Berlusconi presidente della Repubblica? Tra mosse strategiche e dubbi degli alleati, ecco il piano

Berlusconi al Colle, perché può andare e perché no: domande e risposte
Berlusconi al Colle, perché può andare e perché no: domande e risposte
di Mario Ajello
Sabato 15 Gennaio 2022, 10:46 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 21:46
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Che cosa puó spingere Silvio Berlusconi al Colle? Che cosa invece può frenare o vanificare la sua corsa? Ad aiutarlo c’è il fatto che il centrosinistra non ha una strategia mentre il centrodestra un piano lo ha ed è il piano Silvio. Ma a frenarlo è il fatto che sotto sotto i suoi alleati non sono convintissimi di mandarlo al Colle e i franchi tiratori che sono sempre come minimo un 10 per cento fisiologico in ogni elezione presidenziale stavolta potrebbero essere di più. Vera o falsa la sua corsa?

Berlusconi al Colle, tutte le ipotesi

 

C'è ancora qualcuno secondo cui la candidatura del Cavaliere è solo una sua mossa strategica per impedire (anzitutto) ai suoi alleati, Salvini-Meloni, di decidere alle sue spalle mettendosi d'accordo con il Pd di Letta o i Cinquestelle sul nome del successore di Sergio Mattarella.

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Nella rosa delle ipotesi c'è certamente anche questa. Perciò la corsa di Silvio fino a qualche settimana fa veniva accolta a destra come a sinistra con sorrisini compassionevoli conditi da qualche battuta sull'ultimo giro di valzer dell'ottuagenario leader. Ma il vertice di ieri a Villa Grande ha dato per ora più consistenza alla cosa e con l'avvicinarsi della scadenza del 24 gennaio, quando sarà avviata la prima chiama dei grandi elettori, l'incredulità è andata sempre più affievolendosi sostituita da un interrogativo preoccupato: e se invece Berlusconi ce la facesse? Non ce la farà se Letta già da oggi (summit del Pd) mette in campo Draghi. Ma per non bruciare il premier, il leader del Pd aspetterà ancora altri giorni. Quanti voti ha o può avere Berlusconi? E gli basteranno quelli del centrodestra più qualche aggiuntina? Sulla carta l'ex premier dispone di 451 voti. Il gruppo più consistente è quello della Lega con 197 grandi elettori, tra deputati e senatori, seguito da Forza Italia (127), Fratelli d'Italia (58) ai quali vanno aggiunti quelli delle componenti minori come i centristi di Coraggio Italia, composto in gran parte da ex forzisti (a partire da Giovanni Toti, Paolo Romani e Gaetano Quagliariello) che può muovere 33 preferenze a cui si aggiungono i 5 di Noi con l'Italia dell'ex azzurro Maurizio Lupi e i 33 delegati regionali. Uno schieramento consistente ma non sufficiente visto che per essere eletti occorre almeno la maggioranza assoluta e quindi 505 voti.

Berlusconi va dicendo - e lo fa fatto anche ieri a Villa Grande - chi che lui i 50 e più mancanti li ha già in tasca. Lo ha assicurato a Matteo Salvini, a Giorgia Meloni e a tutti coloro che di persona o telefonicamente hanno contatti con lui. Quasi nessuno crede ai suoi calcoli ma Silvio stupisce sempre e nello scouting parlamentare spesso si è dimostrato maestro. Il fuoco amico può azzopparlo o no? L'ex premier sta facendo di tutto per convincere i suoi alleati e garantirsi il loro sostegno.

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Tutti sanno, Berlusconi in primis, che i pericoli maggiori arrivano infatti dal fuoco amico. Il caso dei 101 che impallinarono Romano Prodi (e che in realtà furono anche di più) è solo l'ultimo. Allora a rendere palese l'ammutinamento di parte del centrosinistra e soprattutto del Pd contro il fondatore dell'Ulivo, fu proprio la mossa di Berlusconi e di tutto il centrodestra, di uscire dall'Aula al momento del voto. Espediente che non è detto non venga ora replicato se si arrivasse alla quarta votazione, presumibilmente il 27 gennaio, quando il quorum si abbasserà dalla maggioranza qualificata dei due terzi a quella assoluta dei componenti. Rispetto ad allora però la situazione è molto più complessa. Una rottura così plateale, l'Aventino del centrosinistra, travolgerebbe inevitabilmente il Governo e la legislatura e in ogni caso richiederebbe una compattezza che oggi non c'è. Quindi il rischio franchi tiratori estate ma meno terribilmente rispetto a quanto accadde com Prodi. Il pericolo è che alle spalle di Silvio sia Salvini sia Meloni trovino un altro candidato di centrodestra che possa avere i voti di Pd e di parte dei 5 stelle. Estate una alternativa al Cavaliere? Salvini e Meloni la cercano. Se la trovano e Silvio non dimostra di avere i numeri gli chiederanno il passo indietro. Ora le alternative parrebbero essere tre: la Moratti, Frattini, Pera. Nessuna di queste molto gradita ai dem. Quanto aiuta il Cavaliere la debolezza degli avversari? Oppure il suo nome li ricompatta? Il sodalizio con M5s è traballante. Giusppe Conte non riesce a far valere la sua leadership come dimostra la presa di posizione a favore del Mattarella bis espressa dal gruppo parlamentare del Senato. Inoltre, Letta non può neppure contare sull'apporto di Italia viva, il partito dell'ex segretario dem Matteo Renzi, che ha 43 grandi elettori e che va a riempire le file dei centristi in cui vanno inseriti anche i 5 di Azione-Più Europa e i 6 deputati del Centrodemocratico di Bruno Tabacci. Questa marmellata è un punto di forza di Silvio.

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Ma la retorica del Cavaliere Nero e il tasto dell’anti berlusconismo a sinistra hanno sempre fatto da coagulante. Le telefonate del Cavaliere agli ex M5S ora nel Misto funzionano o no? Stanno funzionando e fioccano i si, assicura l’interessato. Ma nessuno gli crede. Ma i giochi si fanno alla fine le anime vaganti in cerca d’autore sono tante: più di 100 i Cinquestelle che hanno abbandonato il Movimento. Fuoriusciti su cui c'è particolare attenzione. E la pressione su di loro, con tanto di promesse, continuerà fino al 26 gennaio o al 27 mattina, il giorno dello scrivono su cui Silvio punta. Il Cavaiere garantisce la prosecuzione della legislatura oppure no? Ma certo che sì, dice lui a tutti per farsi votare.

 

Perché chi sarà capace o quanto meno apparire garante del proseguimento di questo Parlamento fino alla scadenza naturale del 2023 avrà le chances maggiori. Per questo Berlusconi nei giorni scorsi ha fatto sapere che qualora Mario Draghi fosse eletto al Quirinale, Forza Italia non appoggerebbe altri governi, dando di fatto il via allo scioglimento anticipato delle Camere. Ma anche Letta ha già detto che l'eventuale elezione di Berlusconi farebbe implodere la maggioranza che sostiene oggi Draghi. Ultimatum entrambi poco credibili e pronunciati in chiave difensiva. Di qui a quando comincerà la corsa il borsino oscillerà quotidianamente. Berlusconi però ha poco da perdere. Comunque vada ha riconquistato un ruolo centrale nonostante il suo partito sia oggi ben distante dai consensi di Lega e Fdi.

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