Katerina ha 26 anni ma ne dimostra 10 di meno. È incinta di sei mesi ed è arrivata in Italia da Odessa. Un viaggio interminabile con il pancione che comincia a pesare e la preoccupazione per il marito, il papà della bimba in arriva, rimasto a combattere.
Il racconto
«Sono una farmacista, sono arrivata ieri da Odessa dopo un viaggio interminabile nel quale ho attraversato molti paesi, la Moldavia, l'Austria, la Svizzera - racconta all'Adnkronos - Con il pancione di sei mesi spesso avrei voluto sdraiarmi, riposarmi.
Il dolore di lasciare casa
«A Odessa, la mattina del 24 febbraio abbiamo sentito delle esplosioni e abbiamo fatto immediatamente la valigia d'emergenza per fuggire -racconta Katerina - Poi, vedendo che la situazione sembrava più tranquilla in quella zona abbiamo deciso di aspettare». La situazione, in realtà, peggiorava. «Si è così deciso di partire al confine della Moldavia, mi sono messa in viaggio con la mia mamma e il suo compagno, che ha una figlia in Italia», spiega la giovane. Che racconta l'indicibile dolore di separarsi dal compagno con una bimba in arrivo. «Il primo giorno è stato annunciato che tutti gli uomini che potevano essere arruolati, ovvero dai 18 fino ai sessant'anni, dovevano restare a servire il Paese. È stato un grande dolore perché non ci eravamo mai separati prima e questa bimba è stata tanto voluta», dice Katerina, e per la prima volta la voce si incrina un pò. Ma partorire senza servizio sanitario in situazione di pericolo «non era possibile, e abbiamo deciso insieme di fare così», dice.
La speranza
Il nome è già deciso, si chiamerà Anya. Una piccola guerriera prima di nascere, che nascerà in Italia con un futuro che la sua giovane mamma ancora non riesce a immaginare. «Per me era già strano immaginare la mia vita ad Odessa con un bimbo, perché tutto cambia, adesso in un paese nuovo dove non conosco nemmeno la lingua, è tutto ignoto», spiega Katerina. Che l'Italia già la conosceva e sognava: «Avevamo intenzione di venire per fare un viaggio, e vedere le bellezze di Firenze, Venezia... non immaginavo di doverci arrivare così. È dura - conclude - ma il solo fatto che nessuno spari sulla testa è già un buon punto di partenza».