Kharkiv, Odessa e la guerra dei ponti: dove si decideranno le sorti del conflitto

Kharkiv, Odessa e la guerra dei ponti: dove si decideranno le sorti del conflitto
di Gianandrea Gaiani
Venerdì 6 Maggio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 7 Maggio, 07:53
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Nonostante vi siano molte incertezze circa gli sviluppi di un conflitto che in molti sembrano voler prolungare, è possibile indicare i punti geografici e le condizioni che potranno permettere ai contendenti di conseguire una vittoria di portata ampia o limitata oppure di subire una sconfitta più o meno cocente. 

Mariupol 

Nella città portuale sul Mare d’Azov la battaglia per gli ucraini è già perduta. Se la resistenza opposta nello stabilimento Azovstal da quanto resta del reggimento Azov non riveste più alcun valore militare (al punto che gran parte dei reparti russi schierati in questo settore sono stati trasferiti a nord verso il fronte del Donbass) è indubbio che la resistenza opposta da quel baluardo viene sfruttata abilmente in termini propagandistici come simbolo dell’Ucraina che non si piega alla potenza di Mosca.

La sua caduta potrebbe avere un impatto negativo sul morale delle truppe ucraine schierate su altri fronti i cui reparti sono sempre più frequentemente composti da riservisti spesso privi di addestramento ed esperienza militare.


Donbass 

Quello dell’Ucraina sud-orientale resta il fronte principale in cui si confrontano le forze più consistenti e poderose messe in campo dai due belligeranti. I russi avanzano lentamente ma con regolarità in molti settori di questo fronte lungo quasi 500 chilometri con l’obiettivo di ridurre al minimo le perdite (anche quelle tra la popolazione che è in gran parte russofona e probabilmente non ostile a Mosca) e di compiere una manovra a tenaglia che da sud e nord chiuda in una “sacca” i migliori reparti dell’esercito di Kiev. Una vittoria russa in questo settore consentirebbe a Putin di dichiarare una vittoria militare significativa rispetto agli obiettivi annunciati all’inizio della “operazione speciale” il 24 febbraio scorso e cioè la liberazione delle province ucraine di Donetsk e Luhansk (che Mosca riconosce come repubbliche popolari autonome) ponendole in continuità geografica con la Crimea attraverso il controllo di Mariupol e della fascia costiera del Mare d’Azov. Al contrario, se gli ucraini fossero in grado di respingere gli attacchi russi addirittura contrattaccando e riguadagnando terreno potrebbero annunciare di aver fermato l’offensiva di Mosca invertendo il corso della guerra. 

Kharkiv 

In questo settore gli ucraini hanno ottenuto successi tattici che hanno permesso di respingere i russi a 20/30 chilometri dalla grande città e centro industriale. Un successo sostenuto in queste ore da una nuova offensiva che potrebbe permettere in teoria agli ucraini di aumentare le incursioni nel vicino territorio russo di Belgorod e che potrebbe imporre ai russi di distogliere truppe dal fronte del Donbass, più a sud. La conquista della città costituirebbe una rilevante vittoria per Mosca, non solo simbolica ma anche militare poiché permetterebbe di puntellare lo schieramento di forze impegnate nel Donbass. Allo stesso tempo se Kharkiv resistesse e riuscisse a respingere i russi dalla regione le truppe ucraine potrebbero reiterare con successo la minaccia contro il territorio della Federazione Russa, importante anche in termini propagandistici.


Odessa e Mykolayv

Nel settore meridionale i russi continuano ad avanzare compiendo lenti ma costanti progressi mentre gli ucraini sono concentrati a difendere Mykolayv e a lanciare contrattacchi contro Kershon, consapevoli che il cedimento di questo fronte aprirebbe ai russi la strada per raggiungere la Transnistria presidiata da una guarnigione di 1.500 militari di Mosca e di circondare la città portuale di Odessa e l’intera fascia costiera ucraina che si affaccia sul Mar Nero. Il ministero della Difesa ucraino ha reso noto che le truppe russe presenti in Transnistria sono pronte al combattimento ma si tratta di forze limitate, con compiti di guarnigione e insufficienti a condurre azioni offensive. È possibile che su questo fronte i russi attendano di conseguire un successo decisivo nel Donbass prima di concentrarvi forze idonee a conseguire un successo di ampia portata ma molto dipenderà dal numero di reparti da combattimento che il comando russo sarà in grado di alimentare in prima linea in modo prolungato. 

Negli ultimi giorni i russi hanno intensificato gli attacchi missilistici contro basi e depositi militari ucraini nei quali affluiscono armi, mezzi e munizioni fornite dagli stati membri della Nato ma anche contro ponti e infrastrutture ferroviarie (stazioni, linee e impianti elettrici). Il Pentagono valuta che nonostante questi attacchi gli ucraini siano ancora in grado di far arrivare sui fronti di guerra a sud e a est le armi fornite loro dagli alleati occidentali e che entrano in territorio ucraino soprattutto dai confini con Polonia, Slovacchia e Romania. La battaglia dei ponti e delle infrastrutture logistiche ha quindi una rilevanza strategica: se i russi riusciranno a interrompere il flusso di rifornimenti indeboliranno le truppe di Kiev schierate a est del fiume Dnepr, in caso contrario dovranno continuare ad affrontare una tenace resistenza. Queste valutazioni hanno un carattere prettamente militare ma, a seconda degli sviluppi che si dovessero concretizzare, potrebbero offrire potenzialmente spunti utili ad attivare un processo negoziale che, tenendo conto degli equilibri determinatisi sul campo di battaglia, possa congelare o concludere il conflitto. 

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