Usa, lo shutdown è senza fine: i travet fanno causa al governo

Usa, lo shutdown è senza fine: i travet fanno causa al governo
di Flavio Pompetti
Domenica 13 Gennaio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 18:08
4 Minuti di Lettura

NEW YORK - I parchi nazionali sono sommersi dalla spazzatura, con i lupi e le volpi che escono sempre più di frequente dalle riserve incustodite per avvicinarsi ai centri urbani. L'aeroporto di Miami ha chiuso ieri uno dei suoi terminal più affollati per mancanza di agenti di sicurezza che ne garantiscano il funzionamento.

Non stanno lavorando gli addetti dell'Epa che dovrebbero controllare l'inquinamento accidentale delle acque potabili, e nel caso di un disastro naturale non ci sarebbero nemmeno quelli della protezione civile pronti a intervenire in soccorso. I maestri birrai sono fermi, in attesa della certificazione bloccata delle tante nuove ricette che tengono vivo l'effervescente mercato delle micro breweries.
 
Le file davanti alle mense popolari dalle chiese sono tornate ad allungarsi come nei giorni peggiori della crisi, dieci anni fa, perché gli assegni di povertà e i buoni per l'acquisto di cibo non vengono firmati. A tre settimane dall'inizio, lo shutdown: il blocco della spesa federale, sta mettendo a dura prova la funzionalità di un apparato tra i più efficienti del mondo.

Ieri è stato il primo giorno nel quale gli 800.000 impiegati pubblici non hanno ricevuto la busta paga, e in un paese che è tornato a vantare un debito privato pari al 60% del pil, l'assenza di un solo assegno può fare la differenza tra l'abbondanza e la fame.

Sfilano davanti alle telecamere mamme che non hanno soldi per provvedere ai neonati. Giovani coppie che avevano appena firmato il muto per la prima casa, e ora rischiano la procedura dell'esproprio e della ripossessione bancaria. Alcuni dei creditori sono più generosi, come il titolare di una ditta che fornisce petrolio da riscaldamento che ha consegnato pannolini, insieme alla fornitura a credito di carburante, per una coppia di nuovi genitori nella campagna dell'Illinois. Altri sono implacabili, come le grandi aziende elettriche e telefoniche che non possono pagare i manovali impegnati in progetti di pubblica utilità.

I dipendenti pubblici, che l'altro ieri hanno avviato una causa giudiziaria per danni contro il governo, e una fetta crescente di cittadini la cui qualità della vita dipende dal loro lavoro, sono divenuti ostaggi in una guerra che è stata dichiarata senza il loro consenso.

Il copione di questa tragedia è stato scritto all'inizio dello scorso novembre, quando i democratici hanno conquistato la maggioranza alla Camera, e con essa la facoltà di bloccare il legislativo.

Era nelle carte che alla ripresa dei lavori a gennaio si dovesse assistere ad un braccio di ferro tra la Camera e la Casa Bianca, che segnasse con forza il cambiamento che era appena avvenuto.

Trump ha avuto la facoltà di scegliere il terreno su cui combattere, e ha scelto il tema dell'immigrazione, punto forte dell'agenda che l'ha portato alla presidenza. A fine dicembre ha inserito la richiesta di finanziamento per il muro nella legge di bilancio, sapendo che avrebbe fatto scoppiare le ostilità.

Tre settimane e due incontri falliti più tardi, i leader democratici dei due rami del congresso: Chuck Shumer e Nacy Pelosi, non sono nemmeno più seduti al tavolo della trattativa.

Aspettano di vedere se Trump crollerà sotto il peso della protesta popolare. Il presidente ha ammesso di essere solo ieri nella sua residenza, prigioniero della promessa che ha fatto ai suoi elettori di costruire il muro.

Ha già dovuto riconoscere che non sarà il Messico a pagarlo come aveva pensato, e ha anche dovuto abbandonare l'idea di dichiarare la crisi migratoria un emergenza nazionale, che gli avrebbe conferito poteri e fondi straordinari per finanziare i lavori.

In assenza di un trattativa, a Trump come ai leader democratici resta solo la dignità del rifiuto di una resa. Ma tra le due parti è il presidente a portare sulle spalle il peso di una macchina statale sempre più claudicante.

© RIPRODUZIONE RISERVATA