Urso: «Incentivi per produrre auto in Italia. Il Pnrr? All'Ue chiediamo buon senso»

Il ministro: «Si rischia di dover riaprire le miniere per estrarre litio e cobalto. Incentivi per produrre auto in Italia. Pnrr? All’Ue chiediamo buon senso»

Auto, Urso: «Il biocombustibile è green, le batterie elettriche non lo sono»
Auto, Urso: «Il biocombustibile è green, le batterie elettriche non lo sono»
di Francesco Bechis
Lunedì 3 Aprile 2023, 00:17 - Ultimo agg. 6 Aprile, 15:21
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La transizione ecologica «non è un pranzo di gala», dice Adolfo Urso, ministro delle Imprese e il Made in Italy di Fratelli d’Italia. Puntare tutte i gettoni sull’auto elettrica come chiede l’Ue significa, in un futuro non remoto, riaprire «anche le miniere italiane per estrarre litio, cobalto, titanio». 

Un cortocircuito green. Eppure la commissaria Simson ha riaperto la strada ai biocarburanti.
«Ora spero che anche la sinistra italiana si ricreda. L’Italia è più forte in Europa perché porta le ragioni del lavoro e della impresa, della scienza e della ricerca. Lo abbiamo fatto con l’automotive, salvando il motore endotermico e quindi la filiera italiana orgoglio del Paese, lo faremo in ogni dossier europeo, dal packaging all’euro 7, dalle microplastiche all’ecodesign. Prevalga la ragione sull’ideologia». 

L’auto elettrica è una sfida che l’Europa può vincere o un assist alla Cina?
«Possiamo ancora farcela ma dobbiamo recuperare clamorosi ritardi, se vogliamo evitare di passare dalla subordinazione alla Russia per energia fossile a quella ben peggiore della Cina sulla tecnologia green».

Un’operazione verità?
«Sì, la transizione ecologica non è un pranzo di gala nel Palazzo d’inverno con cibo sintetico. E non può essere affrontata con la mitologia del sistema sovietico in cui la scienza è sottomessa alla ideologia. È una grande rivoluzione industriale che ha costi e benefici, vincenti e perdenti».

Si spieghi meglio.
«Per fare il biocombustibile occorre piantare centinaia di milioni di alberi da cui poi si realizzerà la biomassa, alberi che nella vita assorbiranno molta più anidride carbonica di quella che sarà risparmiata con l’elettrico.

Per fare una batteria e una macchina a trazione elettrica occorre riaprire i giacimenti in Italia e in Europa, scavare la terra ed estrarre litio e poi cobalto, manganese, titanio».

L’Italia torna in miniera?
«In effetti la Commissione ha già annotato 34 materie prime critiche e si appresta a chiederci di aprire le miniere che abbiano chiuso 30 anni fa per estrarre quel che ci serve e lavorare poi i minerali sul nostro territorio. È facile fare gli snob quando il Cobalto viene estratto in Congo e lavorato in Cina con il lavoro minorile e in spregio all’ambiente. Chi lo spiega a chi ha imbrattato la Barcaccia di piazza di Spagna che la batteria elettrica nasce dal sottosuolo?».

I nuovi incentivi per l’automotive accelereranno la produzione in Italia o come altre volte aiuteranno l’industria all’estero?
«Sinora gli incentivi sono andati in gran parte, per oltre l’80 per cento, a veicoli prodotti all’estero. Assurdo. Aggiungiamo anche che sono stati rottamati più euro 5 che euro 1».

Quindi?
«Significa che gli incentivi hanno favorito la produzione straniera e nel contempo non hanno svecchiato il nostro parco macchine. Peraltro in gran misura sono stati usati da chi ne aveva meno bisogno, cioè da chi possedeva già un’auto ecologicamente sostenibile e con un livello sociale medio alto. Noi dobbiamo incentivare invece la rottamazione dei veicoli più vecchi, ad alto tasso inquinante, che di solito sono posseduti da chi non può permettersi certo di comprare un’auto elettrica. Per capirci un’Euro 1 inquina 28 volte di più di un’Euro 5. Dobbiamo costruire un’azione che guarda a chi vive in periferia non solo nella Ztl». 

