Da Napoli a Kiev: Ilya, il medico-militare premiato con una medaglia

Da Napoli a Kiev: Ilya, il medico-militare premiato con una medaglia
di Mattia Ronsisvalle
Martedì 18 Ottobre 2022, 19:43 - Ultimo agg. 26 Marzo, 03:28
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Ilya Burlachenko è un ragazzo ucraino di 24 anni che si era concesso una vacanza in Italia e precisamente a Napoli, terra a cui è molto legato. Il 24 febbraio inizia l’invasione russa e lui decide di ritornare nel suo Paese. Il proprietario della casa presa per il vacanziero soggiorno gli restituisce i soldi: ha capito le buone intenzioni del ragazzo che ora è un medico militare ed è stato premiato con una medaglia dall’Ucraina.

Ilya lei è un medico militare nella sua Ucraina invasa ma anche un ragazzo comune, con delle passioni come tanti suoi coetanei.
«Sono un cardiologo-rianimatore ma non ho problemi a definirmi un tipo nerd: amo i fumetti e i film della Marvel, i Lego, i libri e i film del Signore degli Anelli e l'universo di The Witcher. Prima della guerra ho lavorato in piena pandemia presso l'Unità di terapia intensiva cardiaca, nei reparti dove si curava il covid-19. E pensavo che nulla potesse essere peggiore di quello. Mi sbagliavo di grosso».

Perchè il 24 febbraio era a Napoli?
«È una storia interessante. Non era un bel periodo per me e decisi di partire. L'Italia è il mio Paese preferito in Europa e ho perfino pensato di trasferirmici. Il mio itinerario era: Kiev-Napoli-Milano-Torino-Barcellona-Kiev. Decisi di iniziare da Napoli perché i miei amici mi avevano raccomandato di visitare questa bellissima città antica. Sono partito da Kiev il 23 febbraio 2022 raggiungendo l'appartamento nel centro storico di Napoli, in un antico palazzo, dopo la mezzanotte».

Poi il giorno seguente il brusco risveglio
«Quando mi sono svegliato al mattino, il primo messaggio che ho visto sul mio telefono era di un collega di Torino che mi chiese: "Sei vivo?". All'inizio non avevo compreso la domanda, ma quando ho visto i messaggi di mia madre e di un amico ho capito. Dovevo andare al molo Beverello alle 10 del mattino per prendere il traghetto per Capri, ma ho preparato velocemente la valigia e ho chiamato l'autista per andare all'aeroporto per prendere il volo per Budapest alle 21.00 dato che era il più conveniente sotto diversi punti di vista».

Immagino che il rientro in Ucraina non sia stato facile
«Ho attraversato Budapest perché tra tutti i percorsi possibili era quello più veloce per arrivare in Polonia, da dove avevo intenzione di raggiungere il confine con l'Ucraina in auto e attraversarlo a piedi. Sono arrivato nella capitale ungherese verso mezzanotte. Ho letto le notizie e cercato biglietti aerei trovando un volo solo per il 25 febbraio. Così ho preparato la valigia, ho chiamato un taxi e mi sono diretto all'aeroporto».

E qui entra in scena un altro personaggio che ci aiuta a capire la situazione vissuta: sua madre
«Fin dalla mattina del 24 febbraio ero al telefono con tutti i miei amici e conoscenti per chiedere a qualcuno di portare mia madre via da Kiev. La mamma ha portato con sé due gatti, un cane, uno zaino con del cibo per animali, un computer portatile da lavoro e una piccola borsa con tutti i nostri documenti. Non ha preso nessun oggetto personale. Con amci ha raggiunto Leopoli in più di 24 ore, anche se di solito ci vogliono 5-6 ore per arrivare. L'autostrada, lungo la quale stavano lasciando Kiev, è stata distrutta in pochi giorni: c'erano auto saltate in aria e bombardate con civili morti. Mia madre ha accettato di attraversare il confine solo se l'avessi aspettata a Varsavia.

Dovetti prometterle di rimanere nella città polacca e di cercare un alloggio per noi».

A quel punto si è recato verso il confine con la Polonia
«Dopo 450 chilometri in macchina fino al checkpoint di Shehyni, tra Ucraina e Polonia, ho attraversato il confine a piedi verso le 21. C'era un numero molto inferiore di persone che andavano in Ucraina rispetto alla direzione opposta. C'erano decine di migliaia di persone che camminavano con i bambini e le valigie; le file delle auto si estendevano per una distanza di 70 km. Dopo aver attraversato il confine, ho tirato un sospiro di sollievo e dopo una serie di eventi, in cui amici e conoscenti mi hanno aiutato, la mattina del 26 febbraio ho comprato i biglietti del treno per Kiev. Nello stesso momento mia madre si trovava a Leopoli, quindi avevo paura di incontrarla alla stazione, dove aspettava un treno per Przemyśl alle 14.00, perché sapevo che in tal caso si sarebbe rifiutata di andare all'estero. Partì per Kiev da solo. Quando arrivai a Kiev, scoprii che mia madre era riuscita a passare il confine e stava andando a Varsavia».

