La Via della Seta passa per Parigi: patto da 40 miliardi tra Xi Jinping e Macron

La Via della Seta passa per Parigi: patto da 40 miliardi tra Xi Jinping e Macron
di Erminia Voccia
Giovedì 28 Marzo 2019, 20:00
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La sintesi perfetta del viaggio europeo del presidente cinese di Xi Jinping la scrive la rivista “The Diplomat”. «Nessun pezzo di carta - si legge in un'analisi - potrà cambiare il fatto che la Francia di Macron venderà alla Cina 300 jet del gigante europeo Airbus, mentre l'Italia di Luigi Di Maio offrirà a Pechino soltanto le arance siciliane». Questa è l'impressione generale passata l'euforia della visita della delegazione cinese tra Roma, Monaco e Parigi. Il tour di Xi Jinping nel vecchio continente è servito, da un lato, a dimostrare quanto sia semplice avvicinare la Cina all'Europa nell'epoca della guerra dei dazi di Donald Trump e, dall'altro, a rendere evidenti anche di fronte al gigante cinese le divisioni interne tra i Paesi europei. L'adesione italiana alle Nuove Vie della Seta, seppur molto importante, ha per adesso un valore soltanto politico e dovrà essere realizzata attraverso accordi successivi. Molto più rilevanti rispetto al resto degli accordi siglati tra Italia e Cina, dal punto di vista economico, sono i contratti che la Francia ha firmato con Pechino.



Il presidente francese Macron ha difeso gli interessi della Francia sottoscrivendo con Xi accordi da 40 miliardi di euro, solo il contratto con Airbus ne vale 30. Una crifra di molto superiore a quelli che le compagnie Italiane hanno firmato sabato scorso, dal valore di 2,5 miliardi di euro. I numeri basterebbero a spiegare la sproporzione, ma il trilaterale fra Xi, Macron, Merkel e Juncker ha avuto un impatto anche politico. Macron puntava a far capire al presidente cinese che l'Europa è un fronte unito e soprattutto il presidente francese voleva inviare un segnale all'Italia. Quasi a voler dimostrare a Xi chi realmente comanda in Europa, l'intenzione di Macron è stata dare contemporaneamente un colpo all'intraprendenza dell'Italia, primo membro del G7 ad aderire alle Nuove Vie della Seta, e un altro al protezionismo di Trump. Il multilateralismo è tutt'altro che finito, questo il messaggio dell'Eliseo alla visione unilateralista degli Usa dell'ex tycoon. Xi Jinping era, dal canto suo, interessato a trovare un unico interlocutore nel continente. «Qual è il numero per parlare con l'Europa», si chiedeva l'ex segretario di Stato Usa Kissinger. Xi non l'ha ancora capito, difficilmente quel numero sarà del premier Conte.

Secondo gli Stati Uniti, la Belt and Road è un progetto egemonico e riflette anche la “vanità” di Pechino. L'adesione dell'Italia alla BRI era stata criticata dagli europei, che avevano segnalato l'errore strategico di concedere ai cinesi di acquisire le infrastrutture europee come i porti. Tuttavia, Francia e Germania sembrerebbero ora desiderose di prendere parte alla BRI, seppur con le giuste e dovute cautele. La cancelliera Merkel ha parlato di «ruolo attivo dell'Europa nella Belt and Road», se questo significa maggiore reciprocità e avere maggior accesso al mercato cinese. Si pensa a un sistema di screening per gli investimenti stranieri in partcolare per quelli relativi alle infrastrutture strategiche e all tecnologia. Il sottosegretario Michele Geraci, favorevole alla BRI, al giornale cinese Gloabal Times, spesso specchio del Pcc, ha detto: «Prevedo che altri due Paesi G7 firmeranno il memorandum per l'adesione alle Nuove Vie della Seta». Tali Paesi potrebbero dunque essere proprio Francia e Germania.
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