Onorevoli in ansia, il rischio della vigilia di Natale in aula tra norme e tabelle

Deputati costretti a ritardare il rientro a casa: nello scenario peggiore l’esame del testo può durare fino a domani sera

Vigilia di Natale in aula tra norme e tabelle, l’ansia degli onorevoli
Vigilia di Natale in aula tra norme e tabelle, l’ansia degli onorevoli
di Mario Ajello
Venerdì 23 Dicembre 2022, 00:07 - Ultimo agg. 12:02
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Giorgia Meloni con i suoi si sforza di essere sdrammatizzante: «Non preoccupatevi, il cenone di Natale è salvo». «Ma davvero lo è?», è la domanda di terrore che circola in queste ore a Montecitorio. Dopo la scoperta che agli onorevoli - già esausti per le nottate trascorse senza dormire pur di licenziare la legge di bilancio e mandarla in aula prima delle feste: «Pensavamo che la pena fosse finita», dicono un po’ tutti invece: «Fine pena mai!» - toccherà stare inchiodati ai loro scranni anche sabato 24 dicembre perché si sta andando per le lunga sulla manovra.

C’è chi si rivolge a Mulé, vicepresidente di Montecitorio: «Giorgio, ma sul serio rischiamo di fare la cena di Natale alla buvette? E se chiudono pure quella perché giustamente i baristi hanno i loro cari che li aspettano a casa? E i tortellini in brodo di mia moglie quest’anno me li sogno?».

Ma no, entro il pomeriggio si dovrebbe riuscire a finire tutto. Ma uno come Richetti, calendiano gran combattente in questa finanziaria, dice che non è detto: «Già la giornata della vigilia ancora alle prese con la manovra, causa incapacità della maggioranza di governo, è un inedito e non si sa se riderci o piangerci su. Ma se dovesse saltare il cenone con i propri cari, sarebbe il colmo». 

Ieri, quando è piovuta la funerea notizia, gli onorevoli che in questi giorni passando davanti al grande albero di Natale piazzato all’ingresso di Montecitorio gli sorridevano e in fondo si complimentavano con lui per la sua bellezza, hanno cambiato mood e, per dirla in slang romanesco, hanno imbruttito davanti all’arbusto: «Io passare con te la notte di Natale? Ma te lo sogni!».

I trolley scalpitano. E i titolari di queste valigie, alcune sono già piazzate nel guardaroba della Camera alla destra dell’ingresso principale e già pronte a partire, mordono il freno: «Ho i bimbi piccoli che mi aspettano a casa, e non vedono l’ora che come ogni anno mi maschero da Babbo Natale, e non li posso deludere e preferirgli il maxi-emendamento». In più, c’è il problema dei sospetti. Svariati deputati, e deputate, quando hanno informato le mogli, i mariti, le fidanzate insomma i partner della possibilità di non tornare a casa per Natale, si sono sentiti e sentite dire: «Non è che è una scusa per restare a Roma perché hai l’amante?».
Magari è anche questo, ma di sicuro c’è che i tempi della manovra si stanno pericolosamente allungando e nessuno è contento all’idea di non sentire la sera o anche il pomeriggio Jingle Bells nel focolare domestico-natalizio e immaginare con i propri cari i respiri del bue e dell’asinello provenienti dal presepe, perché c’è fa mettere definitivamente nero su bianco nella legge più importante dello Stato la possibilità di sparare ai cinghiali in mezzo alla strada. 

IL CINEPANETTONE

Il fatto è che è stata proprio la premier, anzi il capo del governo, insomma Giorgia Meloni, ad agitare nei giorni scorsi lo spauracchio della seduta fiume a Montecitorio (con prolongé addirittura fino al 25) pur di raggiungere l’obiettivo della legge finanziaria. Un’immagine che aveva fatto tremare molti deputati, sia di maggioranza che di opposizione, e soprattutto i non romani, non esattamente entusiasti all’idea di mangiare il panettone tra i banchi della Camera, ma i più credevano in fondo improbabile quest’eventualità. Adesso invece, dicono nel gruppo del Pd, con una certa soddisfazione, «può accadere di tutto». E sono convinti i dem, tra Montecitorio e Nazareno, che nel caso «la totale imperizia dei partiti di maggioranza dovesse obbligarci a saltare il cenone, gli italiani si accorgerebbero della loro completa mancanza di serietà» e magari proverebbero indignazione verso i governanti. Ma è più probabile un’altra morale della favola: chissà quanti italiani stapperanno spumante, «gridando «se lo meritanoooo!!!!», di fronte alle immagini televisive che immortalano i parlamentari costretti a lavorare, contrappasso della loro presunta inattività ben pagata, la sera di Natale. 

Ma il terrore degli onorevoli si estende anche al Capodanno. Quando ieri il leghista Gusmerli, uno di più attivi nella confezione della legge di bilancio, ha avvertito i suoi colleghi che «tra Natale e Capodanno dovremo essere tutti presentissimi in Senato» perché poi toccherà a Palazzo Madama dare il via definitivo alla manovra, l’effetto sortito è stato tra l’incredulo e l’indigeribile: come quello di un panettone, o di un cinepanettone, andato a male.

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