Com’è entrato nell’esercito?
«Nonostante all’inizio pensai che si trattasse di una guerra-lampo e che ci sarebbero stati molti feriti e morti, in seguito ho capito che lavorare in un ospedale civile non era il posto in cui sarei servito di più. Il mio amico Andriy mi scrisse che l'unità militare in cui si era mobilitato aveva bisogno di medici. Così il 2 marzo mi recai lì per candidarmi. Sono stato il primo medico ad essere mobilitato in quell'unità e poi tenente del servizio medico. Da studente, ho seguito un addestramento militare per ottenere il grado di ufficiale. Avevo già insegnato in un' Università di medicina ma poco prima della guerra ho lasciato l'Università e ho lavorato solo in ospedale».

Qual era il suo compito?
«Nell'esercito, ho organizzato il servizio medico del battaglione, ho insegnato ai soldati come fornire assistenza medica sul campo di battaglia e l'evacuazione, e ho accompagnato la mia unità, come medico, durante le operazioni militari nella regione di Kiev da marzo all'inizio di aprile. Dalla fine di aprile, ho accompagnato la mia unità nel nord della regione di Kharkiv, dove sono state combattute dure battaglie vicino al confine con la Russia. Dopo il ritorno a Kiev, a metà giugno, sono stato coinvolto nell'organizzazione del trattamento e della riabilitazione dei soldati feriti della mia unità. In futuro ci sarà molto lavoro organizzativo e medico. Non stavo facendo nulla di straordinario, ma solo il mio lavoro».

Medaglia per “il servizio militare in Ucraina”. Un'emozione forte?
«Ho saputo del premio per caso a metà settembre; mentre andavo a pranzo, i miei amici hanno improvvisamente iniziato a inviarmi congratulazioni senza motivo. Sorpreso, i miei colleghi mi hanno mostrato l'ordine pubblicato del presidente dell'Ucraina Zelensky di conferirmi la medaglia. Tra l'altro, mia madre non sa ancora che sono nell'esercito e quindi non sa del premio. Ho deciso di non dirle nulla, aveva già abbastanza preoccupazioni per me»

Le sue radici sono a Kiev?
«Sì, sono nato e ho vissuto tutta la vita a Kiev. Genitori, nonni e bisnonni sono tutti di lì. Ora sono tutti in Polonia dal 26 febbraio 2022. Mia sorella e suo figlio vivono a Ternopil da qualche anno. Dall'inizio della guerra non se ne sono più andati».

Cosa pensa degli aiuti esteri?
«I Paesi dell'UE, la Nato, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ci aiutano molto. Sentiamo il sostegno politico e umanitario dell'Italia. È importante avere il sostegno di personaggi pubblici diversi, come i Maneskin. Abbiamo bisogno di ulteriore sostegno politico, monetario e umanitario, oltre che della fornitura di armi a pagamento o gratuite. L'Europa deve capire che l'Ucraina non si placherà di fronte al brutale assassino, dittatore e psicopatico Putin.

Come si concluderà il conflitto?
«Non un conflitto, ma una vera e propria guerra che si concluderà con una vittoria senza compromessi per l'Ucraina. Restituiremo tutti i nostri territori. E la Russia e il popolo russo diventeranno dei reietti, isolati nel loro grande paese-prigione».

Quando arriverà la "primavera" in Ucraina, a Napoli c’è un «caffè sospeso» che l’aspetta
«La padrona di casa dell'appartamento per il primo giorno era Gisela, una donna meravigliosa. Le scrissi la mattina che sarei andato via prima a causa della guerra, ma le promisi che dopo la fine di tutto ciò sarei tornato a Napoli per continuare il mio viaggio e che avrei vissuto nel suo appartamento. Per il resto del mio soggiorno a Napoli, prima del viaggio avevo affittato altri appartamenti da un proprietario di nome Gianpiero. La mattina gli scrissi dell'inizio della guerra. Mi sono scusato e ho detto che avrei cancellato la mia prenotazione. Secondo le regole di Airbnb, avrei dovuto ottenere un rimborso tranne che per il primo giorno, ma Gianpiero mi ha rimborsato l'intero importo. Non ho nemmeno dovuto chiedere favori o dare spiegazioni».

Alla fine Ilya ci mostra una foto, la sua preferita scattata a Napoli. Si può vedere uno squarcio del mercato della Pignasecca, zona nel quartiere Montecalvario di Napoli. 

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