Le vacanze tristi dei russi: terza estate senza mare e l'Italia un sogno lontano

Le vacanze tristi dei russi: terza estate senza mare e l'Italia un sogno lontano
di Giuseppe D'Amato
Lunedì 8 Agosto 2022, 07:58 - Ultimo agg. 16:48
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MOSCA «Ma in Egitto ci sono gli squali!» Piotr e la moglie Katja sono amanti dell'Italia, da cui mancano da tre anni per la chiusura delle frontiere ai turisti per il Covid. La coppia aveva scovato su Internet un volo dalla Turchia per la Sicilia, ma non si è fidata del prezzo troppo generoso. «Alla fine dice Piotr abbiamo preferito fermarci in Antalia e prenotare una seconda settimana a fine agosto in Egitto. Quest'anno va così».

Dalla Russia si può raggiungere in aereo l'Unione europea solo attraverso Istanbul, Dubai e l'Armenia, ma i costi sono proibitivi e la scomodità enorme: due giorni di vacanza si bruciano per l'andata e altri due per il ritorno. «No, basta Turchia!» rilancia Olga, una manager moscovita che nel 2021 - quando praticamente tutte le frontiere erano chiuse per la pandemia - ha sfogato la sua voglia di mare a Bodrum, sull'Egeo turco. Ora 1.500 euro se ne sono andati solo per il biglietto aereo di metà agosto fino a Barcellona, passando per Istanbul.

Il 2022 è per i russi l'anno dei viaggi all'estero disagevoli e da mal di testa, a prezzi da capogiro. Ma le difficoltà non sono legate soltanto al trovare i biglietti con le coincidenze giuste. Il grattacapo maggiore è dovuto ai soldi.
«Sembra di essere tornati ai tempi sovietici si lascia scappare Oleg -.

Se vuoi vendere euro non ci sono problemi, se li vuoi comprare invece è un casino». Ufficialmente vi è il tasso di cambio delle banche - molto al di sotto di quello di mercato - che, con poco piacere, si disfanno della valuta comune. Tanti gli ostacoli da superare, quindi. Secondo la legge ogni persona può portare all'estero fino a 10mila dollari. Figurarsi i ricchi abituati a buttare i soldi per ribadire il proprio status.

Le carte di credito russe, anche quelle collegate ai circuiti internazionali, non funzionano più. La locale Mir ha corso solo in una quindicina di Paesi, quasi tutti secondari. Qualcuno si è così azzardato ad aprire conti correnti in banche bielorusse, per aggirare le sanzioni occidentali, ma il risultato è stato spesso la perdita dell'intero capitale depositato. Internet è pieno di racconti di disavventure del genere.

Dal 15 luglio, dopo anni di chiusura per ragioni sanitarie, la Finlandia prossimo membro della Nato ha aperto le sue frontiere ai turisti russi. Alcune compagnie di trasporti hanno organizzato subito numerose corse giornaliere di autobus da Mosca e San Pietroburgo dirette a Helsinki. Le agenzie turistiche si sono così messe ad offrire pacchetti vacanze per l'Europa, con volo in partenza dalla capitale finnica.

Ma la stragrande maggioranza delle famiglie - onde evitare salassi in un periodo di magra, segnato da una pesante inflazione oltre il 20%, un futuro incerto per le ripercussioni delle sanzioni occidentali e per molti da ferie obbligatorie a rotazione - ha preferito passare le vacanze in dacia, la casa in campagna.

Anche perché l'andare al sud, a Sochi, in qualche località sul mar Nero o in Crimea deve tener conto che ben undici aeroporti sono chiusi per l'Operazione militare speciale. Tocca prendere il treno, sobbarcandosi viaggi stancanti e lunghi, e trovare i biglietti non è affatto facile.

La scelta del farsi un giro nelle città d'arte, pare, non essere stata popolare: San Pietroburgo è praticamente senza turisti. Kazan, Nizhnyj Novgorod, Jaroslav non sembrano aver attratto più di tanto. Qualcuno ha scelto di andare a godersi la natura in Caucaso.

Questa è un'estate diversa da quelle passate: non ci sono né gioia né felicità nell'aria. Lo si vede dall'espressione della gente per strada e dai discorsi con i conoscenti dopo la terza birra. «Quella non è una cosa nostra sostiene uno di questi -. È dei politici. Se la cosa non ti piace te ne vai all'estero, altrimenti segui le regole e stai zitto». Oppure «una cosa del genere tra slavi! Ma dai!».

Ma di proteste nessuna. In futuro ci potrebbe essere spazio per la tradizionale disobbedienza sociale. Qualche avvisaglia la si intravvede già. Nelle ultime settimane, in particolare nelle province, i giovani girano con magliette con scritte in inglese dai toni anarchici. Qualcuno si è fatto tatuaggi contro il sistema. Ogni tanto si vede per strada qualche slogan cancellato sull'asfalto. A San Pietroburgo degli sconosciuti hanno cementificato tre lapidi mortuarie dedicate alla coscienza, all'amicizia e all'intelligenza.

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La maggioranza dei russi ha la dacia di proprietà, dove coltiva l'orto. Nei tribolati anni Novanta - come del resto prima in epoca sovietica - la frutta e la verdura, qui prodotte, hanno sfamato una generazione. La novità stagionale è che il presidente Putin ha appena firmato un decreto che adesso permette tenere nelle case di campagna anche galline e maiali per uso personale.
La Costa Azzurra, Forte dei Marmi, i resort per ricchi in giro per il mondo sono diventati all'improvviso per tanti un ricordo lontano. Il tutto tramontato sull'altare di un sogno imperiale che per alcuni si è trasformato in un incubo.
 

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