Beppe Grillo: «Nessun terzo mandato o lascio il Movimento». Ma è giallo sull'aut aut

Beppe Grillo: «Nessun terzo mandato o lascio il Movimento». Ma è giallo sull'aut aut
Beppe Grillo: «Nessun terzo mandato o lascio il Movimento». Ma è giallo sull'aut aut
di Caris Vanghetti
Giovedì 28 Luglio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 16:32
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La minaccia di Beppe Grillo di dire addio al Movimento 5 Stelle se Giuseppe Conte vuole andare avanti con le deroghe per alcuni parlamentari pentastellati che hanno già svolto due mandati, in modo da potersi ricandidare, rischia di far sparire l'ex premier pentatellato dalla scena politica. Con la stessa rapidità con cui il primo giugno del 2018 è arrivato a Palazzo Chigi nella veste di presidente del Consiglio. Conte è ormai stretto tra due fuochi, vecchi parlamentari del Movimento 5 Stelle da una parte e Beppe Grillo dall'altra. Infatti, i maggiorenti del suo partito che sono alla seconda legislatura vorrebbero aggirare la regola che vieterebbe ai pentastellati di partecipare alle elezioni politiche del 25 settembre, mentre Grillo è assolutamente contrario. Al punto che ieri, il comico genovese ha fatto sapere di essere pronto a tutto pur di difendere la clausola del doppio mandato, fino ad arrivare a immaginare di abbandonare la sua creatura politica. 

L'aut aut di Grillo al leader del Movimento sarebbe stata chiarissima: «Se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle». Una notizia, quest'ultima, smentita da Conte e da fonti vicine a Grillo, ma non personalmente dal Garante. Inoltre, nelle prossime ore il comico genovese e l'ex premier dovranno anche affrontare la questione delle modalità di selezione dei candidati per la formazione delle liste, visto che ancora non è chiaro se si procederà attraverso le parlamentarie e un voto online, o con la selezione diretta dei candidati da parte di Conte. Il presidente dei pentastellati non vuole arrivare alla rottura con il fondatore del Movimento, che peraltro è anche il titolare del simbolo, perché in caso di ritiro del marchio Conte non potrebbe partecipare alle elezioni e sarebbe costretto a raccogliere le firme per la presentazione delle liste elettorali, un'impresa quasi impossibile nel cuore dell'estate e senza l'aiuto della popolarità di Grillo, che dalla sua perderebbe però i 300mila euro annui che i gruppi parlamentari pentastellati gli pagano per l'uso del sito. Di certo la posizione di Conte è critica visto che se decide di sottostare al diktat di Grillo si troverà in rotta di collisione con nomi di assoluto peso del Movimento come il presidente della Camera, Roberto Fico, e i ministri dei governi pentastellati, Alfonso Bonafede, ex Guardasigilli, Riccardo Fraccaro incaricato dei Rapporti con il Parlamento nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Nunzia Catalfo ex ministra del Lavoro e delle Politiche sociali. Inoltre, a premere per una ricandidatura in deroga ci sono anche la vice presidente del Senato, Paola Taverna, i ministri 5 stelle del governo Draghi, Federico D'Incà (Rapporti con il Parlamento) e Fabiana Dadone (Pubblica Amministrazione), senza contare i numerosi sottosegretari pentastellati degli ultimi tre governi, e altri parlamentari di peso come il Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia e il presidente della potente Commissione Industria del Senato, Gianni Girotto e il questore del Senato, Laura Bottici

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Nel complesso si parla di oltre una quarantina tra, i 165 deputati e senatori, che ancora fanno parte dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato. Tutti uomini che in questi mesi sono rimasti nelle fila del partito di Grillo perché Conte è riuscito a tenerli legati a sé promettendo che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a convincere il Garante del Movimento, concedere le deroghe per consentirgli la ricandidatura. Una strategia che anche nei giorni più convulsi della crisi che ha portato alla fine del governo Draghi, nonostante le fibrillazioni, aveva consentito a Conte di evitare una fuga di massa dei parlamentari. Ora il castello ha iniziato a sgretolarsi e, ieri, si sono registrate nuove defezioni nel direttivo Movimento 5 Stelle alla Camera dove hanno rassegnato le dimissioni dai vertici del gruppo la vicepresidente vicaria Alessandra Carbonaro e i segretari d'Aula Nicola Provenza ed Elisa Tripodi. Addii, questi ultimi, che seguono di 24 ore le dimissioni del capogruppo penstellato a Montecitorio, Davide Crippa, che si era espresso a favore della permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi. 

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