Autonomia differenziata, le condizioni di Manfredi: «Fuori energia e scuola»

«Non sono contrario all'autonomia come principio generale perché l'autonomia è un valore, ma il tema è per cosa, e come si fa»

Gaetano Manfredi all'assemblea nazionale dell'Anci a Bergamo
Gaetano Manfredi​ all'assemblea nazionale dell'Anci a Bergamo
di Luigi Roano
Venerdì 25 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:20
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Con toni meno ruvidi di quelli del governatore della Campania Vincenzo De Luca, ma il sindaco Gaetano Manfredi - sull'enorme palco di Bergamo dove è in corso l'assemblea nazionale dell'Anci - ha spiattellato allo stesso modo il suo no secco al Governo guidato dal Giorgia Meloni sull'Autonomia differenziata, almeno per come è disegnata dal ministro leghista Roberto Calderoli. Il no di Manfredi al Governo è secco anche su altre questioni come l'abolizione del Reddito di cittadinanza - «non è degno di un grande Paese dimenticare i poveri» - non fosse uno senza casacca politica addosso, se non quella che lui stesso rivendica, cioè l'appartenenza al campo progressista e riformista, si potrebbe dire che l'ex ministro è l'unico in una platea composta anche da sindaci piddini a dire una cosa di sinistra. In una città - Bergamo - dove la Lega non è certo sotto il 3% come a Napoli. E pure questo è un fatto, atteso che nel suo campo di riferimento politico c'è scarsità di idee e un vuoto enorme di leadership e che non sempre Manfredi è così diretto su questioni spinose che inevitabilmente finiscono sul ring della politica. E infatti dal palco è sull'Autonomia differenziata che si concentra. «Non sono contrario - racconta il sindaco - all'autonomia come principio generale perché l'autonomia è un valore, ma il tema è per cosa, e come si fa. Ci sono temi su cui non è possibile che ogni Regione possa agire in modo indipendente perché anche la dimensione nazionale è troppo piccola, oggi che parliamo di un'Europa che deve confrontarsi con grandi giganti globali come la Cina, gli Usa e l'India figuriamoci quella regionale. Non si può pensare che ognuno faccia la sua politica dell'energia o dell'istruzione, è antistorico e irrealistico». Insomma, Manfredi è stato molto diretto e li a Bergamo ad ascoltarlo tra gli altri il ministro Antonio Tajani, molti sottosegretari, una platea abbastanza ricca. «La vera sfida del Paese è ridurre i divari non solo quelli Nord-Sud, ma anche divari fra grandi città ed aree interne, tra il centro delle città e le periferie e l'Italia in questo è il Paese messo peggio in quanto a divari interni».

Manfredi - in relazione all'Autonomia differenziata - è preoccupato. Su due temi in particolare lancia forti avvertimenti, si tratta di quello dell'istruzione e dell'energia. «Il più grande divario interno è sull'istruzione: c'è una larga parte del Paese in cui tanti giovani non hanno un titolo di studio adeguato, abbiamo la percentuale più alta di Neet e lo si dice da anni». Una situazione rispetto alla quale Manfredi chiede «politiche attive per migliorare l'istruzione, bisogna fare in modo di ridurre l'abbandono scolastico. Sono grandi politiche nazionali che non possono essere lasciate alle singole Regioni e anzi devono essere inserite in una dimensione europea perché oggi c'è circolazione europea della forza lavoro e delle competenze». Quindi l'energia: «La crisi energetica dimostra che anche una politica unitaria europea rispetto ai grandi del mondo si rivela piccola.

Penso che l'Autonomia si può rafforzare solo in uno Stato che sia più equo e più unito questa credo che sia la strada giusta che tutti dobbiamo seguire». Manfredi coglie al volo l'occasione per rilanciare il ruolo dei comuni anche in chiave Autonomia. «Se si deve riorganizzare l'autonomia degli enti locali - dice Manfredi - pensiamo anche ai Comuni visto che i sindaci sono quelli che stanno in prima linea ma hanno i poteri più ridotti per poter dare una risposta ai cittadini». 

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Manfredi chiede aiuto al Governo sul fronte dell'energia, «i costi sono enormemente lievitati, bisogna fornire servizi ai cittadini» riguardo alla bolletta della luce. Quindi sul Pnrr e la storia dell'energia qui ritorna ancora più forte: «Il 10 per cento è poco, anche l'incremento dei tariffari regionali è molto di più. Certo, mi rendo conto che lo sforzo del Governo è straordinario perché aumentare del 20 o 30 per cento gli importi delle gare significherebbe mettere in campo risorse molto importanti». Così il sindaco risponde a chi gli fa notare l'impegno dell'esecutivo. Ma l'ex ministro dell'Università sul Pnrr e su come realizzarlo lancia una sua proposta dove la proroga dei termini di chiusura dei cantieri fissata dalla Ue nel 2026 non deve essere prorogato. «Si potrebbe immaginare - racconta il sindaco di Napoli - non solo un contributo assoluto, ma anche un Fondo di rotazione per consentire ai Comuni di accedere a queste risorse in fase di indizione delle gare, fase in cui si deve coprire il costo completo, ed eventualmente assorbire una parte di queste somme con i ribassi. Questo potrebbe essere uno strumento tecnico che consente ai Comuni di poter operare rapidamente e al Governo di non dover mettere delle risorse eccessive rispetto alle disponibilità». Quindi il no alla proroga: «Sappiamo che il 2026 è un tempo estremamente ridotto, ma dobbiamo evitare di entrare nel racconto italiano per cui si rinvia sempre e le opere si fanno in 30 o 50 anni e si completano quando non servono più». 

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