Usa, Trump sta costruendo un impero: il partito “ombra” di The Donald con vista sulle elezioni del 2024

Usa, Trump sta costruendo un impero: il partito “ombra” di The Donald con vista sulle elezioni del 2024
di Luca Marfé
Giovedì 15 Aprile 2021, 14:00
2 Minuti di Lettura

Via dalla politica?
Macché.
Donald Trump sta costruendo un impero.
Un impianto di milioni di dollari, una sorta di partito “ombra”.

Al di là dell’eterna e isterica rivalità con i democratici, anche con i repubblicani non è che sia mai andato troppo d’accordo. E allora, dopo aver sconfitto tutto e tutti nel 2016 ma dopo essere stato sconfitto nel 2020, è tempo di muoversi addirittura per conto proprio. Questo in vista delle elezioni di midterm del prossimo anno e soprattutto delle nuove presidenziali del 2024. 

Passano i mesi e il quadro si va delineando.

L’ultima mossa?

L’Istituto della Dottrina “America First”.
Un’organizzazione appena lanciata con il dichiarato scopo di promuovere «libertà, libera impresa, grandezza nazionale, superiorità militare statunitense, politica estera che favorisca gli interessi americani» e infine la definitiva «supremazia dei lavoratori» a stelle e strisce.

In altre parole, un contenitore della narrazione fiera e nazionalista firmata da Trump in tutti questi anni affinché non si disperda quel patrimonio di voti che gli è valso comunque un record storico, secondo soltanto a un altro record, quello dei voti incassati da Joe Biden. 

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Una nuova “casa” in cui dentro ci sono sua figlia Ivanka e il marito Jared Kushner. E in particolare nella quale, aspetto ancor più rilevante, dentro ci sono già una montagna di soldi. 20 milioni di dollari, tanto per essere più precisi. E una costellazione di ramificazioni che effettivamente disegnano uno scenario parallelo a quello del partito repubblicano. Senza contare il comitato d’azione, il cosiddetto Pac (Political Action Committee, ndr), che fa capo proprio a Trump e che vanterebbe un tesoro da 85 milioni di dollari. Addirittura superiore, cioè, agli 84 che figurano nel bilancio dello stesso partito repubblicano, chiamato dunque paradossalmente a inseguire lungo un sentiero in cui il tycoon continua a farsi strada da solo.

La guerra all’establishment, insomma, che sia di destra o di sinistra, non è affatto finita.
E anzi in qualche modo comincia adesso.

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