Centrodestra in piazza, il flashmob finisce in calca. Berlusconi: cattivo esempio

Centrodestra in piazza, il flashmob finisce in calca. Berlusconi: cattivo esempio
Centrodestra in piazza, il flashmob finisce in calca. Berlusconi: cattivo esempio
di Mario Ajello
Mercoledì 3 Giugno 2020, 08:04 - Ultimo agg. 14:02
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L'ossimoro della piazza a porte chiuse in cui s'invita la gente a non venire e agli invitati a non accalcarsi non s'era mai visto nella storia italiana. E stavolta il tentativo a fin di bene s'è rivelato impossibile. Basta vedere i volti e gli sguardi, a Piazza del Popolo, di Giorgia Meloni e di Antonio Tajani nella giornata dell'ossimoro e si capisce al volo quello che forzisti e fratelli d'Italia si ripetevano sotto e intorno allo striscione tricolore di 500 metri che doveva simboleggiare questo strano 2 giugno patriottico ma anche di parte: «Forse la manifestazione ci è un po' sfuggita di mano». Perché la gente del centrodestra non solo s'è riversata in piazza quasi come sempre (dovevano essere solo in 300 e sono molti di più) e addio distanziamento sociale, ma è anche partita in corteo nel budello di via del Corso e ognuno respirava sul naso del vicino, anche se l'obbligo di mascherina è stato rispettato. E i toni che si pensavano soft, in ossequio alla tragedia trascorsa e alla sua coda vigente, non si sono rivelati tali: «Conte, Conte, vaff...». 

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Meloni, munita di mascherina tricolore che non toglie mai, osserva l'assembramento e vorrebbe vedere invece una scena di compostezza che non c'è. Tajani, mentre tutti i forzisti cercano di stare ai margini (mi si vede di meno), ha l'aria del «che cosa ci faccio qui?». E Silvio Berlusconi, dalla Provenza, è la vecchia volpe che fin da subito ha capito tutto e twitta già alle 9,30: «Dovevamo limitare al massimo il numero dei partecipanti per evitare assembramenti e non dare cattivi esempi. Non si può fare la predica e poi essere i primi a trasgredire».
 


L'aria è un po' questa: è il poteva andare meglio. Anche se Salvini, che un po' la mascherina tricolore la tiene e un po' no, non mostra né imbarazzo né delusione. «Vedete forse bandiere di partito?», chiede: «Non ci sono e questa è la riprova che noi, al contrario della sinistra che s'è comprata il 25 aprile e il primo maggio, rispettiamo le festività laiche e repubblicane». Molti gridano «Giorgia, Giorgia». Altri gridano «Matteo, Matteo» e lui si gode il ritorno alla selfie-mania e assembra tutti e sorride a tutti mettendosi in posa. Con, o più spesso senza, mascherina. 

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Sotto l'immenso tricolore i leghisti lanciano qualche frecciatina ai berlusconiani che ci sono ma vorrebbero stare fuori da questa bolgia potenzialmente infettiva: «Forza Italia è più filo-Conte del Pd». Le divisioni tra i tre partiti si avvertono anche in una giornata che doveva essere di silenzio e di condivisione. Un coro grida «fuori, fuori, fuori dall'Europa» (con l'economista leghista no euro Rinaldi che benedice lo slogan) e il drappello azzurro fa finta di non sentire. Il meloniano La Russa ammette che «forse dovevamo prepararla un po' meglio» ma Salvini ha appena visto sui social le immagini di assembramento a Codogno per Mattarella, si sente rinfrancato e le twitta come a dire: però pure lui...

E tuttavia, la piazza del disordine è anche una riprova che il centrodestra c'è e che basta evocare la piazza, pur dicendo di non popolarla troppo, e quella si riempie. Segnalando una voglia di opposizione nel Paese che nasce dalla sensazione della fragilità del governo e dalla convinzione che Conte non stia dando risposte alle paure della gente. Magari questa parata del centrodestra ieri avrà tranquillizzato Palazzo Chigi, ma le sbavature comunicative non cancellano la sostanza di una partita politica più aperta che mai.
 

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