Usa e Ucraina, la linea rossa: il cerchio attorno a Biden si stringe

Usa e Ucraina, la linea rossa: il cerchio attorno a Biden si stringe
di Luca Marfé
Martedì 15 Marzo 2022, 12:33 - Ultimo agg. 22:30
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Nessuno vuole la guerra, ma nessuno la esclude.
Il cerchio attorno a Joe Biden si stringe.

Un faccia a faccia in Ucraina contro la Russia di Putin è un’eventualità oggettivamente inimmaginabile.

Ma nel dibattito americano c’è chi ha già individuato, e in qualche modo stabilito, quella che tra diplomazia e guerra si chiama “linea rossa”: se Mosca usa le armi chimiche, la Nato deve intervenire. 

Il Partito democratico è più prudente. Biden è più prudente, e in questo senso lo premiano anche i sondaggi, in netta risalita negli ultimi giorni. Eppure non sarà certo la prudenza a fermare le bombe, i missili e i carri armati del Cremlino. Ci sono le sanzioni, ovvio. Ci sono le pressioni della Comunità Internazionale, altrettanto ovvio. Ma ci sono le persone che muoiono, i milioni di civili già sfollati, le ombre dei cinesi persino su Taiwan. Lì fuori, insomma, c’è un mondo letteralmente in fiamme. E ad esclusione della frangia più di sinistra e più pacifista, capitanata almeno a livello estetico-mediatico dalla giovanissima Alexandria Ocasio-Cortez, nello stesso Partito Democratico la discussione è aperta. Tutti incolpano Putin di tutto e nessuno si azzarda a pronunciare parole come guerra e conflitto. Ma nessuno si dice pronto a scommettere sulla pace e basta.

Il Partito Repubblicano invece scalpita. Da destra arrivano bordate oramai ogni santo giorno. Trump è una furia, Pompeo è più pacato nei toni ma paradossalmente ancora più aggressivo nei contenuti, dalla Carolina del Sud il senatore Graham si chiede se gli Stati Uniti un leader ce l’abbiano oppure no.

Senza parlare poi della macchina militare, che quasi freme col famoso coltello tra i denti.
Ultima, una dichiarazione di Mitchell Swan, un ex colonnello dei Marine sceso in politica, che sbotta con fare addirittura plateale:

«La più grande guerra europea dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, e noi qui a parlare di gender e di depressione: ROBA DA MATTI!», scandisce in un video, tra l’incredulo e l’adirato.

Al di là di chi sia più o meno agitato, resta il cerchio di un intero Paese, opinione pubblica compresa, che si stringe attorno al suo presidente.

Che si stringe sì come segnale di coesione.
Ma che si stringe pure come avvisaglia di pressione
, come a voler reclamare risposte assai più concrete. 

Video

La parola guerra rimane un tabù, guai anche soltanto a pronunciarla.
Ma le ipotesi di no-fly zone e di boots on the ground, ovvero di truppe sul territorio, non sono più assurda fantascienza.

Sono ipotesi che rischiano di trasformarsi nei fatti ancora più assurdi di domani. 

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