Usa-Iran, la guerra delle sanzioni (per ora)

Usa-Iran, la guerra delle sanzioni (per ora)
di Luca Marfé
Martedì 25 Giugno 2019, 10:30 - Ultimo agg. 13:18
3 Minuti di Lettura

Washington tiene a bada i missili, ma strangola Teheran e le sue economie.
Teheran, di tutta risposta, minaccia di abbattere altri veicoli statunitensi che vuole immediatamente via dal Golfo.
Donald Trump insiste con l’«atteggiamento ostile» e avverte Rouhani, Khāmeneī e il mondo intero: «non ho bisogno del Congresso per autorizzare un intervento militare che, a questo punto, potrebbe arrivare in qualsiasi momento».

È già guerra, dunque.
Per ora, “soltanto” di parole, toni e sanzioni. Ma con il rischio concreto che Stati Uniti e Iran siano davvero a un passo dall’abisso.

Concreto perché una cosa è certa: nessuno dei due Paesi ha nessuna intenzione di lasciarsi intimidire dall’atteggiamento dell’altro.
Al contrario, nel tentativo testardo di imporsi definitivamente sulla controparte, è quasi scontato che ci si spinga oltre la soglia della ragionevolezza fino a non poter più tornare indietro.



La diplomazia è morta. «Per sempre», si affretta a sottolineare il regime iraniano.

Lo scontro è in qualche modo già in atto.

L’unica (l’ultima) speranza è che le condizioni economiche di Teheran e dintorni siano disperate al punto che l’apparato statale-politico-religioso imploda dal di dentro, causando così lo sgretolamento di una piramide complessa con cui Barack Obama aveva provato a dialogare attraverso un accordo che aveva, sì, avuto il merito di calmare le acque, ma che, nella sostanza dei fatti, non ha frenato né tantomeno messo la parola fine alle ambizioni nucleari dell’Iran.

Un dossier che Trump ha individuato come fondamentale, da un lato per la sicurezza a stelle e strisce, dall’altro per proseguire imperterrito nella sua perenne opera di demolizione di quanto realizzato dal suo predecessore, vera e propria ossessione (elettorale) del tycoon.



Il destino dei due giganti è appeso a un filo.

Tali sono gli Stati Uniti, con i “falchi” che scalpitano per un attacco che il loro presidente sta cercando di evitare o comunque di rimandare ad ogni costo, facendo leva sulle pressioni più che sugli eserciti.

Ma tale è anche l’Iran, vecchio nuovo colosso dello scacchiere internazionale, che, per quanto arrugginito e non paragonabile all’aquila americana, ha già dimostrato con il ko del drone di poter essere temibile. E, peggio ancora, di poter riservare delle grosse sorprese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA