come quella del piccolo Kirill e degli altri bambini vittime della guerra vanno mostrate?

Tatiana e Andra: «Sì, vanno assolutamente mostrate. Non ai bambini, per non turbarli, ma servono a far capire, a far vedere che cosa succede lì. Probabilmente non tutti i russi si stanno rendendo conto della tragedia di cui è responsabile Putin. Non sanno fino a che punto, accanendosi contro un Paese e che per fortuna sta reagendo con coraggio, li stia rovinando e si stia anche rovinando con le sue mani».

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