Assemblea nazionale di Azione a Napoli, Mara Carfagna eletta presidente: «Il populismo si sgonfierà, dobbiamo farci trovare pronti»

Il terzo polo: la manovra? Non c'è niente dentro

Mara Carfagna e Carlo Calenda
Mara Carfagna e Carlo Calenda
di Emiliano Caliendo
Sabato 19 Novembre 2022, 14:34 - Ultimo agg. 20 Novembre, 11:02
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L'assemblea nazionale di Azione, riunita a Napoli nel teatro Politeama, ha eletto Mara Carfagna presidente del partito. Il voto ha visto esprimersi a favore di Carfagna l'83,8 per cento dei delegati, mentre ha espresso voto contrario il 10,6 e si è astenuto il 5.6 per cento. 

«Il populismo si gonfia, vince le elezioni, si gonfia e si nutre della rabbia, delle paure, delle preoccupazioni, delle insoddisfazioni, ma poi alla prova del governo mostra tutte le sue debolezze, le sue fragilità e le sue contraddizioni. È successo al Movimento 5 Stelle, è successo alla Lega, io credo che accadrà molto presto anche questa volta e noi dobbiamo farci trovare pronti» ha detto Carfagna nel suo discorso dopo la proclamazione.

«Ecco perché ha senso dedicare forza, energie, entusiasmo alla costruzione di un grande centro riformista - ha aggiunto Carfagna - perché tutto ci dice che si va in quella direzione, tutto ci dice che si stanno aprendo tempi nuovi e in questi tempi nuovi saremo noi ad avere molto da dire, sarà la politica del buon senso e della responsabilità a rappresentare una valida alternativa di governo. Io so che detto adesso sembra complicato e difficile, sembra di avere davanti una montagna da scalare perché le percentuali di consenso di Fratelli d'Italia e di Giorgia Meloni sono ancora molto alte, ma vi dico: scaliamo questa montagna, insieme con tutto l'entusiasmo e le competenze di cui siamo capaci, arriviamo in cima perché lì toccherà a noi. In questa platea, a questo tavolo noi non siamo secondi a nessuno per competenze, capacità ed esperienze. Qui c'è la futura classe dirigente di questo paese».

«Carfagna è una personalità per noi molto importante anche per riuscire a parlare al Sud Italia», spiega Carlo Calenda.  «Non è un caso – ha aggiunto - che facciamo a Napoli questo incontro. C'è un lavoro da fare per recuperare rappresentanza di chi pensa che il Sud non è condannato all'assistenzialismo e invece può emanciparsi, avere industrie, servizi, istruzione, sanità. È la nostra priorità nei prossimi mesi».

 

Trecento circa i delegati nazionali arrivati da ogni regione al Teatro Politeama. Ci sono poi tutti i big del partito: da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini, da Enrico Costa a Matteo Richetti, capogruppo alla Camera del gruppo Azione-Italia Viva. La riunione di Napoli è la prima tappa del processo che porterà alla federazione con Italia Viva, in attesa dell’assemblea nazionale del partito di Matteo Renzi, che si terrà il 4 dicembre a Milano.

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Come c’era da aspettarsi, sono stati diversi gli strali lanciati da Calenda sia al Governo Meloni, a partire dalla legge di bilancio, che al Partito Democratico. «La manovra è molto vuota, non c'è niente dentro. È una 'manovra Salvini' – attacca l’ex ministro dello sviluppo economico - con le solite cose: il tetto al contante, i cordoni, le tensioni. Sono tutte cose che tralasciano di toccare i punti fondamentali come l'evasione fiscale e la sanità per cui sono previsti fondi in discesa». Forte la preoccupazione, inoltre, per il disegno di legge sull’autonomia differenziata a firma del ministro leghista per gli Affari Regionali Roberto Calderoli. «Sono molto preoccupato per il progetto dell'autonomia di Calderoli. Sono molto contento che Meloni abbia fermato tutto, perché ci vuole una riflessione fatta bene. Non si può andare avanti senza prevedere i livelli essenziali di prestazione (Lep) e un aggancio su prestazioni decenti.

Non si può dire che siccome a Napoli si è speso meno diamo meno soldi, bisogna invece mettere in condizione i campani di avere una sanità come quella che hanno i lombardi o chi vive in Emilia-Romagna».

Calenda ha poi riaffermato la sua visione dell’assetto istituzionale dello Stato: «Per noi il monocameralismo è un fatto importante - sottolinea - ed è importante riattrarre al centro nuove prerogative, per esempio le infrastrutture energetiche e ambientali. Dall'altra parte, non si tocchi la scuola, che dev'essere il fattore che unifica il Paese». L’europarlamentare prende poi per l’ennesima volta le distanze dal Pd, partito con cui è stato eletto a Bruxelles nel 2019. «Se qualcuno pensava di venire in Azione per fondare una costola del Pd si è sbagliato di grosso: noi stiamo costruendo una grande area liberal-democratica, un partito di centro che metta insieme liberali, popolari e riformisti e che diventi il perno del nuovo sistema politico», ha tuonato. «Siamo il partito più votato tra i giovani perché non parliamo solo politichese, per noi la politica è una grande battaglia etica. La rivoluzione di cui ha bisogno l'Italia è il pragmatismo, che non è tecnocrazia. È la capacità di prendere un'idea di Paese e trasformarla in provvedimenti, consapevoli che questi provvedimenti avranno aspetti positivi e aspetti negativi», ha aggiunto.

Alle prossime elezioni regionali in Lombardia, Azione sosterrà quindi, «oltre gli steccati», la candidatura dell’ex sindaco di Milano ed ex vicepresidente di Regione Lombardia nella giunta di centrodestra a guida Fontana, Letizia Moratti. «Noi vogliamo stabilire un principio: che le persone capaci, che abbiano militato nella destra o nella sinistra poco conta. Quello che serve è che stiano insieme per un riformismo pragmatico. Noi siamo un centro riformista e vogliamo rompere gli schemi della Seconda Repubblica». «Sulla Lombardia – insiste Calenda - il Pd ha fatto una scelta strana, perché ha candidato una persona molto perbene che però è molto vicino alle posizioni del Movimento 5 Stelle, si porta dietro persone come Agnoletto del fronte anticapitalista. A nostro avviso è una scelta molto perdente, arriveranno terzi».

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