Grillo e il codice per le tv: guai a interromperci e non inquadrate i piedi

Grillo e il codice per le tv: guai a interromperci e non inquadrate i piedi
di Mario Ajello
Sabato 20 Marzo 2021, 08:30 - Ultimo agg. 11:01
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Il Codice Rocco, inteso come Casalino, veniva supinamente accettato dai curatori dei talk show. Sarà lo stesso per il Codice Beppe, inteso come Grillo? L'Elevato che aveva deciso la dieta televisiva per gli esponenti M5S, in quanto li aveva trovati mediaticamente pessimi nella fase della crisi di governo, adesso modifica la sua linea: «I nostri vanno in tivvù solo se vengono trattati con riguardo dai conduttori e dagli altri ospiti e se nessuno li interrompe quando parlano». Sennò, niente comparsate, per la disperazione di chi allestisce i teatrini televisivi che hanno sempre bisogno di carne fresca o anche stagionata, basta che lo show sia assicurato. Proprio per questo, c'è il rischio che il Codice Beppe venga rispettato. Anche quando Grillo chiede che «i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate»? Ovvero, se un Toninelli indossa i moon boot, la telecamera deve far finta che l'obbrobrio non ci sia. Se la Castelli ha il buco nel collant, l'inquadratura deve cambiare direzione. Serve l'«approccio etico e riguardoso verso la persona e la sua immagine», ecco. 

 

«La transizione MiTe - incalza Grillo sul suo blog - impone un diverso approccio.

Il cittadino ha diritto di essere informato sui contenuti. Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti in studio vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate. Non è più ammissibile che l'ospite in trasmissioni televisive venga continuamente interrotto da altri ospiti o dal conduttore o dalla pubblicità». E basta con «il gioco di chi urla più forte».

Insegna la tivvù delle buone maniere adesso Grillo, lui che dell'urlo e della durezza della comunicazione è stato un pioniere sia da comico sia da politico. Ma ora suggerisce il galateo. «Questo modo di fare televisione - aggiunge - non serve a informare, ma a propinare le posizioni degli editori o dei conduttori di turno e queste non interessano ai cittadini. Questa non è informazione, ma intrattenimento di bassa lega che sfocia in propaganda da quattro soldi». Insomma, se la tivvù vuole un grillino in scena nessuno deve interrompere i suoi profondi ragionamenti. E guai a posare l'occhio delle telecamere sull'abbigliamento: perché «l'attenzione deve focalizzarsi sui concetti espressi dai nostri portavoce». La cravatta orrenda del leghista di turno sarà dunque inquadrata e la camicia fuori dai pantaloni del grillino in scena sarà invece graziata? Il Codice Beppe - subito stigmatizzato dal dem Sensi e che meriterebbe da parte del mondo televisivo un'alzata di scudi - rientra in una svolta comunicativa più ampia che l'Elevato sta imponendo al suo movimento e che riguarderà anche la gestione Conte quando l'ex premier prenderà le redini di M5S.

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La svolta è questa, come Grillo ha spiegato in questi giorni ad alcuni esponenti stellati: «Dobbiamo diventare il partito italiano della transizione ecologica, diventare come i Verdi in Germania. Quindi cambiare toni e contenuti della nostra comunicazione. Alzare il livello, ora che comanda Draghi cioè un Elevato come me. Bisogna dire cose gretine e non cose cretine». Un vero e proprio commissariamento della comunicazione da parte di Beppe. Il quale - Casalino, quello del Pd è pieno di «cancri da estirpare», lo mandano sull'Isola dei Famosi? - ha affidato la svolta alla seducente Nina Monti, figlia di Gianmaria che è stato paroliere di Patty Pravo e cantautrice romana con il disco «Quando la notte». Nina sta già catechizzando i parlamentari a parlare di green e di altre cose che non sanno. Ma tanto, se s'imporrà il Codice Beppe cioè questo pensiero stipendo, nessun conduttore tivvù avrà il coraggio d'interrompere un ospite stellato, per dirgli: onorevole, ma che sta a di'?!.

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