Autonomia, strada in salita. Zaia insiste: «Dateci tutto». L’obiettivo è gestire anche l’insegnamento

Autonomia, strada in salita. Zaia insiste: «Dateci tutto». L’obiettivo è gestire anche l’insegnamento
Autonomia, strada in salita. Zaia insiste: «Dateci tutto». L’obiettivo è gestire anche l’insegnamento
di Andrea Bassi
Giovedì 3 Novembre 2022, 22:55 - Ultimo agg. 4 Novembre, 13:03
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Luca Zaia vuole tutto. Il menù che sta sfogliando, è quello dell’autonomia differenziata. La “secessione dei ricchi” come pure era stata ribattezzata, perché a chiedere l’autonomia sono state per prime le Regioni più forti economicamente: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Per quasi quattro anni il dossier era finito nel dimenticatoio. Troppi i dubbi che la devoluzione di materie oggi gestite da Roma, potesse impoverire il resto del Paese. «Tutti mi chiedono quante materie chiederò», ha spiegato Zaia a valle dell’incontro con il nuovo ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli. «Io», ha detto, «rispondo tutte quelle che sono previste in Costituzione. Quando vai al ristorante non esiste che dici “rinuncio a metà menù”, dammi il menu in mano e voglio capire cosa si mangia». Il governatore della Regione Veneto, quando ha firmato la pre-intesa nel 2018 con il governo Gentiloni, aveva chiesto tutte e 23 le materie elencate nell’articolo 117 della Costituzione.

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IL PIATTO PRINCIPALE 

Ma il piatto principale è uno: l’istruzione.

Per due ragioni. La prima è per la mole di soldi che si porta dietro. Le stime parlano di quasi otto miliardi di euro, quasi cinque miliardi per il solo Veneto. E poi di personale e di gestione dello stesso. I ruoli dei docenti potrebbero diventare regionali così come i concorsi, impoverendo il ministero di uomini e di mezzi.Proprio per evitare queste derive, i predecessori di Calderoli, il dem Francesco Boccia e l’ex Forza Italia Mariastella Gelmini, avevano provato a mettere dei paletti attraverso una “legge Quadro” per delimitare le richieste delle Regioni. Un provvedimento basato sulle conclusioni di una Commissione di esperti presieduta dallo (ora scomparso) professor Beniamino Caravita.E cosa aveva detto questa Commissione? Che non tutte le materie previste dall’articolo 117 della Costituzione potevano essere trasferite. Per l’istruzione, per esempio, era stato consigliato di mantenere nella competenza dello Stato una ampia serie di attribuzioni. Così come era stato sconsigliato di devolvere il coordinamento della finanza pubblica del sistema tributario, l’ambiente ovvero le grandi opere di trasporto e navigazione, così come la materia riguardante la produzione, distribuzione e trasporto nazionale dell’energia. 

In verità la legge quadro della Gelmini non ha mai visto la luce. È circolata in bozza, ma non è mai stata depositata in Parlamento. Adesso Calderoli ha annunciato che entro qualche giorno ne presenterà una nuova versione. Cosa ha intenzione di fare Calderoli? L’intenzione, secondo quanto ricostruito dal Messaggero, sarebbe quella di presentare entro la prossima settimana una nuova bozza di legge quadro da discutere nella Conferenza delle Regioni la settimana seguente. Calderoli cammina su un filo. L’idea è di permettere la devoluzione di tutte le materie, come chiesto da Zaia, ma nel contempo ponendo dei paletti.

Prima di trasferire alcune di queste, i governatori dovrebbero aspettare che il governo stabilisca i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Cosa sono? In estrema sintesi una sorta di assicurazione che i cittadini che vivono in Regioni senza autonomia e con meno risorse, non siano considerati di “serie B”, avendo a disposizione meno servizi di coloro che vivono nelle Regioni “differenziate”. Stabilire i Lep e il sistema di perequazione, per cui le Regioni più ricche trasferiscono risorse a quelle con meno possibilità, richiede tempo. Per questo Calderoli ha parlato di un piano di «legislatura». 

IL PASSAGGIO

Per il resto la bozza di legge quadro dovrebbe ricalcare quanto previsto dalla Gelmini. Per esempio sulla inemendabilità delle bozze di intesa tra Stato e Regioni. Il Parlamento insomma, si troverà ancora una volta a dover votare a scatola chiusa: prendere o lasciare. La partita è appena iniziata. E non sarà semplice. Basta leggere le prime dichiarazioni di altri governatori interessati all’autonomia, come il ligure Giovanni Toti, che attraverso la devoluzione spera di poter avere tutti i poteri sul porto di Genova. Intanto le prime voci contrarie al progetto già si levano.

Come quella di Pietro De Luca, vice capogruppo del Pd alla Camera. «Calderoli», ha detto, «ha avviato una serie di interlocuzioni atipiche in un quadro non coordinato su una proposta che ancora oggi è sconosciuta al Parlamento ed è sconosciuta alla politica. Siamo molto preoccupati», ha aggiunto, «perché, nel programma di governo della Lega, c’era la proposta di realizzare l’autonomia che avevano ipotizzato Lombardia e Veneto. E’ una proposta che parla di residuo fiscale, cioè di distribuzione delle risorse fiscali all’interno delle regioni più ricche».

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