Ucraina, il segreto del boom di Kiev e la lotta a oligarchi e corrotti

Ucraina, il segreto del boom di Kiev e la lotta a oligarchi e corrotti
di Giuseppe D'Amato
Domenica 13 Febbraio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 15:00
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Le nuove fondamenta sono state poste. Se non ci fosse un conflitto congelato in casa propria all'Est da 7 anni e il rischio dello scoppio di una guerra di vaste proporzioni l'economia ucraina potrebbe adesso iniziare un prolungato ciclo di espansione, se non addirittura di boom. La speranza di seguire la strada, già tracciata dalla vicina Polonia agli inizi del secolo, è quanto mai reale. De-oligarcizzare l'economia è il corso intrapreso da Vladimir Zelensky dopo la sua clamorosa e imprevista vittoria nell'aprile 2019. Il neopresidente si è via via scontrato contro i troppi multimiliardari Paperoni, che, per decenni, hanno controllato i destini del Paese. Ne hanno fatto così le spese Igor Kolomojskij, Viktor Medvedchuk (amico personale di Vladimir Putin), Rinat Akhmetov e l'ex presidente Petro Poroshenko.

Per avere accesso ai copiosi aiuti europei, americani e internazionali in genere, Kiev ha accelerato negli ultimi due anni la lotta contro la corruzione. Solo nel secondo semestre del 2021 i due enti Nabu e Sapo - finalmente con le mani libere dai lacciuoli della politica nazionale - hanno iniziato ben 297 procedimenti penali. La collaborazione con le organizzazioni internazionali che si battono contro il riciclaggio si è al tempo stesso intensificata. Ma siamo solo all'inizio.

La repubblica ex sovietica sta guadagnando, posizioni su posizioni, risalendo la classifica degli indici di libertà economica. 

L'Ucraina è oggi al 127esimo posto mondiale. Secondo l'Heritage foundation Kiev dovrebbe continuare a migliorare il codice degli investimenti, riformare le istituzioni giuridiche, rendere più efficiente la giustizia. Grande quanto la Francia con 42 milioni di abitanti, l'Ucraina è sempre stata un Paese ricco. «Granaio d'Europa» (16% delle esportazioni mondiali) grazie anche alle enormi estensioni di terre nere, importante produttore di materie prime con il bacino carbonifero del Donbass, sede di famose industrie pesanti ai tempi sovietici e crocevia obbligato di condotte verso il centro d'Europa, il Paese slavo ha patito il passaggio all'economia di mercato. In passato, ad esempio l'emigrazione in particolare nelle regioni occidentali, ha toccato tassi assai elevati. Dopo il 1991 il problema maggiore è stato rappresentato dai troppi soldi finiti su conti privati offshore.

Zelensky sta ora provando a inaridire questi fiumi carsici finanziari. Non deve quindi sorprendere che tra i maggiori investimenti diretti in Ucraina vi siano capitali ciprioti, ma anche i cinesi e gli italiani stanno giocando la loro partita. Nel 2021 l'Ucraina ha visto un incremento del Pil del 3,5% e tale aumento è previsto costante nei prossimi anni. Lo stipendio medio è di circa 600 dollari al mese (nelle province 300-400) a fronte di un'inflazione sul 7%. Grande rilevanza hanno le rimesse di quanti emigrati in Polonia.

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Sorprende il successo delle start-up, soprattutto in campo IT. Programmi diffusi come Grammarly, allegati di Preply, Petcube, Jooble hanno radici ucraine. Questo settore è cresciuto nel 2019 del 30% e solo del 20% nel 2020. I servizi informatici contano oltre l'8% delle esportazioni totali dopo acciaio e prodotti agricoli (9% del Pil). L'Ucraina ha 200mila ingegneri IT. Parchi innovativi stanno nascendo un po' ovunque. Se ne sta costruendo uno a Odessa, il più grande porto del mar Nero, città con una lunga storia di relazioni con Genova e l'Italia. La sua via centrale è intitolata all'ammiraglio José de Ribas, napoletano di origine portoghese, e nel suo teatro dell'Opera rimangono ancora echi delle performance di Eleonora Duse. La capitale Kiev resta il principale centro finanziario del Paese e dove è maggiormente concentrata la ricchezza, soprattutto dopo che ampie zone del Donbass (la Lombardia locale) con il capoluogo Donetsk (città prima del conflitto congelato con 1 milione di abitanti e sede dei campionati di calcio Euro 2012 nonché casa dello Shaktior) si ritrovano dopo il 2014 all'interno delle cosiddette repubbliche popolari filo-russe.

Dall'altra parte del Paese la mitteleuropea Leopoli - centro culturale di notevole spessore - continua a guardare verso occidente. La sua regione, la Galizia (il Piemonte d'Ucraina), è stata la culla dell'identità nazionale e ha opposto le più forti resistenze all'ingresso nell'Urss. La sua economia è basata sul turismo con 6 milioni di visitatori. 

Al centro del Paese Dnipro, l'ex Dnipropetrovsk, ha visto sbiadire negli ultimi tempi la sua fama di città dei potenti. A 35 chilometri da qui nacque il leader sovietico Leonid Brezhniev. Originari del centro sul fiume Dniepr sono un ex presidente Leonid Kuchma e tanti politici (ad esempio la principessa del gas l'ex premier Julija Timoshenko) e businessmen di rilievo. La sua Juzhmash è da decenni il fiore all'occhiello dell'Ucraina. Produce di tutto: da astronavi a missili di ogni tipo oltre a trattori e macchinari industriali. I suoi vettori sono in grado di portare anche testate nucleari. La Juzhmash è uno stato nello stato. Appunto Kuchma è stato qui direttore prima di diventare presidente. Adesso Dnipro vive anche di servizi, soprattutto bancari.

Infine Kharkhiv, a pochi chilometri dal confine con la Russia, la seconda città più popolosa d'Ucraina, centro di commerci, già prima capitale del Paese dopo la rivoluzione d'ottobre. Un'Ucraina prospera, pienamente integrata nell'Unione europea dando seguito agli accordi di partenariato strategico firmati, è l'obiettivo di Vladimir Zelensky. Il tempo ci dirà se avrà la possibilità di riuscirvi. 

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