Usa, è scontro Trump-Marina. Navy Seal: dal caso al caos

Usa, è scontro Trump-Marina. Navy Seal: dal caso al caos
di Luca Marfé
Lunedì 25 Novembre 2019, 14:00
2 Minuti di Lettura

Dal caso al caos: Donald Trump contro la Marina Militare degli Stati Uniti.

Che questa presidenza abbia già abituato tutti a tutto è un fatto sin dal giorno uno.

Che si potesse giungere a un muro contro muro tra il più alto rappresentante dello Stato e chi quello stesso Stato è chiamato a difenderlo, però, pone l’America e gli americani di fronte a uno scenario grottesco.

Un copione contorto, incredibile nonché degno di Hollywood: il numero uno del Pentagono che licenzia il segretario della Marina reo di aver mal gestito lo scandalo di un Navy Seal fuori controllo.

Un agente speciale, Eddie Gallagher, noto per essere un duro tutt’altro che incline alla disciplina e alle regole. Regole per l’appunto violate a scena aperta posando per una foto accanto al cadavere di un combattente dell’Isis.



Cosa c’entra Trump?
Semplice: lo ha sempre difeso.


Nell’ambito della sua campagna elettorale perenne, ne ha quasi esaltato le maniere brusche e si è pubblicamente opposto al provvedimento con cui Gallagher era stato declassato.

Lo ha insomma, in pieno stile Trump, quasi dipinto coi tratti di un eroe.

Di qui l’ennesima spaccatura di un Paese già spaccato in due metà.

Questa volta, però, nell’ambito di una sfera delicata: quella dei militari.
Quella, cioè, di chi si occupa di tutelare, oltre alla sicurezza nazionale, l’immagine degli Stati Uniti nel mondo.

Un’immagine lontanissima dal fair play dell’etica e dei regolamenti che costringe il Pentagono a sbarrare la strada alle smanie di un presidente che a sua volta, nel frattempo, non molla la presa e si agita su Twitter.

«Non sono affatto contento del modo in cui il processo al Navy Seal Eddie Gallagher sia stato gestito dalla Marina», ha tuonato il tycoon, dedicando alla vicenda un triplo cinguettio.
«È stato trattato malissimo e, nonostante ciò, è stato assolto da tutte le principali accuse. Ho dunque deciso di ripristinare il suo grado».



Al di là del giro di valzer al vertice, quindi, nessun declassamento.

Strategia mediatico-politica precisa di chi ama mostrare i muscoli di un’America tosta.

Quella che fa inorridire i democratici che si indignano dinanzi alla follia del conflitto interno.
Quella che fa sognare i repubblicani che si eccitano all’idea di riconfermare il loro paladino.

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