Odessa, la città sotto assedio russo è una piccola Italia: fondata da un napoletano, qui fu scritta “O sole mio”

Foto: Acqua foto creata da teksomolika - it.freepik.com
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 12:39 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 08:49
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Una storia poco conosciuta lega a doppio filo Odessa e Napoli. Se tutti hanno visto le immagini della città ucraina nel mirino degli attacchi aerei russi in questi giorni, in pochi sanno che c'è un po' d'Italia nella storia secolare di questo porto affacciato sul mar Nero, crocevia di incontro tra oriente e occidente e cuore  multietnico dell'eurasia. A fondarla, nel 1794 fu proprio un napoletano, Josè de Ribas e in città l'italiano fu una lingua semi-ufficiale per molto tempo, lingua di mercanti e amministratori. Inoltre, fu proprio guardando il suo cielo che nel 1898 Eduardo di Capua scrisse uno dei più celebri inni all'italianità nel mondo: "O' sole mio". 

 

La storia di Odessa, una "piccola Italia" nell'impero russo

Odessa, che con il suo milione di abitanti è la quarta città più popolosa  dell'Ucraina dopo Kiev, Charkiv e Dnipro, nei secoli è stata una delle città portuali più importanti dell'impero russo, e soprattutto nei primi anni della sua fondazione poteva essere considerata "una piccola italia" nell'impero zarista. José de Ribas, ufficiale della Guardia Napoletana fondò la città nel 1794 convincendo l'imperatrice Caterina la Grande a costruire un porto sul mar Nero.

Era una scelta strategica: alla Russia serviva un porto a sud, visto che quelli del nord diventavano impraticabili in inverno a causa del ghiaccio. Dopo oltre due secoli, l'Italia è ancora parte della memoria della città: l’Opera di Odessa e la Chiesa della Trinità sono stati realizzati su progetto del napoletano Francesco Frapolli e al fondatore Ribas sono dedicate due statue una in via Deribasovskayao dello scultore ucraino Alexander Knyazik  - inaugurata per il bicentenario dalla città- e un busto nella zona del porto. 

Odessa oggi, meta turistica e mix di culture 

A duecento anni dalla sua fondazione Odessa oggi è celebre per essere una meta del turismo low-cost con lunghe spiagge, alberghi e ristoranti presi d'assalto in estate. Il suo porto è crocevia di incontro tra oriente e occidente e la rende da sempre un cuore pulsante multiculturale e cosmopolita: il russo è la lingua più parlata, segue l'ucraino, ma c'è anche una forte componente di greci, armeni, turchi georgiani, moldavi, romeni, tanti musulmani, ed ebrei. 

La guerra risveglia i fantasmi del passato

La città è stata tra le prime colpite dall'attacco russo. Nella notte del 24 febbraio, alle 5 del mattino un boato nel quartiere di Arcadia, a sud, ha svegliato gli abitanti di Odessa. Mentre la popolazione si rifugiava sottoterra, il rumore delle esplosioni risvegliava l'incubo della seconda guerra mondiale quando Odessa fu teatro di alcuni tra i più sanguinosi episodi di quegli anni.

Proprio a Odessa infatti, nel 1941 a seguito dell'occupazione dell'esercito Romeno - alleato dei nazisti - 35mila civili, per la maggiorparte ebrei e rom, furono sterminati o deportati. Un genocidio a cui sopravvisero 703 ebrei. 

Dopo quei giorni tragici, a seguito della liberazione da parte dell'Armata Rossa, anche ad Odessa arrivò la pace e quasi un secolo di sviluppo hanno reso la città il centro multietnico e turistico che è oggi. Certo non sono mancate tensioni tra i gruppi etnici che vi convivono: nel 2014 un episodio di violenza contro i filorussi portò a un attentato incendiario contro la "casa dei sindacati" in cui morirono 38 persone. Ma per la maggioparte per oltre 80 anni la storia della città è stata segnata dalla pacifica convivenza tra etnie. Fino ad oggi che invece è tornata la paura. 

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