Ucraina, il generale Del Vecchio: «Mosca allo scontro finale poi l'ok al trattato di pace»

Ucraina, il generale Del Vecchio: «Mosca allo scontro finale poi l'ok al trattato di pace»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 12 Aprile 2022, 07:35 - Ultimo agg. 13 Aprile, 07:59
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Con Mauro Del Vecchio, generale dell'Esercito Italiano impegnato nell'arco della sua carriera in Bosnia, Macedonia, e Afghanistan, abbiamo affrontato la situazione attuale del conflitto in Ucraina. Generale, dopo 47 giorni le manovre per conquistare il Donbass ha subito una forte accelerazione.

Nonostante questi territori siano stati martoriati, c'è la probabilità che l'offensiva finale sia devastante?
«Credo proprio di sì. Da più fonti sappiamo che c'è un consistente spostamento di truppe che da Nord vanno al Sud per la stretta finale sul Donbass, un territorio vasto con forte presenza filorussa ma dove la resistenza ucraina ha saputo tenere testa all'avanzata di Mosca. Se l'attacco finale accadrà stanotte o nei prossimi giorni è difficile dirlo, ma ormai sembra cosa certa».

La resistenza ucraina non è in grado di contenere l'attacco?
«Finora è riuscita a sostenere combattimenti pressanti e continui con grande coraggio.

Ma credo che sarà molto difficile, stanno combattendo da quasi 50 giorni, c'è molta stanchezza dall'una e dall'altra parte, per questo motivo i russi stanno facendo arrivare un numero molto elevato di soldati più freschi e soprattutto un approvvigionamento consistente di armi, cosa che non c'è stata tra gli ucraini, come hanno dichiarato loro stessi. Credo che se ci sarà questo scontro annunciato, la Russia prenderà il sopravvento e così avrà raggiunto uno degli obiettivi che si era prefissata. È una battaglia durissima ma dovrebbe essere risolutiva per far iniziare finalmente le trattative per una tregua o un trattato: con questi territori conquistati, Putin può sedersi sulla sedia del vincitore e quindi guidare le trattative da una posizione di potere».

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Il battaglione Azov, spina nel fianco di Putin, intanto non è stato mai domato.
«Vero, stanno difendendo l'area da settimane. Il Cremlino aveva inviato ceceni, hezbollah e siriani per annientarli ma non ci sono riusciti. Tuttavia ora la situazione è di grande difficoltà per gli ucraini. Le forze russe sono soverchianti ma è uno scontro che va tenuto d'occhio».

Truppe che devono ancora arrivare: non sono esposte ad attacchi delle forze armate ucraine?
«Certo che sono esposti, sono sempre momenti delicati quando da un'area dove si era trovata una sorta di tranquillità, si devono attraversare aree scoperte, con la possibilità di essere individuati e colpiti. Non sappiamo però se le forze ucraine siano in grado di impedire questa avanzata verso il Donbass. Tuttavia, quando ci sono questi spostamenti così consistenti, tatticamente non c'è solo un travaso di unità via terra, ma sicuramente, come abbiamo già visto in altri momenti del conflitto, i russi fanno pressione su altre zone con attacchi aerei e anche via mare, quindi teoricamente distolgono attenzione sul fronte terrestre. La flotta russa non so dove sia posizionata attualmente, ma è stata sicuramente impegnata su Odessa, quindi potrebbe essere impegnato nel mar Nero e non nel mar d'Azov di fronte alle repubbliche del Donbass».

Abbiamo visto immagini di Mariupol girate con il drone: una città fantasma. Ha senso mettere una bandiera su un luogo ridotto in cenere?
«Non c'è più nulla, ma rimangono i filorussi. Questa guerra, come le altre, ha poco senso. Una città non interessa per come è ma per l'obiettivo che rappresenta e Mariupol, come altre cittadine del Donbass, sono solo obiettivi. Molto spesso queste nefande decisioni sono soltanto idee criminali senza un fine. Mariupol è distrutta? Meglio, per Putin le città si ricostruiscono e lo farà secondo i suoi canoni ideologici, ed è quello che vuole fare qui. Ciò che conta, ora, è che la Russia la conquisti affinché inizi gli accordi di pace, che potrà fare, anche agli occhi del mondo, solo con un risultato di peso da mettere sul tavolo».

Intanto, anche Zelensky ha raggiunto il suo obiettivo ricevendo dalla presidente Ursula von der Leyen i documenti per entrare nell'Ue.
«Vero, per questo dico che dopo questo attacco nel Donbass si potrà iniziare a trattare. Ci sono tante incognite, però, una su tutte: Putin si fermerà dopo il Donbass? È la regione chiave di tutti i suoi obiettivi, la ragione principe di questa guerra. Ma non sappiamo se lo sguardo andrà altrove. Tipo su Odessa, per togliere ogni sbocco sul mare all'Ucraina, rendendola molto fragile anche in futuro, fermando un'economia consolidata che usa i trasporti marittimi».
 

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