Los Angeles, il vescovo degli ultimi ucciso in casa a colpi di pistola: operava nei quartieri poveri della città

Era noto come "il pacificatore", tanto amato dai suoi parrocchiani e stimato dai colleghi che nel 2015 Papa Francesco lo aveva nominato vescovo ausiliare di Los Angeles

Los Angeles, il vescovo degli ultimi ucciso in casa a colpi di pistola: operava nei quartieri poveri della città
Los Angeles, il vescovo degli ultimi ucciso in casa a colpi di pistola: operava nei quartieri poveri della città
di Anna Guaita
Lunedì 20 Febbraio 2023, 07:00
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Era noto come "il pacificatore", tanto amato dai suoi parrocchiani e stimato dai colleghi che nel 2015 Papa Francesco lo aveva nominato vescovo ausiliare di Los Angeles. Enorme quindi lo choc e il lutto quando Monsignor David O'Connell è stato trovato ucciso da un colpo di pistola al petto, nel pomeriggio di sabato, in un quartiere residenziale di Los Angeles. La notizia è venuta dall'arcivescovo in persona, José Gomez: «Non abbiamo parole per esprimere la nostra tristezza. Come sacerdote e poi come vescovo David è stato un uomo di profonda fede, un uomo che portava la pace, con un cuore per la condizione dei poveri e degli immigrati e la passione di costruire una comunità». 

Ieri pomeriggio la polizia non aveva ancora trovato indizi che puntassero su possibili colpevoli. Non aveva neanche identificato la persona che aveva chiamato il numero delle emergenze per avvertire che al numero 1500 di Janlu Avenue, nella zona residenziale di Hacienda Heights, c'era «un individuo ferito che non respirava e sanguinava».

Ieri sera l'Arcidiocesi si limitava a dire che O'Connell era morto in modo «inatteso», mentre le autorità hanno confermato che era stato un «omicidio». Invece chiedevano a chiunque avesse informazioni di rivolgersi alla polizia, e comunicavano anche un numero per informazioni anonime. Certo il vescovo operava nei quartieri fra i più difficili e poveri della città, nella zona sud di Los Angeles. 

David O'Connell era nato nel 1953 in Irlanda, aveva studiato a Dublino ed era nell'arcidiocesi di Los Angeles dal 1979, dove era stato sacerdote in varie parrocchie e dove era diventato membro della squadra interdiocesana per l'assistenza all'immigrazione nella California del Sud dove aiutava a coordinare l'azione della Chiesa verso le famiglie che provenivano dal centro America. Ultimamente aveva compiti pastorali nella chiesa di S. Frances Cabrini e in quella dell'Ascensione, aveva cioè due congregazioni, per un totale di 4000 famiglie e due scuole in aree afflitte da gravi problemi di sopravvivenza. Era però noto e molto amato per il suo infaticabile lavoro a favore dei migranti, e in particolare dei bambini, dei quali favoriva l'iscrizione a scuola e molti dei quali lo hanno ripagato non solo diplomandosi ma continuando gli studi e ottenendo la laurea. Passava molto del suo tempo a incoraggiare i parrocchiani a organizzarsi per fare richieste concrete al comune, come la creazione di parchi giochi per i più piccoli, o magari semplicemente migliori cartelli stradali per la loro sicurezza. L'arcivescovo José Gomez non ha nascosto la sua commozione: «Era anche un mio buon amico e mi mancherà moltissimo. So che mancherà a tutti». Ieri sera decine di persone si sono riunite davanti alla casa dove il suo corpo è stato trovato e hanno accesso candele e pregato. Molti dei presenti ricordavano di aver sfilato al suo fianco nella manifestazioni contro l'aborto e lo hanno descritto come «un uomo amorevole e gentile», «umile» e sempre «generoso e pronto ad aiutare, qualsiasi fosse il problema del parrocchiano». Qualcuno ha anche ricordato le parole che O'Connell aveva pronunciato quando fu informato della scelta di Papa Francesco: «Non me lo aspettavo, non credevo di avere il profilo per una simile posizione. Ma poi ho ricordato che Papa Francesco vuole scegliere "pastori" che siano parte attiva delle loro comunità, e allora ho pensato che forse mi aveva scelto perché ho lavorato tanto nelle comunità». 

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O'Connell aveva allora già al suo attivo 37 anni come sacerdote in varie parrocchie: «Essere pastore per un'area per così tanti anni significa conoscere le persone, i loro figli - aveva raccontato quel giorno di agosto del 2015 - Li hai sposati, hai battezzato i loro figli, hai sposato i loro figli. Sanno dove andare se hanno bisogno di aiuto. Puoi far parte delle loro lotte: lotta per aiutare gli immigrati, per aiutare i poveri, per aiutare le persone in emergenza. Puoi far parte di così tante famiglie. È un modo molto significativo di vivere».

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