2 Giugno, il ministro Trenta: «È la Festa di tutti gli italiani, dei militari ma anche dei civili»

2 Giugno, il ministro Trenta: «È la Festa di tutti gli italiani, dei militari ma anche dei civili»
2 Giugno, il ministro Trenta: «È la Festa di tutti gli italiani, dei militari ma anche dei civili»
di Simone Canettieri
Sabato 1 Giugno 2019, 00:09 - Ultimo agg. 08:03
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Ministro Elisabetta Trenta, che 2 Giugno sarà? Le polemiche non mancano, così come gli attacchi nei suoi confronti.
«Guardo avanti. Sempre. Sarà la festa di tutti gli italiani: una giornata simbolo per ricordarci quanta strada il nostro Paese ha fatto fino a questo momento. Servirà anche a ricordare ad ognuno di noi, dai rappresentanti delle istituzioni ai militari ai cittadini, quanto sia importante svolgere ogni giorno il proprio dovere a tutela della democrazia e delle istituzioni della Repubblica».

Un anno fa giurava da ministro della Difesa, è stato un anno complicato per lei. 
«Direi molto impegnativo, abbiamo raggiunto molti risultati e ciò che ho sempre avuto chiaro in mente è stato lo scopo: lavorare duramente per il bene del Paese e per il bene della Difesa. E’ quello che continuerò a fare».

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Il vicepremier Matteo Salvini la critica di continuo, lei sembra essere in bilico: è preoccupata?
«Ma no, ogni tanto ci siamo confrontati vivacemente, tutto qua. Salvini esprime le sue opinioni, io le mie, spesso sono vicine. Ma lo stile è diverso. Mi preoccupo del futuro del Paese, della poltrona me ne frega poco». 

È stata attaccata per aver dedicato la Festa, prima delle Europee, all’inclusione: era una mossa elettorale?
«No, non amo l’uso strumentale di questioni legate ai militari e alle istituzioni. Il 2 Giugno è la festa di tutti e il tema scelto nulla ha a che fare con questioni politiche. E’ la stessa Costituzione che richiama il concetto di inclusione, per quanto riguarda la parata significa che nessuno nella Difesa resta indietro. La Difesa non dimentica i suoi uomini e le donne, militari e civili, non dimentica chi, ferito nel corpo o nell’anima in teatro operativo, porta su di sé i segni delle ferite, non dimentica chi si ammala per il servizio, non dimentica le famiglie di coloro che sono morti per la difesa della Patria».

I generali Arpino, Tricarico e Camporini e l’ex ministro La Russa non parteciperanno alla parata in polemica con il governo e con lei: questo non la imbarazza?
«Non voglio commentare opinioni personali, il 2 Giugno è la Festa della Repubblica e di tutti gli italiani e non del ministro della Difesa, del governo o dei soli militari che, come ben sappiamo, celebrano la loro Festa il 4 Novembre. Le istituzioni vanno oltre le polemiche politiche».

Il mondo delle Forze Armate chiede che venga riconosciuto culturalmente lo status dei militari, che non sono impiegati pubblici.
«Certo, la professione di militare è ormai codificata anche culturalmente. I militari non sono impiegati pubblici, non lo sono mai stati e non lo saranno mai. Basta leggere la solenne formula del giuramento che ogni militare pronuncia per rendersene subito conto. Ritengo peraltro che oggi la nostra Difesa sia composta da uomini e donne preparati e pronti ad affrontare tutte le sfide. Per quello che fanno ogni giorno li vorrei ringraziare, da cittadina e da ministro della Difesa».

La sindacalizzazione delle Forze Armate non è una deriva che mina appunto la specificità dei militari?
«No, assolutamente. Dobbiamo capire che i tempi sono cambiati e che anche le Forze Armate devono adeguarsi al cambiamento; con la sospensione della leva obbligatoria e la nascita della “professione” di militare, non possiamo non prevedere anche una forma di tutela sindacale nei confronti dei nostri soldati, salvaguardando, ovviamente, la specificità del loro status e i principi fondanti dell’organizzazione militare, la gerarchia, la disciplina e l’etica militare. Le associazioni militari a finalità sindacale saranno quindi organizzate tutelando le caratteristiche essenziali delle Forze Armate e, certo, ci saranno alcune limitazioni».

Quali? 
«Per esempio non sarà mai possibile il diritto di sciopero. Il Parlamento saprà trovare la giusta misura tra l’assicurazione dei diritti dei militari e la tutela dell’organizzazione». 

È vero che per abbattere le ville dei Casamonica si è ricorso ai militari perché le aziende private si erano fatte indietro? 
«E’ stato richiesto il nostro supporto e in qualità di ministro ho immediatamente dato via libera all’impiego di uomini e mezzi del Genio dell’Esercito Italiano. Le Forze Armate sono al servizio dei cittadini e delle istituzioni e in questo caso oltre a ridurre i tempi burocratici di gare di appalto, viene data con urgenza e immediatezza la risposta dello Stato, uno Stato forte che contrasta con tutte le sue capacità l’illegalità e le mafie». 

Possiamo dire che l’uso del Genio per l’emergenza strade di Roma è un’ipotesi sfumata?
«Il Genio dell’Esercito è una delle più forti capacità duali di cui dispongono le Forze Armate e un suo intervento è comunque circoscritto alle sole emergenze, tra le quali anche gli interventi nei tratti stradali pericolosi. E questo vale per tutti i Comuni». 

Il ritiro delle truppe dall’Afghanistan servirà a rinforzare Strade Sicure? 
«Per l’Afghanistan, l’Italia svolge tutt’ora la missione Nato Resolut Support. Il governo, pur confermando l’impegno in Afghanistan per il contrasto al terrorismo internazionale, intende riequilibrare le risorse disponibili in favore degli impegni più immediatamente aderenti agli interessi e alle aeree geografiche di prioritario interesse nazionale, riducendo la consistenza numerica del nostro contingente non prima comunque della conclusione del processo elettorale per la nomina del nuovo presidente, passando da 800 a 700 militari». 

Tofalo, che l’aveva criticata, rimarrà sottosegretario?
«Lo spero, l’importante è lavorare bene, tutti insieme, per il bene del Paese».

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