Un attacco hacker, un oleodotto ko, l’intera costa est a secco di benzina.
Un’escalation quasi surreale quella figlia dello scontro tra il gruppo di pirati informatici di DarkSide e il colosso di prodotti petroliferi di Colonial Pipeline.
L’inganno di un software in grado di paralizzare quasi 9mila chilometri di tubature e, a seguire, una psicosi dilagante che ha contribuito a esacerbare lo shock delle forniture e di conseguenza dei prezzi.
Un salto di oltre 20 punti percentuali rispetto alla settimana scorsa e la benzina che schizza a tre dollari al gallone in Georgia, Florida, North Carolina, South Carolina e Virginia. Città come Atlanta, Miami e la stessa Washington da cui giungono testimonianze allarmanti e proclami formali di “stato di emergenza”.
Gli impianti dovrebbero tornare alla normalità entro il fine settimana, ma il comportamento irrazionale degli utenti e la folle impennata della domanda potrebbero dilatare la crisi addirittura per settimane e settimane a venire.
Nel frattempo, incredibile nell’incredibile, da DarkSide arrivano persino le scuse:
«Non volevamo creare disagi ai cittadini, ma volevamo soltanto ricattare per soldi».
Una banale e volgare estorsione di denaro, insomma.
“Soltanto”.