Tra i due litiganti, il terzo gode.
I due litiganti sono gli Stati Uniti e la Russia, come oramai platealmente dichiarato sia da Biden che da Putin, entrambi freschi di discorsi epocali e roboanti.
Il terzo, tutt’altro che incomodo, è la Cina.
Già perché, archiviata da un pezzo l’idea di una guerra lampo a danno dell’Ucraina, ovvero al giro di boa di un anno esatto dallo scoppio del conflitto, Xi Jinping ha tutto l’interesse del mondo a che questo scontro non solo non finisca, ma al contrario duri il più a lungo possibile.
I motivi sono tanti e chiari.
Primo: la macchina militare americana, per quanto imponente e comunque inarrivabile, è distratta.
È impegnata sul fronte russo ed è lontana dal fronte orientale. Non perde occasione per promettere libertà a Taiwan, ma perde armi, mezzi, investimenti, attenzioni ed energie. È naturalmente meno presente e questo scopre il fianco dell’isola che il dragone considera sua e soltanto sua, nient’altro che una regione da riprendersi, con il precedente di Hong Kong che di fatto è agghiacciante.
Secondo: il blocco anti occidentale sino-russo si consolida.
Proprio la Russia, infatti, non è mai stata una vicina di casa troppo semplice per la Cina. Le due superpotenze si sono sempre osservate con reciproco sospetto. La guerra in Ucraina, invece, non solo le avvicina, ma assoggetta anche Mosca a Pechino.
Terzo: “imperatore” perché ha un disegno imperiale.
E lo stesso disegno imperiale continua a prendere forma, a strutturarsi tra cultura ed economia e geografia (in Africa, ad esempio), assai più che indisturbato.
Il mondo è distratto e stanco.
La Cina, invece, è concentrata e fresca, addirittura fiorisce.
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