A che punto è la riforma degli incentivi?
«Il disegno delega è all’esame del Parlamento, ma noi siamo già al lavoro con le Regioni per capire come disboscare questa giungla. Allo stato esistono quasi duemila incentivi: 229 nazionali e 1753 regionali, spesso contraddittori tra loro. Dobbiamo ridurli a poche decine, omogenei, chiari e duraturi nel tempo».

Pnrr, il Colle chiede di mettersi alla stanga. Rispetterete le scadenze? 
«Sinora ci siamo riusciti malgrado i gravi errori commessi nel passato che rischiano di pregiudicare i nostri sforzi. Serve però che la Commissione ci consenta di rivedere i progetti irrealizzabili presentati dal precedente governo ed oggi contestati. Noi chiediamo solo buon senso e quindi flessibilità, per concentrare le risorse su quel che serve davvero alla duplice transizione ecologica e digitale. Per esempio al piano transizione 5.0 per innovare le imprese con tecnologia green e digitale».

Capitolo energia: il rigassificatore a Piombino avvicina l’autonomia dalla Russia?
«Con i rigassificatori di Piombino e di Ravenna raggiungeremo a fine anno la piena indipendenza dal gas russo. E con i progetti che abbiamo messo in campo in breve diventeremo l’hub del gas europeo. Spero anche un grande polo di tecnologia, come dimostrano le punte di eccellenza dell’Etna Valley, con il silicio di Stm e i pannelli dell’Enel».

Si avvicina la vendita dell’impianto di Priolo?
«Abbiamo subito messo in salvaguardia lo stabilimento: la produzione non si è mai fermata malgrado tutti temessero questa eventualità. Ora vi è una procedura di golden power e non posso in questa fase esprimermi. L’unica cosa certa è che abbiamo già smentito i profeti di sventura». 

In cantiere al ministero c’è la riforma per la tutela del Made in Italy. Che tutele sono previste per le filiere italiane?
«Stiamo predisponendo una sorta di legge quadro sul Made in Italy che avrà tre capitoli: uno dedicato alla tutela dalla contraffazione e dall’italian sounding, anche attraverso la valorizzazione di Igp artigianali oltreché agroalimentari e con l’utilizzo di tecnologie quali la blockchain. Uno dedicato alla formazione partendo dai fabbisogni di competenze delle imprese, uno infine per il rafforzamento delle filiere del made in Italy e degli approvvigionamenti con un fondo strategico ad hoc. Spero che inneschi una rivoluzione culturale sulla percezione del lavoro manuale tipico delle nostre eccellenze. Oggi dobbiamo andare oltre: “Bello, ben fatto, buono e sostenibile”. Il lavoro manuale italiano è un’arte rinascimentale».

Ddl Concorrenza, mancano due mesi alla scadenza del Pnrr. Siete in tempo?
«Siamo in dirittura d’arrivo. Anche in questo caso è bene che gli italiani sappiano la verità: la legge del 2009 prevedeva che fosse realizzata una legge annuale sulla concorrenza. In quindici anni ne sono state fatte solo due, tra cui quella del governo Draghi. Noi stiamo realizzandola nei primi sei mesi di legislatura». 

Alzerete il tetto alle emissioni per la rete 5G? 
«Il tetto in Italia è pari a 6 Volt metro, nel resto d’Europa è dieci volte di più: 60. Lei sa che inquina più un forno a microonde in cucina che un’antenna sul tetto di casa? Può il paese di Archimede, Leonardo, Galileo, Marconi, Fermi non chiedersi perché?».

Manca un mese alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina a Roma. Che apporto daranno le imprese italiane?
«Assolutamente decisivo. Saranno loro al centro del meeting e sono a loro che gli ucraini guardano con sincera e motivata speranza. Presenteremo progetti concreti e realizzabili sin da subito. Perché l’Ucraina non può attendere la fine del conflitto per riprendere a lavorare, produrre, esportare».

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