Scuole del Sud, scontro sulle parole di Bussetti: la maggioranza è spaccata

Scuole del Sud, scontro sulle parole di Bussetti: la maggioranza è spaccata
di Francesco Lo Dico
Domenica 10 Febbraio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 11:45
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«Non sono contro il Sud, hanno stravolto le mie parole». Quando il ministro Bussetti tenta di fare retromarcia, è ormai troppo tardi. Le sue parole sono diventate già da qualche ora un caso politico che scatena, oltre all'indignazione delle opposizioni, anche un durissimo scontro tra Lega e Cinque Stelle ormai a ferri corti sull'imminente autonomia del Nord. L'affondo del titolare del Miur in quota Lega, arriva a margine di una visita ad alcune scuole di Afragola e Caivano. Più fondi per consentire alle scuole del Sud di colmare il divario con il Nord? «No», risponde Bussetti in un video che fa il giro della rete. È necessario solo «più sacrificio, più lavoro, più impegno. Vi dovete impegnare forte». Il primo a reagire è il sindaco De Magistris, che bolla Bussetti come «il ministro dell'ignoranza». «Toni di disprezzo e di malcelato pregiudizio per la qualità dell'azione educativa messa in campo nelle scuole del Sud», è l'indignata reazione dell'Andis, l'Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici presieduta da Paolino Marotta. Ma la sortita del ministro fa saltare anche i nervi al Movimento. I primi a replicare sono i consiglieri regionali M5S. «Oltre a offendere la Campania e l'intero Sud scrivono in una nota - le parole di Bussetti ledono profondamente la dignità dei nostri insegnanti». Ma decine di parlamentari grillini chiedono insistentemente ai sottosegretari dell'Istruzione 5 Stelle, Fioramonti e Giuliano, ma anche al vicepremier Di Maio, una dura presa di posizione contro Bussetti. Che arriva alla fine di una serie di telefonate di fuoco. «Vogliamo credere scrivono i primi due in una nota congiunta - che il ministro Bussetti nell'auspicare maggior impegno da parte del Sud, sottintendesse quanto siano stati finora straordinari proprio l'impegno, il lavoro e il sacrificio di tutti gli operatori della filiera scolastica e universitaria del meridione». Poi l'affondo di Luigi Di Maio: «Se un ministro dice una fesseria sulla scuola, chiede scusa. Punto. Venire in una delle aree più in difficoltà d'Italia a dire - usando il voi - che per ridurre il gap nelle scuole del Sud vi dovete impegnare di più farebbe girare le scatole anche a un asceta».
 
È il segnale di guerra che tutti nel Movimento aspettavano da tempo. Il caso Bussetti non è una semplice disfida locale, ma la cartina di tornasole di un terremoto imminente che rischia di separare per sempre Lega e 5 Stelle intorno alla vera faglia: l'autonomia del Veneto e della Lombardia, sulla quale a pochi giorni dal via all'intesa, è in corso tra i due alleati di governo un braccio di ferro senza precedenti. Ne è ben consapevole anche Matteo Salvini, che in serata prova a spargere acqua sul fuoco. «Questo governo sta finalmente facendo per la gente del Sud. I fatti sono più forti di qualsiasi polemica». Ma la vera posta in gioco sono i soldi. E cioè il surplus fiscale che Veneto e Lombardia intendono trattenere sul territorio per effetto dell'autonomia rafforzata. Quella di Bussetti non è un'uscita estemporanea spiegano infatti fonti interne del M5s ma l'avvisaglia di come funzioneranno le cose dopo che passerà l'autonomia, sulla quale la Lega ha intenzione di andare avanti con la ruspa, pena (vedi l'avviso di Giorgetti e Stefani) la caduta del governo. La tensione sul punto è altissima. Tanto che in serata anche il ministro (grillino) del Mezzogiorno Barbara Lezzi avverte la controparte leghista: «Non si accampino sterili giustificazioni. Abbiamo un contratto da rispettare in cui ci siamo impegnati a colmare il divario tra Sud e Nord». Ma c'è un problema. «Nella bozza d'intesa siglata con Veneto e Lombardia assicura chi ha letto il dossier è previsto che i 200mila insegnanti delle due regioni, passeranno alle dipendenze dei due enti locali, insieme ai relativi 8 miliardi che verranno a mancare dalle casse dello Stato centrale. È la stessa questione che nell'ultimo mese ha scatenato un duro scontro al Miur tra Bussetti e i sottosegretari Fioramonti e Giuliano. Ma anche la stessa questione che in un'intervista al Mattino ha il governatore veneto Luca Zaia ha anticipato così: «Chi fa da sé fa per tre». E che è stata sfiorata anche dal ministro Salvini, poco prima delle dichiarazioni di Bussetti. «Spendendo i soldi più vicino a dove vengono pagate le tasse è più difficile rubare e sprecare. Penso alla gestione della scuola», annotava solo pochi giorni fa il leader della Lega. A dispetto del Carroccio che sull'autonomia pretende solo una ratifica dell'Aula, prendere o lasciare, il Movimento è seriamente intenzionato a modificare l'intesa in Parlamento. «Al di là dei desiderata dei Bussetti di turno e dei Salvini, il M5s ritiene l'iter parlamentare dell'autonomia necessario e obbligatorio», chiarisce al Mattino il vicepresidente della commissione bicamerale per il Federalismo, Vincenzo Presutto. «Alla Lega ribadisce il senatore Sergio Vaccaro, che di Presutto è collega in commissione - lo diciamo chiaramente. Al Sud spettano fondi ordinari pari alla popolazione e aggiuntivi secondo i principi di perequazione fiscale della nostra Costituzione. L'autonomia avverrà in questa cornice e non tollereremo colpi di mano per togliere risorse al Sud». Da Afragola e Caivano è partita la prima scossa di un imminente terremoto.
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