Usa, Floyd e razzismo: dopo Cristoforo Colombo, bufera pure sui cagnolini di Paw Patrol

Usa, Floyd e razzismo: dopo Cristoforo Colombo, bufera pure sui cagnolini di Paw Patrol
di Luca Marfé
Giovedì 11 Giugno 2020, 15:00
2 Minuti di Lettura

Da Cristoforo Colombo a Paw Patrol. Passando per “Via col vento”…naturalmente.

La furia revisionista del movimento Black Lives Matter, riesplosa con la morte dell’afroamericano George Floyd, non risparmia davvero nessuno.

Non l’esploratore genovese, le cui statue, tra Boston, Saint Paul e Richmond, vengono decapitate, distrutte o nel migliore dei casi imbrattate. Con l’accusa di sempre, quella che ogni tanto, un po’ come una moda, ritorna: nel 1492, il navigatore italiano non avrebbe scoperto proprio nulla e anzi avrebbe dato il via a uno dei più atroci genocidi della Storia.



Non il capolavoro di Victor Fleming, che la HBO spedisce in soffitta perché razzista, dimenticando che l’indimenticata Hattie McDaniel è stata la prima donna afroamericana a vincere l’Oscar per la sua straordinaria interpretazione di Mammy.

Non, e qui la faccenda si fa oggettivamente grottesca, il cartone animato per bambini che ha per protagonisti dei simpatici cagnolini. Simpatici, ma di colpo antipaticissimi e dunque da bandire, censurare, chiudere.
Perché?

Perché uno di loro, un certo pastore tedesco di nome Chase, avrebbe un difetto apparentemente imperdonabile: fa il poliziotto. A detta di una nutrita schiera di utenti, confortati pure da un articolo del New York Times, sarebbe cioè «colpevole di ritrarre in una luce positiva la figura degli agenti». L’indignazione si fa feroce e qualcuno parla addirittura di «copaganda», ovvero di propaganda per la Polizia (“cop” in inglese significa appunto “poliziotto”, ndr).



L’account Twitter di Chase e compagni non può che arrendersi e così si auto sospende in una sorta di silenzio stampa finalizzato all’ascolto e alla comprensione delle voci “Black”.

Ma non basta.

Gli insulti continuano a piovere a dirotto tra chi invoca l’«eutanasia per i cagnolini», chi invece vuole spedirli dritti all’inferno e chi infine si rifiuta «di dare alla luce un bambino in un mondo in cui va in onda un programma come Paw Patrol».

Tempi durissimi, la famosa vita da cani.

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