Ucraina: calciatori e attori tv, la Spoon River vip dei martiri della libertà

Ucraina: calciatori e attori tv, la Spoon River vip dei martiri della libertà
di Gigi Di Fiore
Martedì 29 Marzo 2022, 23:57 - Ultimo agg. 30 Marzo, 20:03
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Storie della spoon river dei personaggi dello sport, dello spettacolo e dell’informazione in Ucraina morti nella guerra sono differenti. C’è il calciatore come la giovane ginnasta, la giornalista come l’attore noto. Tutti come migliaia di uomini e donne comuni, stroncati in poco più di un mese di combattimenti e bombardamenti.

Aveva 25 anni Dima Martinenko, era un calciatore del Football club Hostomel. Giocava in seconda categoria e sapeva farsi valere. Tanto da aver ricevuto il premio di miglior giocatore della sua categoria. Una promessa che segnava tanti gol, capocannoniere con la sua squadra. Era conosciuto dagli appassionati di calcio del suo Paese. Non era in combattimento, ma nella sua casa. Una bomba ha colpito la sua casa. L’esplosione lo ha ucciso insieme con la madre. La sorellina di sette anni è stata colpita da una serie di schegge e lotta tra la vita e la morte, assistita dal padre che è sopravvissuto. 

Vitalii Sapylo aveva invece 21 anni e giocava nella squadra del Karpaty. Era un difensore, tenuto d’occhio da molti osservatori europei. È stato il secondo calciatore a morire nella guerra in Ucraina. Era originario del villaggio di Sokilnyky non lontano da Leopoli e si era arruolato da ufficiale carrista. Lo ha ricordato il sindacato dei calciatori professionisti dell’Ucraina. Era impegnato in combattimento alla periferia di Kiev. È stato ucciso, con altri militari del suo battaglione, da un missile russo.

Nel 2014 aveva vinto il campionato del mondo e nella specialità di kickboxing era uno degli atleti più noti, più volte nella squadra nazionale ucraina. Anche Maksym Kagal, originario di Krzemieńczuk, città industriale sul fiume Dnipro, è morto nella guerra in Ucraina.

Trentenne, si era arruolato nel famoso battaglione speciale Azov, impegnato nei sanguinosi combattimenti di Mariupol. «Dormi tranquillo, fratello, la terra è tua, ti vendicheremo» ha scritto su Internet il suo allenatore Olek Skirt. Per lui, lo sport era una passione e si divideva tra il kickboxing, il calcio e il rugby. Proprio nella competizione Kremenchuk Rugby a 7 aveva vinto una medaglia d’argento.

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Allo stesso battaglione Azov apparteneva Yegor Birkun, campione di arti marziali miste. Anche lui faceva parte della nazionale ucraina nel suo sport e anche lui è morto a Mariupol. Yegor Birkun era cresciuto a Kryvyi Rih, nella zona centro meridionale del Paese, e si era laureato alla Kryvyi Rih National University. Doveva partecipare ai campionati del mondo di Amsterdam, ma aveva voluto rimanere in Ucraina per arruolarsi. Lo ha ricordato su Facebook l’ufficio stampa dell’organizzazione arti marziali ucraina, scrivendo: «Birkun è morto difendendo Mariupol. Coraggioso, forte e leale. Eterna memoria dell’eroe».

Era giovane Yevhen Malyshev, ex nazionale juniores ucraino di biathlon. Aveva appena 19 anni ed era in servizio di leva. Le sue ultime gare ufficiali le aveva disputate due ani fa, poi aveva deciso di lasciare la squadra. I suoi ex compagni di squadra hanno scritto sui social: «Gli eroi non muoiono mai». È morto in combattimento, ma nella notizia ufficiale sulla sua morte non è stato indicato dove si trovasse. 

A 33 anni, Pasha Lee aveva raggiunto notorietà nel mondo dello spettacolo ucraino. Originario della Crimea, fino al giorno dell’invasione russa, appariva regolarmente sugli schermi televisivi dell’emittente ucraina Don Channel. Era un volto molto popolare, anche per essere stato tra gli attori di alcuni spot pubblicitari e in diversi film come «The Fight Rules» e «Shadows of Unforgotten Ancestors». Era un attore versatile, anche doppiatore di note produzioni hollywoodiane come «Lo hobbit» e «Il Re leone». Sorridente e palestrato nel suo profilo Instagram, Pasha Lee si era arruolato ed è morto nei combattimenti alla periferia di Kiev. In una delle sue ultime foto sorridente su Instagram, scriveva: «Sorridiamo perché ce la faremo e tutto sarà Ucraina». 

Ma ha commosso tutti la morte di una giovanissima ginnasta morta sotto le bombe. Aveva undici anni Kateryna Dyachenko. L’ultima gara di ginnastica artistica l’aveva disputata a dicembre dello scorso anno a Leopoli, dove aveva vinto una coppa e nel suo sport era considerata una vera promessa. È stata vittima dei bombardamenti di Mariupol, che hanno colpito la sua casa dove è morta insieme con il padre, il fratello e la mamma. Sui social si sono moltiplicatii commenti commossi della sua allenatrice Anastasia Meshchanenkova. 

Sotto le bombe, ma a Sumy, è morto un allenatore di ciclismo che ha lanciato molti giovani talenti ucraini nel suo sport: Oleksandr Kulyk. Veniva chiamato «il papà del ciclismo» e negli anni ’90 aveva allenato molti ciclisti che hanno gareggiato alle Olimpiadi. Il figlio Adriiy era in Turchia con la nazionale di ciclismo. Dopo aver saputo della morte del padre, voleva rientrare in Ucraina ma non gli è stato possibile.

La guerra ha ucciso anche dei giornalisti ucraini. Come Viktor Dedov, rimasto schiacciato nella sua casa bombardata a Mariupol. Era uno degli operatoti televisivi più stimati nella stazione Sigma-tv. Uccisi dalle bombe anche Pierre Zakrzewski, cameraman di Fox News, che accompagnava la giornalista ucraina Oleksandra «Sasha» Kuvshynova. Sono morti a Horenka. Uccisa dalle bombe nel distretto di Podolsky la video giornalista Oksana Baulina. Lavorava con il sito indipendente The Insider. Una guerra senza pietà. 

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