Bankitalia, Conte fa sponda al Colle: gestisco io il dossier delle nomine

Bankitalia, Conte fa sponda al Colle: gestisco io il dossier delle nomine
di Marco Conti
Lunedì 11 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:23
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Incartati nelle promesse elettorali fatte ai risparmiatori veneti, M5S e Lega pensano di trovare una via d'uscita mettendo in discussione l'autonomia e l'indipendenza di Consob e Bankitalia. Più o meno come buttare il bambino con l'acqua sporca. Tanto più che ruolo e peso di via Nazionale sono molto cambiati da quando è entrata la moneta unica, l'incarico di governatore non è più a vita e gli ispettori partono da Francoforte come i commissariamenti.

Ma proprio perchè è diventata, come tutte le altre banche centrali dei paesi dell'eurozona, una sorta di sede distaccata ed esecutiva della Bce, che forse quando si parla di Banca d'Italia servirebbe maggiore modo e cautela. Tutto per evitare che le italiche e pubbliche baruffe mettano in crisi non tanto l'istituzione quanto l'affidabilità di un Paese che ha il più alto debito pubblico dell'eurozona, lo spread vicino a quota 300 e tutti gli indici economici in picchiata.
 
La consapevolezza di tutto ciò spinge il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla cautela. Dopo il burrascoso consiglio dei ministri di giovedì scorso, Conte ha avocato a sè il parere che il governo è chiamato a dare sulla riconferma di Luca Signorini alla vicedirezione di via Nazionale proposto dal Direttorio. Il tentativo è quello di riportare le scelte che investono Bankitalia, compresa quella del direttore generale che scade a maggio e dei due consiglieri dell'Ivass, nell'alveo di quel rito officiato da sempre da Mef, palazzo Chigi e Quirinale e che non prevede dichiarazioni, comunicati stampa e interviste. L'applicazione dello spoil system suggerendo nomi o bloccandone altri rischia quindi di provocare un corto circuito. Ora non si discute del rinnovo del governatore Visco - riconfermato di recente e contro il quale Matteo Renzi perse una battaglia che ora però rischia di ritorcersi contro via Nazionale - ma di un vicedirettore contro il quale i due vice sostengono di «non avere nulla di personale».

A Conte toccherà ricorrere a tutta la sua abilità di avvocato per preparare un parere nel quale evidenziare l'esigenza di una discontinuità nelle pratiche ispettive senza compromettere la conferma di Signorini. D'altra parte i due vicepremier non chiedono un cambio di passo solo in Bankitalia, ma anche nella Consob dove hanno appena nominato l'ex ministro Paolo Savona alla presidenza. Quindi - almeno formalmente - non una questione di nomi ma di comportamenti. Disinnescato lo scontro, e riportati i conflitti nel tradizionale alveo, a Conte può riuscire anche il capolavoro di non dover in qualche modo smentire il suo ministro dell'Economia e di entrare, insieme a Di Maio e Salvini, nelle partite presenti e future che si giocheranno intorno a Bankitalia.

Resta sullo sfondo il problema dei risparmiatori delle banche venete che il governo fatica a rimborsare come aveva promesso. Ciò che Conte e Tria sanno di non potersi permettere è assecondare la narrazione secondo la quale il nemico, o il responsabile, sta in via Nazionale.

Anche se fosse solo in parte vera l'accusa di «arroccamento» mossa dai grillini ai vertici di palazzo Koch, la «difesa dell'autonomia» di Bankitalia evocata ieri dal ministro Tria altro non è che la difesa del sistema di bancario italiano e dei risparmi delle famiglie. Temi sul quale ieri, e non a caso, è intervenuto il presidente di Banca Intesa Gian Maria Gros-Pietro.

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