Autonomia, stop di Tajani: «Fondi per Centro e Sud, l’Italia non sia divisa». Calderoli: «Io vado avanti»»

Per FdI i poteri non vanno trasferiti se prima non si quantificano anche i Lep

Autonomia, stop di Tajani: «Fondi per Centro e Sud, l’Italia non sia divisa». Calderoli: «Io vado avanti»»
Autonomia, stop di Tajani: «Fondi per Centro e Sud, l’Italia non sia divisa». Calderoli: «Io vado avanti»»
di Lorenzo Calò
Domenica 15 Gennaio 2023, 00:15 - Ultimo agg. 16:41
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L'autonomia è un tema troppo importante e troppo scottante per lasciarlo alla Lega ed esporlo agli attacchi concentrici dell'opposizione di Pd e M5s. Forza Italia rilancia sull'unità del Paese e spedisce in Campania, ancora una volta, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani perché il concetto sia ribadito chiaro e forte: «L'Italia non deve essere divisa».

L'occasione è data dall'inaugurazione di due sezioni del partito nel Salernitano (a Sarno e a Castel San Giorgio), un tempo comfort zone del governatore della Campania Vincenzo De Luca dove però alle Politiche di settembre il centrodestra ha vinto con ampio margine di vantaggio. E così Tajani ha buon gioco nel mandare al presidente della Regione un siluro velenoso: «Il terzo mandato per lui? No, grazie. Credo sia giusto dare la possibilità di cambiamento.

Forza Italia e il centrodestra hanno altre idee e altri programmi». Vedremo. Intanto sulla riforma Calderoli Tajani ha detto: «Lavoreremo anche perché l'autonomia differenziata non sia un'autonomia che penalizzi il Sud. Bisogna fare i Lep, bisogna anche pensare a un fondo di perequazione. Siamo al lavoro perché sia una riforma equilibrata e che avvantaggi sia il Nord sia il Sud, ma anche il Centro, ecco perché sui poteri di Roma Capitale dovremo lavorare».



Che nel centrodestra di governo le sensibilità sull'argomento siano quantomeno diverse lo conferma la replica, a stretto giro, arrivata dalla Lombardia ad opera del governatore uscente (e ricandidato) Attilio Fontana, esponente della Lega: «La riforma sull'autonomia è prevista dalla Costituzione. Secondo voi la Costituzione vuole spaccare l'Italia e creare delle ingiustizie, dei cittadini di serie A e serie B? Credo non ci sia altro da aggiungere. Credo che se la Costituzione volesse qualcosa del genere sarebbe assolutamente inaccettabile», ha spiegato. Al netto di Tajani e della determinazione del ministro leghista per gli Affari Regionali Roberto Calderoli («Il mio discorso di autonomia lo porto avanti. Non ci sono santi: l'autonomia è il secondo punto nelle riforme istituzionali nel programma di governo. Quindi come ministro sto al programma di governo Meloni», ha ricordato ieri) anche in FdI sono per procedere con calma. A via della Scrofa infatti la convinzione è più o meno questa: «Una volta fatta l'Autonomia, la Lega ci renderà la vita impossibile».

E quindi, spiegano più voci ai vertici di Fratelli d'Italia, alcuni punti cardine del programma elettorale che ha convinto gli elettori lo scorso 25 settembre e che - gioco forza - hanno bisogno di più tempo per essere realizzati, rischierebbero di incappare in un iter più faticoso del previsto. Che restino cioè in qualche modo azzoppati o rendano ricattabile Fratelli d'Italia qualora dovesse scricchiolare l'unità del centrodestra. In altri termini dietro al diktat «presidenzialismo e autonomia differenziata devono essere legati», più volte palesato da Giorgia Meloni ai suoi, non ci sarebbe solo la convinzione che l'attuale bozza della riforma concepita da Calderoli sia penalizzante per Centro e Sud del Paese, ma anche un legittimo ragionamento politico. Una riflessione che non sta solo nella volontà di portare a casa le riforme più care al partito del premier, ma anche nella risonanza elettorale che l'Autonomia avrebbe ad esempio sul voto alle europee del 2024. «Perché dovremmo avvantaggiare la Lega?», ci si interroga. In risposta all'intenzione del Carroccio di portare in Cdm il testo prima del voto in Lombardia del 12 febbraio, filtra quindi un primissimo disappunto per la «sgrammaticatura istituzionale» che comporterebbe. Prima di approdarvi infatti, serve la valutazione della Stato-Regioni. E se invece il passaggio in Cdm è concepito solo come informale, come un primo approccio politico per maturare un accordo, la Lega - dicono - deve essere consapevole che quella non è «la sede giusta».
 

L'intenzione di Palazzo Chigi non è però affatto sabotare del tutto la Riforma, ma solo rendere il suo percorso paragonabile a quello dei poteri speciali per Roma e del Presidenzialismo, in qualunque sfumatura si decida poi di declinarlo. Se è considerato «realisticamente difficile» che possano avere un iter parallelo, l'idea è che l'una arrivi solo quando l'altra è in «una fase avanzatissima». Un pensiero più o meno reso pubblico ieri dal ministro dell'Agricoltura e braccio destro di Meloni Francesco Lollobrigida: «Le riforme le faremo entro cinque anni tutte - ha detto a margine dell'evento di presentazione dei candidati in Lombardia di ieri - qualcuna arriverà prima magari sarà l'autonomia».
(Ha collaborato Rossella Liguori)

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