Ucraina, Terzi di Sant'Agata: «Russia e Cina fanno asse e puntano a dividere l'Ue»

Ucraina, Terzi di Sant'Agata: «Russia e Cina fanno asse e puntano a dividere l'Ue»
di Generoso Picone
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 13:15
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«Fidarsi, ma verificare». Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore e già ministro degli Esteri tra il 2011 e il 2013, diplomatico con lunga esperienza sulle questioni della sicurezza, cita il proverbio russo che la studiosa Suzanne Messi suggerì al presidente americano Ronald Reagan come schema interpretativo da adottare quando si trovava a discutere di relazioni con il Cremlino. 

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Ambasciatore, quindi trust, but verify anche dopo l'incontro tra il presidente Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La crisi tra Russia e Ucraina era giunta al punto di più alto, alla vigilia di una guerra, e ora la Nato suggerisce cauto ottimismo.
«Il problema sta appunto nella verifica puntuale e concreta di quanto sia stato affermato.

Le esperienze del passato indicono quantomeno alla cautela, Putin in realtà non mai reso esecutivi gli accordi che si sono dunque declinati sostanzialmente a livello unilaterale. L'ingresso dell'Ucraina nella Nato è un falso problema. Non c'è mai stata nessuna offerta formale né di avvicinamento sostanziale. Dunque, come ci si può fidare oggi?»

Lei consiglierebbe di non fidarsi?
«Vladimir Putin, il quale è un grande statista, ha voluto mostrarsi abile e suadente nell'aprire all'azione diplomatica, utilizzando una massiccia dose di cinismo. Se ci si limita a valutare l'incontro con Scholz da un punto di vista soltanto coreografico ci sono aspetti che comunque colpiscono e indicano segnali precisi».

Quali sono?
«Di fronte al delinearsi della strategia occidentale, Putin mi pare abbia voluto rispondere seguendo l'antico principio del divide et impera. L'Occidente ha agito con tutta la trasparenza possibile, arrivando a mettere a rischio le sue fonti di intelligence per informare sull'accumulo di forze che già da ottobre-novembre stava avvenendo alla frontiera e sull'azione di destabilizzazione all'interno dell'Ucraina da parte della Russia. Vladimir Putin, nell'incontro con Scholz, quasi con nonchalance, ha gettato lì la parola genocidio ai danni dei russofoni nel Donbass, come se a Kiev governassero dei nazisti i quali attuassero una vera e propria pulizia etnica secondo lui simile a quella operata in Crimea. Il suo è stato un esercizio di propaganda radicalizzata, il tentativo di spiegare il modo in cui la Russia sta affrontando il problema del rischio di un accerchiamento in termini difensivi».

Insomma, quasi una vittima?
«Come se non avesse già schierato 170mila uomini e dispiegato il suo fronte a 300 se non proprio 360 gradi, come se il blocco navale non fosse già un atto di guerra, come se non avesse la consapevolezza di poter creare una situazione di sofferenza in Europa con l'interruzione energetica. Per altro, ha dichiarato che la decisione gli era stata imposta dalla Duma, che a favore aveva votato il Partito comunista, forza di opposizione, che cioè la scelta nasceva dalla dialettica democratica. Se poi si è avviato un parziale ritiro, beh, ha sottolineato l'autonomia delle forze armate russe e la natura tecnica dell'opzione, magari dovuta al mal tempo o ad altro. Tipico della maniera in cui agisce il Cremlino: tutto si compie per volontà popolare. Ma sul dell'approvvigionamento energetico tema c'è stato un ulteriore episodio assai significativo».

Quando ha fatto riferimento alla personalità tedesca che collabora in Gazprom? Si riferiva all'ex cancelliere Gerhard Schroeder.
«Certo. Putin ha detto a Scholz che l'amico tedesco sta svolgendo uno splendido lavoro e grazie a lui i suoi connazionali traggono ampi benefici al momento di pagare le bollette. Ha fatto il gesto di mettere le mani alla tasca, con una straordinaria sicurezza di sé, sfoderando un argomento verbale a cui la Germania è particolarmente sensibile. Ha ribadito all'interlocutore di essere il più scaltro tra i due. Una mossa da giocatore da poker».

In una partita in cui l'Europa è apparsa debole incerta.
«L'Unione europea non maturerà una sua strategia se non si renderà conto che ormai c'è un asse Mosca-Pechino con una coincidenza che diventa sovrapposizione di intenti e di interessi. E se la Russia ha individuato il punto debole nelle Germania, la Cina si è indirizzata verso l'Italia. È evidente che l'azione dei governi russo e cinese punta a influenzare e interferire nelle dinamiche interne, economiche e politiche, specie in occasione dei processi elettorali. Del resto, non si tratta di una strategia nuova e l'intesa tra Mosca e Pechino ormai si è estesa dal Medioriente al Nordafrica. L'unica cosa da fare sarebbe di rafforzare la coesione atlantica, senza tentennamenti e altre analisi, collocandole persone giuste nei posti di comando». 

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