Crisi Russia-Ucraina: schieramenti, Occidente diviso, prezzi, conseguenze, ruolo dell'Italia in 5 domande

Crisi Russia-Ucraina: schieramenti, aumento dei prezzi, conseguenze, il ruolo dell'Italia 5 domande
Crisi Russia-Ucraina: schieramenti, aumento dei prezzi, conseguenze, il ruolo dell'Italia 5 domande
di Paolo Ricci Bitti
Lunedì 14 Febbraio 2022, 15:07 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 10:55
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Crisi Russia-Ucraina, da una parte le borse che tracollano in apertura per poi risalire la china grazie a pur lievi segnali di possibile dialogo fra Occidente, dall'altra gli schieramenti militari che continuano a rafforzarsi sia da parte Russa sia da parte di Kiev e, fuori dai confini ucraini, da parte della Nato. 

Perché l'Occidente ha paura?

Il riassunto l'ha fatto il primo ministro britannico Boris Johnson che ha esplicitamente detto di avere «paura per la sicurezza dell'Europa nelle circostanze attuali» ai leader di Usa, Italia, Polonia, Romania, Francia, Germania, Ue e Nato. Se un paese delle dimensioni e dell'importanza geopolitica dell'Ucraina perdesse il ruolo di stato indipendente ovvero, per la realpolitik, di stato-cuscinetto fra la Russia e il resto dell'Europa, le conseguenze sarebbero pesantissime per tutto l'Occidente anche se il perimetro del conflitto bellico vero e proprio restasse circoscritto alla macroarea del confine tra Russia e Ucraina.

L'innesco di controreazioni, inizialmente solo economiche e sulle quali l'Occidente non è peraltro unito, del blocco avverso a Putin finirebbero per danneggiare le economie del conflitto. Sanzioni che per Johnson devono essere «pesanti» e da imporre nel caso in cui «la Russia dovesse assumere la decisione devastante e distruttiva d'invadere l'Ucraina». Putin «deve capire che vi sarebbero penalità severe da pagare» per Mosca in questo scenario, mentre i Paesi Nato devono «continuare a rafforzare le frontiere orientali» dell'alleanza e a «lavorare insieme per dare sostegno economico e difensivo» a Kiev. Stando alla nota di Downing Street, i leader hanno per altro verso concordato che, laddove Putin dovesse imprimere «una de-escalation», resterebbe aperta una via alternativa alle sanzioni.

Che cosa vuole Putin?

Innanzitutto impedire l'ingresso dell'Ucraina nella Nato per quanto la stessa Alleanza atlantica, al di là delle aperture negli anni recenti, sa di dover procedere con i piedi di piombo anche perché segnano il passo le riforme ucraine sui diritto sociali. Putin, nell'immediato, oltre che sulle pressioni militari, punta sul peso demografico degli ucraini russofoni che rappresentano quasi un quinto (18%) dei 4,5 milioni di abitanti e che nel parlamento di Kiev sono ben rappresentati. Un'Ucraina che guarda di meno all'Occidente potrebbe essere il primo obbiettivo russo, con Putin che uscirebbe rafforzato anche internamente dopo il nuovo braccio di ferro. L'esempio della Crimea, con relativa debolezza dell'Occidente, dà ragione al leader russo.

Quali sono i rischi per i prezzi innanzitutto delle materie prime?

L'Ucraina è da sempre il granaio di Mosca sia per il mercato interno sia per quello delle esportazioni. A livello mondiale è il terzo esportatore di grano? E il primo? La Russia. Ecco che le turbolenze attuali fra i due suonano a morte per i prezzi: l'Italia, ad esempio, importa il 60% del grano di cui ha bisogno per pane e pasta. I prezzi sono già aumentati di circa il 5% e lo stesso per il mais con cui viene prodotto gran parte del mangime per gli animali. Si registra già il fenomeno dell'accaparramento, segnala la Coldiretti, con la Cina che è pronta a sfruttare la crisi Russia-Ucraina per incrementare le sue scorte. Putin ha infatti bisogno di vendere grano e gas anche per sostenere l'escalation militare. Poi c'è il capitolo altrettanto pesante del gas: quasi metà di quello necessario all'Europa arriva dalla Russia che apre e chiudi i rubinetti dei gasdotti così come muove truppe e carri armati lungo i confini ucraini. L'Italia resta inoltre fra i paesi più esposti sul fronte degli approvvigionamenti energetici.

L'Ucraina può resistere da sola all'invasione russa?

Per quanto siano imponenti e benissimo armate le truppe ammassate da Mosca ai confini ucraini e per quanto gli ucraini russofoni rappresentino il 18% degli abitanti, lo schieramento attuale russo di 140mila soldati non basterebbe a invadere l'Ucraina e a mantenerne il possesso. L'esercito di Kiev in questi ultimi anni si è rafforzato in quantità (è arrivato a oltre 250mila unità) e qualità, quest'ultima garantita da forniture dei paesi occidentali (ma anche dalla Lituania con sistemi antimissili) che preferiscono spendere in armi invece che in uomini, che pure sono stati avvicinati allo scenario in queste ultime settimane. Neppure il determinante dominio aereo sembra così garantito alla Russia. In risposta alle “esercitazioni” russe sono state intanto rafforzati gli scambi di truppe e mezzi, soprattutto aerei, dei paesi della Nato nelle nazioni più vicine all'Ucraina.

 

Il ruolo dell'Italia

Da punto di vista politico l'Italia si allinea naturalmente alla Unione europea mentre da quello militare alla Nato. Iniziative concrete solo tricolori non se ne registrano, anche perché in gennaio, quando si sono cominciati a muovere davvero Re e Regine sulla scacchiera della crisi, l'Italia era impegnata nella rielezione del presidente Mattarella. Ed è il Presdidente della Repubblica che presiede il Consiglio supremo di difesa, il massimo organismo militare italiano.

Al momentto in preallarme ci sono circa mille soldati fra alpini e bersaglieri, una parte dei quali potrebbe essere inizialmente schierata in Ungheria. Notizie più certe arriveranno dalla riunione ministeriale della Nato prevista a Bruxelles il 16 e 17 febbraio.

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