Un sorriso stanco solca il viso di Giorgia Meloni mentre si alza da una riunione fiume a Palazzo Chigi con i ministri, il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e una delegazione di associazioni industriali e sindacati della Regione colpita dall’alluvione. «Fondi così, in emergenza, non so se si sono mai visti», confida la premier ai suoi. E poi: «Tanta gente mi ha detto “Ricostruiamo”. Se ne esce tutti insieme, guardando insieme all’obiettivo si possono fare grandi cose». Stanzia più di due miliardi di euro, un terzo dei sei miliardi di danni preventivati, il “decreto-alluvione” per tamponare l’emergenza. Molti di più di quanto il governo sperasse alla vigilia, trascorsa in una frenetica caccia ai fondi. Nel testo licenziato dal Cdm di ieri mattina ci sono conferme. La sospensione dei termini per i versamenti di tasse e tributi fino al 31 agosto così come di mutui e bollette grazie a due convenzioni con l’Abi e l’Arera, lo stop ai processi in quasi cento comuni nelle aree colpite dal disastro, tre mesi in più per beneficiare del Superbonus 110%.
LE LINEE GUIDA
Ripartire subito è la priorità e in campo scende anche la diplomazia.
LE TAPPE
Sul nome di Bonaccini la maggioranza non riesce ad accordarsi e infatti per ora dell’alluvione si occuperà il commissario alla crisi idrica Nicola Dell’Acqua. L’intesa personale tra Meloni e Bonaccini invece regge e si vede a colpo d’occhio. Seduti a fianco in un punto stampa improvvisato, il governatore e presidente dem sciorina la lista di interventi chiesti dalla Regione e ringrazia la premier che intanto ascolta e appunta, carta e penna. «Confido che anche sulla ricostruzione lavoreremo insieme», dice lei, mettendo subito dopo le mani avanti: «Faremo un lavoro di cesello per non discriminare nessuno ma anche per non spendere risorse dove non sono necessarie». Probabile invece che per l’emergenza alluvione non sarà speso un solo euro del Pnrr. Il piano per la ripresa europeo ha una rendicontazione troppo corta, il 2026, e naviga in altre acque. Non meno agitate. Anche se il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto non ha escluso di bruciare i tempi utilizzando le risorse Ue.