Usa, le forze armate contro Trump: «Minaccia la democrazia americana»

Usa, le forze armate contro Trump: «Minaccia la democrazia americana»
di Luca Marfé
Lunedì 19 Novembre 2018, 16:29 - Ultimo agg. 20 Novembre, 10:05
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NEW YORK - «Un fan di Hillary Clinton», «un supporter di Obama», insomma «tutti sapevano dove si trovasse Osama bin Laden: non sarebbe stato meglio prenderlo prima?».

Parole di fuoco firmate Donald Trump.

Il presidente questa volta ci mette la faccia e va ben oltre Twitter.

In un’intervista andata in onda domenica sulla rete amica Fox News, il tycoon si scatena contro l’ammiraglio in pensione William McRaven, mente dell’uccisione dello sceicco del terrore, al tempo leader di al Qaeda (maggio 2011, ndr).

Non è la prima volta che Trump e McRaven entrano in rotta di collisione, ma lo scambio di battute tra The Donald e il giornalista Chris Wallace ha davvero del surreale.

«Bill McRaven, ammiraglio in pensione, Navy SEAL, 37 anni di servizio nelle Forze Armate statunitensi, precedentemente a capo delle operazioni speciali…»

«Fan di Hillary Clinton», lo interrompe l’arancione con fare brusco.

«Dicevo, precedentemente a capo delle operazioni speciali…», ci riprova Wallace.

«Chiedo scusa: fan di Hillary Clinton», sentenzia Trump.

«A capo delle operazioni speciali che hanno condotto alla caduta di Saddam Hussein e di Osama bin Laden. Ecco, lui dice che lei e la sua condotta siete la più grande minaccia di sempre per la democrazia americana», conclude finalmente il conduttore.

«Ok. Lui è un fan di Hillary Clinton, un sostenitore di Obama. Non sarebbe stato meglio prendere Osama bin Laden parecchio prima? Non sarebbe stato bello? Viveva in Pakistan. Tutti sapevano che viveva beato in Pakistan!»



La risposta di McRaven non si fa attendere e arriva dagli schermi dell’altro gigante della televisione americana, quella Cnn su cui Trump non molla la presa al grido di «Fake News!».

«Io non sostengo Hillary Clinton né nessun altro. Io ammiro il presidente Barack Obama così come ammiro il presidente George W. Bush, due persone straordinarie per le quali ho lavorato», puntualizza l’ufficiale in congedo. E aggiunge: «Non mi interessa dei loro schieramenti politici. Loro hanno assunto la dignità di istituzione e l’hanno utilizzata per unire la nostra nazione in epoche di grandi sfide».

Come a dire “Trump invece no”.

E arriva infatti la stoccata: «Ripeto quanto sostengo da tempo: l’attacco del presidente a danno dei media è la più grande minaccia per la democrazia americana cui abbia mai assistito in vita mia. Minare il diritto delle persone ad essere informati da una stampa libera e più in generale minare il loro diritto di potersi esprimere liberamente è un vero e proprio attentato alla costituzione e a tutti coloro che stanno dalla parte della costituzione».

Ma non è finita. Ciliegina amara sulla torta di una fase politica post-elettorale che si preannuncia già torrida:

«Trump ci ha messi in imbarazzo agli occhi dei nostri figli, ci ha umiliati sul palcoscenico mondiale e, peggio ancora, ha spaccato la nostra nazione in due metà. Ci ha divisi».

Uno scontro che va al di là dello sconto stesso. Perché la polemica impazza e qualcuno si affretta a parlare di oltraggio alle Forze Armate a stelle e strisce.

Che sia dunque finito l’idillio anche con i militari?

Troppo presto per dirlo, troppo compatto il fronte repubblicano quando si tratta di difendere i propri ragazzi.

Una cosa è certa, però: ne vedremo delle belle.


«Considererei addirittura un onore la revoca dei miei permessi di sicurezza, così potrei aggiungere il mio nome all’elenco di uomini e di donne che si sono schierati contro la sua presidenza».
Ammiraglio William H. McRaven.

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