Charlotte, diffuso il video del nero ucciso dalla polizia: la moglie urlava «Non sparate, è disarmato»

Charlotte, diffuso il video del nero ucciso dalla polizia: la moglie urlava «Non sparate, è disarmato»
di Federica Macagnone
Sabato 24 Settembre 2016, 16:11 - Ultimo agg. 25 Settembre, 00:06
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Le urla disperate della donna, i fotogrammi tremolanti di un filmato e infine i colpi di pistola. I legali di Rakeyia Scott, moglie di Keith Lamont Scott, l'afroamericano 43enne ucciso dalla polizia a Charlotte, in North Carolina, e la cui morte è all'origine delle proteste di questi giorni, hanno fornito alla Nbc il video che registra gli attimi concitati prima dell'uccisione dell'uomo. La polizia ha annunciato a sua volta la pubblicazione del video perché le indagini sono a un punto in cui ciò non le pregiudica. Il governatore del North Carolina, Pat McCroy, si è detto d'accordo.
 

 
Il video. La clip, girata da Rakeyia con un cellulare, sta rimbalzando sui media di tutto il mondo. Non sono immagini ravvicinate, ma si sente la donna urlare ripetutamente: «Non sparate, è disarmato!», mentre gli agenti intimano: «Butta la pistola, butta la pistola!». Urla disperate mentre scorrono fotogrammi confusi. Ci sono le auto della polizia, rumori di sottofondo, ma la voce di Rakeyia è chiara: «Non ha fatto nulla. Non ha una pistola, non vi farà nulla. Keith, scendi dall'auto!». Poi 4/5 colpi rompono l'aria. La clip si chiude con le ultime immagini del corpo di Keith a terra e la moglie che urla contro gli agenti: «Gli avete sparato? Lo avete ucciso? Non era armato. Sarà meglio per voi che sopravviva». Le immagini non sono sufficienti a determinare cosa sia realmente accaduto e se Scott avesse con sé un'arma.

Doppia versione. L'uomo è stato ucciso martedì nel parcheggio di un complesso residenziale da agenti che stavano cercando un'altra persona. La polizia sostiene che Scott è stato ucciso perché non aveva lasciato cadere l'arma che portava, e che invece secondo i suoi parenti era un libro. La ragione delle scontro è stata per un'infrazione delle legge e l'arma da fuoco ha esacerbato la situazione. Keith Lamont Scott era «in possesso di un'arma», ha detto il capo della polizia di Charlotte, Kerr Putney, annunciando la pubblicazione del video dell'incidente, alla quale la polizia si era inizialmente opposta.

Putney, pur riconoscendo che il video non offre alcuna indiscutibile conferma che qualcuno stesse puntando una pistola, continua a sostenere le ragioni di Brentley Vinson, l'agente afroamericano che ha fatto fuoco: «Ha percepito che Scott aveva rifiutato di obbedire agli ordini, non ha lasciato andare la sua arma e ha affrontato la polizia come una minaccia imminente!», aggiungendo che sul luogo della sparatoria è stata rivenuta una pistola e non è stato trovato alcun libro.

Le tensioni. Intanto l'opinione pubblica, ancora scossa dagli eventi di Ferguson, Baltimora, Chicago e New York, continua a chiedere a gran voce la diffusione del video in mano alle autorità che, in queste ore, hanno scelto la strada della prudenza. Il sindaco Jennifer Roberts, dopo aver invocato la necessità di fare trasparenza, ha affermato che è giusto mostrare quel video (che resta a suo giudizio comunque ambiguo), ma non subito: «Aspettare può essere utile». Si tratta, dunque, solo di «questione di tempo», come confermato anche da Putney: le immagini saranno diffuse, ma nelle giuste tempistiche per non alimentare ulteriori tensioni.

L'invito a rendere noto il video in mano alla polizia arriva anche dalla candidata alla Casa Bianca, Hillary Clinton, che ha scritto su Twitter che le immagini devono essere rese pubbliche senza ritardi: «Dobbiamo assicurare che venga fatta giustizia e lavorare per ridurre le divisioni».
La candidata democratica, intanto, ha rinviato la visita in città prevista per domenica, dopo la richiesta della sindaca Roberts di far slittare il programma della campagna per le presidenziali «per poterci consentire di riportare ordine in città e uno stato di normalità». Intanto, è stato confermato il coprifuoco per l'intero weekend, a partire dalla mezzanotte fino alle sei del mattino. «Gli agenti hanno la discrezione di attuarlo - hanno affermato le autorità locali - Possono mettere in guardia chi lo viola, citarlo in giudizio o arrestarlo. Ma possono anche decidere di non farlo rispettare».

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