«Che co****ne, Gesù Cristo!».
Zero giri di parole per Anthony Fauci che sbotta.
Durante un’audizione al Senato, e con tanto di microfono ancora acceso, è così che si esprime riguardo al senatore repubblicano Roger Marshall.
La duplice accusa che arriva dal rappresentante del Kansas è pesantissima:
«Lei è il dipendente federale più pagato di tutto il governo», tuona “armato” di scenografico assegno (cartello) alle sue spalle.
«Lei ha finanziato, senza aver mai reso pubblici i suoi investimenti, il laboratorio di Wuhan e le ricerche sul coronavirus».
Che tradotto in altre parole significa “la colpa di questo disastro mondiale è anche la tua”.
Toccata pianissimo, insomma.
Ma il virologo più famoso del mondo non ci sta.
«Se vuole vedere i conti del mio istituto» - Fauci è a capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, l’ente specializzato nella ricerca e nella prevenzione delle allergie e delle malattie infettive, nonché consulente della Casa Bianca sulle stesse tematiche - «non deve fare altro che chiedere: sono pubblici da 35 anni».
Attenzione, però: perché poche ore dopo la smentita arriva proprio dal suo ufficio.
Quei conti, infatti, pubblici non sono.
E sono viceversa secretati per ragioni di riservatezza e di sicurezza nazionale.
Quindi resta una certa nebbia, assieme all’eco di uno degli scontri più accesi di sempre.
Tra le mura di Capitol Hill, tra le pagine dei giornali e gli schermi delle televisioni, più in generale nel frastuono di un dibattito che attorno a Covid, vaccini, restrizioni e soprattutto responsabilità, si fa ogni giorno un po’ più acceso.
Nel frattempo, Fauci prepara virtualmente la valigia e “parte” per Roma.
Giovedì 13 gennaio, alle 15 del pomeriggio, presso l’Università La Sapienza è prevista (in streaming) la cerimonia di conferimento di un dottorato honoris causa, con annessa lectio magistralis a margine.
Speriamo soltanto che abbia almeno maggiore cura nell’accendere e spegnere il suo microfono.