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I sei swing states che decideranno la sfida. Clinton in testa nel pre-voto

di Flavio Pompetti
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 6 Novembre 2016, 09:54 - Ultimo agg. : 7 Novembre, 16:31
3 Minuti di Lettura

NEW YORK Cinquanta stati, tre fasce orarie e cinquemila chilometri da percorrere per andare da una costa all'altra. Ma alla fine in questo paese sterminato dalle mille culture incrociate, non saranno più di sei gli stati il cui voto farà la differenza per l'assegnazione della prossima presidenza. I candidati li hanno identificati da tempo e li hanno setacciati in lungo e in largo, bombardando le emittenti televisive locali con spot contrapposti. A due giorni dal voto, leggere l'andamento in queste piazze è l'esercizio più vicino possibile allo spoglio dei risultati.

 

L'OHIO
In primo piano come sempre l'Ohio, dove la saggezza popolare e la storia dicono che si vincono o si perdono le elezioni generali. Fedele al pronostico, Obama lo ha conquistato sia nel 2008 che nel 2012, ma i più recenti sondaggi dicono che potrebbe sfuggire dalle mani di Hillary Clinton. Gli elettori democratici sono concentrati nelle grandi città come Cleveland e Akron, ma il crollo del vecchio polo industriale ha spinto un numero sempre maggiore di abitanti nelle periferie, dove l'influenza dei conservatori è determinante. Trump sembra aver trovato una breccia nella rabbia di chi ha perso i ricchi contratti di lavoro delle fabbriche, e stenta oggi a riqualificarsi per nuove occupazioni a paghe più basse. Il fenomeno non è omogeneo: la vicina Pennsylvania ad esempio è riuscita a rivitalizzare un centro della vecchia economia metallurgica come Pittsburgh con la nuova industria dell'IT, e gli urbanizzati stanno spingendo il voto in direzione di Clinton.

IL VOTO ANTICIPATO
Un importante elemento di valutazione è il voto anticipato. Alla fine della giornata di venerdì 40,6 milioni di aventi diritto avevano già votato, un terzo di quanti sono attesi al conto finale. Dal momento che la loro affiliazione è spesso già dichiarata, è possibile fare delle valutazioni preliminari. Hillary Clinton sembra essere riuscita a costruire una robusta linea di sbarramento in due piazze cruciali come la Carolina del Nord e il Nevada, grazie ad una rete capillare di fanti che hanno spinto gli elettori fuori dalle case e verso i seggi. Nel primo dei due stati 2,6 milioni su 4, 5 milioni di iscritti alle liste hanno già votato, e lo scarto a favore della democratica è del 9%.

Sono gli afro americani ad essersi mobilitati in massa, anche se su scala nazionale il loro entusiasmo per queste elezioni sembra in calo rispetto alla candidatura di Obama. In Nevada invece, dove il pre-voto democratico ha già superato i numeri del 2012 quando Obama vinse con sette punti di distacco su Romney, sono i latini ad essere accorsi alle urne. I neri d'America sono ancora protagonisti in Georgia, una piazza che Trump sembrava aver riconquistato con un comodo vantaggio nelle ultime due settimane. Il pre-voto nella contea di Fulton, prevalentemente nera, ha raggiunto un livello record; quello di Gwinnett nella parte settentrionale dello stato che ospita la sacca più numerosa di conservatori mostra un'elevata affluenza dei gruppi minoritari e prevalentemente progressisti. In Georgia il voto anticipato dei latini è in ascesa del 144% rispetto al 2012.

MIAMI
Enormi risorse sono state spese da entrambe le squadre negli ultimi giorni in Florida dove i sondaggi vedono un leggero vantaggio a favore di Trump. Ma ancora una volta l'affluenza della vigilia ai seggi sembra parlare una lingua diversa: il voto degli afro americani è superiore del 74% rispetto al 2012, quello dei latini del 144%. Il pre-voto ha già infranto ogni record precedente, così come è accaduto in Wisconsin, dove gli exit poll temporanei attribuiscono a Hillary il 60% delle preferenze.

MILWAUKEE
Il leader del partito repubblicano Paul Ryan ha cancellato un comizio che avrebbe dovuto tenere nella capitale Milwaukee insieme al governatore ed ex candidato delle primarie Scott Walker, ma apparirà oggi al fianco di Trump per un ultimo segnale di supporto al candidato. Questi dati sembrerebbero dichiarare che la competizione è chiusa prima ancora dell'apertura ufficiale dei seggi, ma non è così. Il vantaggio di Hillary nel pre-voto è in larga parte dovuto alla perfetta macchina da guerra elettorale che ha allestito con pazienza e con il tempo. Ma sono i repubblicani normalmente a mobilitarsi con maggior foga il giorno delle elezioni, e un'affluenza straordinaria martedì prossimo potrebbe ancora una volta ribaltare le previsioni che in questa campagna si sono mostrate più ballerine che mai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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