Stazioni ferroviarie, aeroporti, ponti, strade, edifici pubblici e privati. Dopo quasi tre mesi di guerra, l’Ucraina fa un primo bilancio della vastità della distruzione causata dall’aggressione militare ordinata da Vladimir Putin. E comincia già a pensare alla ricostruzione. Al dopo guerra. Il ministro della Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, parlando con l’AdnKronos, ha ipotizzato: l’Italia potrà avere un ruolo chiave nell’aiutare l’Ucraina a risollevarsi. Ha spiegato: «So che avete ottime società per la costruzione di strade e ferrovie. Lo scorso anno ho visitato il Gruppo Fs. Se parliamo di costruzione e ricostruzione di strade ferrate e non, ponti ferrati e non, l’Italia ha aziende di eccellenza. E potrebbe giocare un grosso ruolo fornendo un grande supporto, come minimo attraverso alla supervisione del vostro Governo in diversi progetti finanziati dall’Unione europea. Sulle linee ferroviarie puntiamo a costruire con gli standard Ue e a sviluppare linee di alta velocità che ci connettano ai Paesi europei. È l’obiettivo del nostro presidente; è l’obiettivo della Ue».
BILANCIO
Le aziende partecipate italiane, ma anche le grandi imprese private, guardano con attenzione all’Ucraina, alla possibilità di avere un ruolo di primo piano nell’aiutare Kiev nella rinascita.
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Il tema del blocco dei porti, che rischia non solo di mettere in ginocchio l’Ucraina che si vede congelate le esportazioni, ma anche di causare una crisi alimentare globale a causa dello stop al trasporto del grano, riserva molte incognite. Ha spiegato il ministro: «Prima della guerra, il nostro volume di esportazioni si aggirava intorno ai 150 milioni di tonnellate di prodotti all’anno. Il 70 per cento avveniva attraverso il Mar Nero. Ma i porti sono inutilizzabili a causa della presenza delle navi russe. Trasporti su gomma, ferro, o tramite il fiume Dnepr nell’immediato futuro non sono sufficienti. Naturalmente sfruttiamo il Dnepr e i suoi canali, ma non hanno la stessa capacità del Mar Nero. Pertanto, sul breve termine, stiamo lavorando con Polonia, Romania e Slovacchia al potenziamento dei punti di controllo delle dogane. Lavorano con il nostro stesso ritmo, 7 giorni su 7, in modo da facilitare il transito delle nostre merci».
CANALI
Su questo problema ha fornito gli ultimi dati il presidente ucraino Zelensky: «Nei porti è tutto fermo. Il nostro grano, orzo, girasole... Parliamo 22 milioni di tonnellate bloccate oggi dalla Federazione Russa». In serata ha scritto con un tweet: «Ho avuto una conversazione telefonica con Mario Draghi su sua iniziativa. Abbiamo discusso della cooperazione di difesa e della necessità di accelerare il sesto pacchetto di sanzioni e di sbloccare i porti ucraini. L’ho ringraziato per l’incondizionato supporto al cammino dell’Ucraina verso l’Ue». Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha confermato il piano dei «corridoi»: «Con i partner, l’Ucraina ha stabilito due rotte terrestri alternative per le esportazioni di cibo e per salvare l’Africa e altre regioni dalla fame». Secondo Coldiretti, «il prezzo del grano è sceso del 9 per cento negli ultimi tre giorni dopo l’impegno dell’Onu per garantire le spedizioni di quello bloccato in Ucraina». A questo si aggiungono la possibilità che l’India consenta il rispetto dei contratti di vendita già stipulati e l’aumento dei raccolti in Russia del 2,6% per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazione.