Vienna, l'Isis rivendica l'attentato: pianificato a luglio. Sale l'allarme anche in Italia

Vienna, l'Isis rivendica l'attentato: pianificato a luglio. Sale l'allarme anche in Italia
Vienna, l'Isis rivendica l'attentato: pianificato a luglio. Sale l'allarme anche in Italia
di Flaminia Bussotti e Cristiana Mangani
Mercoledì 4 Novembre 2020, 09:49 - Ultimo agg. 12:02
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Il giorno dopo si contano i morti: quattro vittime e 22 feriti in un assalto che ha colpito una delle città più pacifiche d'Europa. Non erano pronti a Vienna a contrastare la furia jihadista, l'ultimo attentato a una sinagoga si era verificato 40 anni fa. Così l'unico terrorista entrato in azione è riuscito a confondere le idee, al punto da far pensare che avesse agito un intero commando, come era avvenuto al Bataclan. Sei gli obiettivi presi di mira, ognuno di questi, però, a distanza di circa 200 metri uno dall'altro, dove il giovane attentatore si è mosso con disinvoltura. Alla fine ministri e governo, dopo aver parlato di 4 componenti nel gruppo di fuoco, hanno dovuto fare dietrofront e spiegare che, ancora una volta, a tenere in scacco una città era stato un cane sciolto: Fejzulai Kujtim, venti anni, di origine macedone, nato a Vienna, in una famiglia molto povera, doppia cittadinanza e l'affiliazione all'Isis del nuovo califfo Amir Mohammed Abdul Rahman al Mawli al Salbi, uno dei fondatori del Terrore nero, conosciuto con diversi alias. L'analisi dell'attentato ha fatto ammettere agli 007 austriaci che, se ad agire fossero state più persone, il numero dei morti sarebbe stato certamente maggiore. 

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Nella serata di ieri, poi, l'Isis ha fatto arrivare la sua rivendicazione attraverso l'agenzia di propaganda Amaq, seguendo gli stessi schemi di quella effettuata per gli assalti in Congo e a Kabul, avvenuti a distanza di poche ore da quello austriaco.

La guerra notturna a Vienna è iniziata alle 20 davanti alla sinagoga nel quartiere ebraico, principale hotspot della movida cittadina.

Le persone sedute ai tavoli dei locali si sono trovate davanti un uomo armato di mitraglietta AK 47, pistola e machete. Dalle immagini si intuisce che si tratta di una persona che non maneggia le armi con particolare destrezza, nonostante uccida senza scrupolo. Ha agito da solo? È stata un'azione strutturata? Dai primi accertamenti sembrerebbe che, a luglio scorso, si sia svolta una riunione per preparare l'attentato e le altre azioni da mettere in campo contro l'Occidente. Incontro avvenuto probabilmente nei Balcani. 

 

Nove minuti dopo la prima sparatoria, la polizia ha ucciso Fejzulai ed è scattata la ricerca dei potenziali complici. Tutta l'area e l'intero centro storico di Vienna sono stati sigillati dalle forze dell'ordine e da diverse centinaia di reparti speciali, le teste di cuoio Cobra e Wega. A terra, sono rimasti quattro passanti uccisi dall'attentatore, due uomini e due donne, e 22 feriti di cui almeno sei in fin di vita. Le indagini si sono allargate a tutti i distretti ma senza risultato: solo ieri pomeriggio il ministro Nehammer ha confermato che l'attentatore era solo. In nove minuti fino a quando è stato freddato, ha fatto in tempo a seminare panico e morte in molte strade del centro indirizzi storici e turistici come il Graben, Fleischmarkt, Seitenstättengasse - e a ingaggiare sparatorie in sei diversi punti della zona. In nottata la polizia aveva fatto irruzione nella casa dove il giovane viveva, sfondando la porta con esplosivo, e ha condotto fra Vienna e la Bassa Austria un'altra ventina di perquisizioni domiciliari «nella cerchia dei contatti dell'attentatore». 

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Il nuovo assalto all'Europa ha fatto scattare l'allerta anche in Italia. Da tempo l'Aise, il nostro servizio segreto esterno, diretto da Giovanni Caravelli, ha sollecitato una maggiore attenzione per la possibile ripresa degli assalti jihadisti. Nonostante la morte di al Bagdadi abbia inferto un duro colpo all'Isis, la radicalizzazione sui social ha continuato a viaggiare veloce. E all'attenzione dei nostri 007 sono finiti I leoni dei Balcani, una organizzazione costituita nel 2018, con i reduci dei teatri di guerra della Siria e dell'Iraq. Giovani pronti a tutto, provenienti dall'Albania, dalla Bosnia Herzegovina, dal Kosovo, dalla Macedonia, dal Montenegro e dalla Serbia. Ed è proprio con questo gruppo che potrebbe essersi radicalizzato Fejzulai Kujtim.

Nel frattempo, in Austria, quattordici persone sono state fermate e interrogate. Dichiarazioni di condanna dell'attentato e solidarietà all'Austria sono giunte da tutto il mondo. In un discorso alla nazione, il cancelliere Kurz ha detto che questa è l'ora più buia della Repubblica, l'attentato era motivato da «odio per il nostro modello di vita». «Non si tratta di uno scontro fra cristiani e musulmani, fra l'Austria e i migranti, ma fra civiltà e barbarie», ha dichiarato.


Nella giornata di ieri, poi, a Roma la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese ha presieduto un Comitato per l'ordine e la sicurezza. Grande preoccupazione è stata manifestata per il controllo sull'immigrazione clandestina. L'attentatore di Nizza era arrivato con un barcone a Lampedusa. I servizi segreti tunisini stanno offrendo molta collaborazione alla nostra intelligence, ma non tutti i radicalizzati vengono segnalati. È stato poi deciso di potenziare i controlli alle frontiere e ai luoghi sensibili come le sinagoghe, i centri culturali e le ambasciate francesi.

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