Ucraina, intervista al generale Mauro Del Vecchio: «Kiev è convinta di vincere, il morale è alto»

Ucraina, intervista al generale Mauro Del Vecchio: «Kiev è convinta di vincere, il morale è alto»
di Mariagiovanna Capone
Mercoledì 18 Maggio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 14:41
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Dopo il fuoco, il sangue e le stragi di civili, i russi sono in ritirata, in particolare a Nord-Ovest del Donbas, puntando al Sud ormai in loro mano. Una movimentazione che sta galvanizzando gli ucraini che riprendono possesso di territori creduti persi e si spingono sempre più a Est con la convinzione di vincere. Ne abbiamo parlato con Mauro Del Vecchio, generale dell'Esercito Italiano impegnato nell'arco della sua carriera in Bosnia, Macedonia, Kosovo e Afghanistan. 

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Generale Del Vecchio, la situazione sul campo vede le truppe russe che perdono slancio in varie aree, mentre la resistenza ucraina prosegue con successo la controffensiva nella regione di Kharkiv e ne sta tentando un'altra a Izyum.
«Nella parte orientale, l'Ucraina sta riconquistando posizioni, recuperando parte del terreno perso in questi 83 giorni di guerra.

Questo come si giustifica? Vista l'inconcludenza della prima pianificazione del conflitto, la Russia appare chiaro si sia concentrata con tutte le forze disponibili su un obiettivo finale. Cioè occupare il Donbas, legarlo alla penisola di Crimea e naturalmente estendere le sue mire anche verso Odessa o il più possibile verso le coste del mar Nero. È un obiettivo chiarissimo se guardato in prospettiva, poiché i russi avanzano molto lentamente, un mese fa erano a Cherson ora qualche decina di chilometri dopo. È probabile che l'area costiera del mar Nero e credo anche Odessa, diventeranno le aree più calde nelle prossime settimane. Anche perché a Sud la resistenza ucraina è stata ferocissima, e pur vivendo momenti di grande difficoltà ha continuato a combattere. Siamo arrivati all'esito finale dell'acciaieria Azovstal solo ora e per fortuna senza spargere altro sangue. Un segno positivo per il futuro in quasi tre mesi di assoluta tragedia, che lascia ben sperare».

Sembra che le intenzioni del Cremlino siano mutate a ridosso del 9 maggio, quando Putin ha pronunciato un discorso dai toni piuttosto sommessi e di certo non vittoriosi.
«Infatti è proprio così. Gli obiettivi iniziali di Putin anche se non espressi erano chiari. I primi giorni ha puntato dritto su Kyiv, ha provato a conquistarla, annettersela, defenestrare Zelensky e i ministri e stabilire un suo governo. Il suo exploit si è scontrato immediatamente con l'opposizione molto forte degli ucraini. Le forze russe sono state fermate. L'iniziale attacco alla capitale è stato bloccato e probabilmente con questa azione delle forze ucraine è stato neutralizzato tutto il piano d'attacco iniziale del Cremlino, che i russi pensavano fosse perfino esaustivo. Credo che in quel momento il conflitto abbia preso una piega diversa, con Putin costretto a contenere l'enfasi, a cambiare generali e puntare su altro».

Quindi se inizialmente puntava a una conquista anche politica, si è accontentato di una conquista su territori filorussi e con meno truppe ucraine, concentrate intorno alla capitale in quel momento?
«È una conseguenza ovvia. Fermo restando la forza e l'impegno russo, la resistenza ucraina è stata tenace e l'offensiva molto aggressiva. Anche gli attacchi alle flotte nel mar Nero ne sono una prova, la loro tattica militare ha dimostrato di essere superiore alle aspettative. Senza contare la resistenza nel Donbas e quanto avvenuto a Mariupol, che i russi consideravano di facile presa, ma dove abbiamo assistito alla grande volontà degli ucraini di resistere».

L'ex colonnello dell'aeronautica russa Mikhail Khodarenok in tv ha dichiarato senza mezzi termini che la guerra che avrebbe dovuto essere una passeggiata trionfale si sta rivelando un fallimento storico per Mosca, aggiungendo «si ritiene che forze armate professionali siano più efficienti, ma gli ucraini stanno dimostrando che la professionalità è anche la difesa della patria. Per questo la guerra non sta andando bene per noi e peggiorerà quando all'Ucraina arriveranno armi più sofisticate». È d'accordo?
«Il colonnello ha ragione. La struttura militare è fatta normalmente da professionisti e non, i primi ovviamente sono meglio addestrati, ma il semplice soldato trova la forza in se stesso, deve credere in quello che fa. La forza degli ucraini è prima di tutto di testa, hanno qualcosa in più: stanno combattendo per la loro libertà, perché sono stati aggrediti in maniera malvagia. Hanno tenuto testa ai russi, più forti, con più armi e più professionisti. E ora stanno riprendendo a piccoli passi i territori soprattutto vicini ai confini con Donbas perché sono motivati. Se messi in condizione con mezzi adeguati, potranno respingere gli invasori. Tuttavia, temo non riusciranno a respingerli del tutto».

Nemmeno quando arriveranno le armi di Uk e Usa?
«Di queste armi non sappiamo nulla ma probabilmente saranno armi tattiche molto potenti e consistenti. Gli ucraini quindi avranno una disponibilità all'altezza di quelle russe ma dettaglio non da poco, non sappiamo quando arriveranno. Suppongo che le useranno per difendersi nella zona centrale dell'Ucraina e vicino al Donbas, difficilmente a Sud perché le forze militari russe che ora sono tutte lì, sono concentrate a tenersi quel corridoio terra-mare fondamentale e si saranno sicuramente preparati militarmente. Tuttavia mi chiedo se gli ucraini avessero avuto queste armi potenti prima, forse gli scenari sarebbero molto diversi». 

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