Alta tensione Tav, pronto il blitz: Telt vuole sbloccare lavori per 2,5 miliardi

Alta tensione Tav, pronto il blitz: Telt vuole sbloccare lavori per 2,5 miliardi
di Umberto Mancini
Martedì 19 Febbraio 2019, 13:00
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Stop alla melina sulla Tav. A rompere lo stallo di questi giorni ci penserà probabilmente il cda di Telt, la società mista italo francese incaricata di costruire il tunnel di base della Torino Lione. Dopo il congelamento di tutte le decisioni deciso a dicembre in attesa, come noto, della valutazioni della commissione costi benefici del Mit, il board, convocato per questa mattina, vuole cambiare passo, non avendo nessuna intenzione di perdere altro tempo. In ballo ci sono 2,3 miliardi di appalti da far partire. Per rispettare la tabella di marcia dei lavori della tratta ferroviaria e, soprattutto, non perdere i fondi europei già stanziati.
 
Forte della presa di posizione del ministro dei Trasporti francese Elisabeth Borne, che vede come fumo negli occhi i tentativi italiani di ritardare una decisione definitiva, la Telt è pronta ad aprire la gara interazionale per l'assegnazione dei lavori. Il mese di febbraio è infatti considerato una sorta di dead line proprio per programmare il futuro, avviare la selezione tra le imprese, non compromettere i passi avanti fanno fino ad oggi. Le motivazioni della commissione del Mit alla base del no alla Tav sono infatti ritenute inconsistenti da Telt, così come dal governo di Parigi. Da qui la scelta di accelerare. «Anche perché - spiega un consigliere di amministrazione della società - l'alternativa sarebbe quella di bloccare l'opera, facendo una clamorosa marcia indietro». Andrebbero in fumo quasi un miliardo di finanziamenti europei, senza contare il rischio di dover restituire quelli già avuti. Una ipotesi a cui francamente non credono nemmeno i più pessimisti a Bruxelles. Piuttosto bisogna registrare che i tentativi di mediazione avviati con il ministero dei Trasporti italiano, giovedì una delegazione è volata nella città belga, non sono andati a buon fine. Del resto in assenza di una chiara indicazione da Palazzo Chigi non è facile capire come finirà la partita. Da Bruxelles hanno sottolineato che se Italia e Francia non trovano un accordo in tempi stretti, ben prima cioè delle elezioni europee di maggio, potrebbero saltare complessivamente 926 milioni di euro, soldi destinati alla realizzazione del corridoio est-ovest di cui la Tav fa parte. Fondi che verrebbero riassorbiti dal bilancio comunitario. Si tratta, evidentemente, di una soluzione che la Francia non vuole nemmeno prendere in considerazione. Ma è che comunque sul tavolo. In assenza di un piano alternativo crescono le preoccupazioni. Anche se, proprio ieri, alla vigilia del cda, Luigi Di Maio sembra più possibilista sull'esito della trattativa: «troveremo una soluzione partendo dall'analisi costi-benefici». L'idea che circola è quella di tagliare rispetto al progetto originario, per risparmiare almeno un miliardo.

Spinge per chiudere il cerchio anche il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino. «L'Ue ha confermato la disponibilità a finanziare al 50% non solo il tunnel di base della Torino-Lione - ha sottolineato - ma anche le tratte nazionali di avvicinamento». In questo modo, spiega, «si dimezzerebbe per l'Italia il costo della tratta nazionale, da 1,7 miliardi a 850 milioni, e si abbasserebbe di un ulteriore 10% il costo del tunnel di base». Per Chiamparino si tratta di una «ragione in più perché Telt dia il via libera ai nuovi bandi per continuare i lavori in corso. Sempre ieri forte presa di posizione della Sidt, la società italiana docenti dei Trasporti guidata da Antonio Musso, per difendere il prof Pierluigi Coppola che, come noto, non ha condiviso l'analisi costi benefici del Mit, dagli attacchi del ministro Danilo Toninelli. Per la Sidt le valutazioni di Coppola sulla strategicità della Tav sono corrette.
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