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Benzina, offerta del governo ai gestori: più controlli sui prezzi, multe ridotte

Oggi il ministro Urso incontra i sindacati: "Pronto all'ascolto, il decreto può essere cambiato"

Benzina, offerta del governo ai gestori: più controlli sui prezzi, multe ridotte
Benzina, offerta del governo ai gestori: più controlli sui prezzi, multe ridotte
di Alberto Gentili
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 17 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. : 13:05
4 Minuti di Lettura

I gestori delle pompe di benzina tornano sul piede di guerra. E minacciano di confermare lo sciopero nazionale del 25 e 26 gennaio su strade e autostrade. A innescare la rivolta dei benzinai sono le sanzioni varate dal decreto trasparenza appena pubblicato: da cinquecento a seimila euro di multa per le pompe che non rispettano l'obbligo di esporre i prezzi medi nazionali dei carburanti. E, in caso di recidiva, sospensione dell'attività fino a un massimo di 90 giorni. 

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«Misure inaccettabili che criminalizzano un'intera categoria», attaccano i sindacati. Adolfo Urso, ministro delle imprese, è però determinato a scongiurare la serrata: «Il governo era ed è in ascolto. Sentirò le loro proposte di modifica e valuteremo». Il momento della verità si avrà oggi pomeriggio, quando Urso alle 14.30 riunirà nella sede del dicastero delle Imprese e del Made in Italy i rappresentanti delle 22.500 pompe presenti sul territorio nazionale. In realtà si tratta della prima convocazione del tavolo permanente per la riforma del settore che prevede, tra le altre cose, una riduzione dei punti vendita. Ma, vista la ribellione dei gestori, l'incontro sarà anche e soprattutto l'occasione per il governo di provare a disinnescare lo sciopero nazionale. Il primo con cui potrebbe fare i conti Giorgia Meloni. 

«Venerdì scorso ci siamo lasciati senza che il decreto fosse ancora pubblicato. Ora che il quadro è chiaro», dice il ministro Urso al Messaggero, «i sindacati potranno esprimersi in maniera compiuta sul provvedimento e illustrare le loro obiezioni. Sono pronto ad ascoltare e se le richieste saranno convincenti, il decreto potrà essere modificato dal Parlamento. Il taglio delle sanzioni? Ragioneremo con i sindacati. Ma ciò che è certo è che bisogna far emergere le migliaia di pompe, circa quattromila, recidive e inadempienti che non mandano le comunicazioni sui prezzi al mio dicastero. Sono convinto che i gestori saranno d'accordo: la condotta irregolare di pochi colpisce i due-terzi dei distributori che rispettano le norme». In sintesi: il governo appare disposto a rivedere e a mitigare le sanzioni se ci sarà la disponibilità dei sindacati a perseguire chi è inadempiente. «Una mediazione si troverà», confermma il sottosegretario al ministero dell'Economia e Finanze Federico Freni. 

 

La tensione però è alta. «Siamo stati traditi. Venerdì, giorno del nostro ultimo faccia a faccia, i rappresentanti dell'esecutivo avevano certificato che con i prezzi alti i gestori dei distributori non c'entrano niente. E invece ora scopriamo che il decreto pubblicato in Gazzetta non ha cambiato di una virgola l'accanimento mediatico che ci tratta alla stregua di furbetti e speculatori», attacca Bruno Bearzi, presidente di Figisc-Confcommercio. 

A irrigidire ulteriormente i benzinai, che si sentono «criminalizzati», la notizia dell'indagine dell'Antitrust su alcune compagnie petrolifere che non avrebbero vigilato sui prezzi applicati alla pompa risultati in molti casi più alti di quelli pubblicizzati, stando alle rilevazioni della Guardia di finanza. 

Video

La giunta nazionale della Faib Confesercenti «conferma» così «il giudizio di forte contrarietà sul decreto trasparenza». Pesa «la formulazione della norma che conferma l'obbligo di un nuovo cartello e l'inasprimento inaccettabile delle sanzioni». Pertanto, lo sciopero contro «questo provvedimento inutile e dannoso resta congelato, in attesa dell'incontro» di oggi con Urso. In quell'occasione, fa sapere Faib, «valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno. E prenderemo le decisioni conseguenti». Decisioni che saranno illustrate giovedì, giorno nel quale la sciopero sarà confermato o revocato.  

«Ben venga maggiore trasparenza», dice la Federazione di Confesercenti, «ma si eliminino adempimenti che risulterebbero inutili e si riveda il sistema sanzionatorio, senza duplicazioni e senza accanimenti». Nell'incontro con Urso «valuteremo se il governo ha intenzione di accogliere le richieste della categoria o meno». Al centro della piattaforma sindacale, prosegue la Faib, «rimane la lotta alla diffusa illegalità fiscale e contrattuale, che si stima sia superiore ai 13 miliardi l'anno. Non è ammissibile che oltre la metà della rete carburanti sia condotta in modo illegale, con ampio ricorso a fenomeni di caporalato petrolifero e che oltre il 30% dell'erogato sia in evasione Iva quando non anche di accise». Duro anche il commento di Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica: «Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del governo. Prima la pubblicazione di un decreto pasticciato, poi l'avvio di una istruttoria dell'Antitrust che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità, ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi. È una situazione grave, se non fosse ridicola. L'esecutivo non può dire che i gestori si sono comportati correttamente e poi evocare l'intervento della Guardia di finanza e dell'Antitrust».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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