Alluvioni, Musumeci: «Le Autorità di bacino deficitarie. Troppi vincoli per spendere i fondi»

Il ministro per la protezione civile: «Lo Stato deve intervenire se si omette un'opera fondamentale»

Alluvioni, Musumeci: «Le Autorità di bacino deficitarie. Troppi vincoli per spendere i fondi»
Alluvioni, Musumeci: «Le Autorità di bacino deficitarie. Troppi vincoli per spendere i fondi»
di Francesco Bechis
Lunedì 22 Maggio 2023, 00:05 - Ultimo agg. 23 Maggio, 01:15
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Un decreto per tamponare l’emergenza in Cdm, poi la ricostruzione. Serve una scossa contro l’inerzia di Regioni ed enti locali nella prevenzione contro il dissesto idrogeologico, spiega il ministro della Protezione civile Nello Musumeci. Davanti a incuria e rimpalli, lo Stato «non può farsi da parte». 

Un decreto da venti milioni di euro è una goccia nell’oceano.
«Certo, ma dipende a cosa servono quelle risorse.

Se sono destinate ad acquistare subito beni e servizi con somme urgenze, saltando procedure interminabili, allora trenta milioni finora stanziati sono più di una goccia». 

Meloni doveva venire prima in Emilia-Romagna?
«Per liberare le città dalle acque? Il presidente non era in vacanza ma a rappresentare la nazione al G7 e ha lasciato i lavori in anticipo. Sono solo speculazioni. Nessun governo si è mai mosso con tanta celerità». 

È stata una tragedia inevitabile?
«Tragedie di queste dimensioni sono sempre inevitabili. Si possono solo limitare i danni con una seria prevenzione strutturale. Non ho il quadro completo degli interventi eseguiti in Emilia-Romagna contro il dissesto idrogeologico e non voglio alimentare polemiche. È chiaro però che il problema esiste ed è nazionale». 

Quale?
«La mancata prevenzione. Negli anni, con vari fondi, lo Stato ha messo a disposizione delle sue articolazioni significative risorse contro queste emergenze. Diversi miliardi. Risorse rimaste per gran parte inutilizzate. È mancata la consapevolezza della gravità del fenomeno». 

Le Regioni arrancano nella spesa?
«Le difficoltà di spesa non sono solo nelle Regioni. Gli stessi enti locali spesso non hanno sufficienti strutture tecniche e amministrative per mettere a terra i fondi».

Come se ne esce?
«È un limite culturale e politico. Dobbiamo lavorare di intesa con le Regioni e, ritengo, pensare ad una struttura agile, snella, presso la presidenza del Consiglio».

Recupererete Italia Sicura, la struttura del governo Renzi?
«Quel modello aveva alcuni aspetti positivi che pensiamo di recuperare nel ddl contro le calamità cui stiamo lavorando. Per farlo dobbiamo rivedere anche la normativa sulle autorizzazioni ambientali e, proporrei, le competenze delle Autorità di bacino».

Ad esempio?
«Sono leciti i dubbi sull’effettiva capacità di queste strutture di far fronte ai loro obblighi, per la vasta competenza territoriale, per carenza di strumenti e di personale». 

Le Regioni possono occuparsi in autonomia della prevenzione contro il dissesto?
«Debbono, ma all’interno di una strategia nazionale che è mancata. Lo Stato deve limitarsi al ruolo di arbitro. Ma se c’è una rissa in campo deve intervenire». 

Commissariando?
«Sì, avocando a Roma una competenza che appartiene all’articolazione periferica. Lo Stato deve fare lo Stato. Se si omette un intervento su un’asta fluviale che può determinare distruzione e morte, Roma non può girarsi dall’altra parte». 

Per chi perderà la casa metterete a disposizione strutture temporanee come è successo dopo il terremoto dell’Aquila?
«Sarei attento agli accostamenti. A differenza di un sisma, dopo un’alluvione buona parte degli edifici può tornare abitabile, se non ha subito erosioni alla base o danni strutturali. Siamo intanto al lavoro per liberare dall’acqua i centri abitati e le aziende».

Poi bisognerà pensare alla Ricostruzione. Modello Genova?
«Stiamo lavorando in questi giorni a uno strumento per velocizzare le gare e dunque la costruzione delle opere». 

Userete i fondi del Pnrr?
«Come ha ricordato Fitto la scadenza del piano, giugno 2026, difficilmente si concilia con i tempi richiesti per le opere idrauliche necessarie. Diverso è il caso dei Fondi di coesione». 

Anche quei fondi per le Regioni, in passato, sono rimasti nel cassetto. 
«Utilizzato il 34 per cento. Spesso, e lo dico da ex governatore, non è mancata la volontà ma la capacità di spenderli. Troppi vincoli e troppa burocrazia».

Ministro, dal governo c’è chi accusa dei ritardi il “partito del no” ambientalista. 
«Bisogna distinguere. C’è un ambientalismo costruttivo, pragmatico, utile. Poi ci sono gli ambientalisti “cocomero”. Verdi fuori, rossi dentro». 

Anche in Emilia-Romagna?
«Ovunque. Chi crede che per arginare i fiumi basti la terra è portavoce di una cultura integralista ahimè oggi sempre più dominante. Non si può più tollerare che un comitato di cinque persone basti per fermare una cassa di laminazione o una diga».

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