Berlusconi, Forza Italia teme altri transfughi. «In molti tentati da Fdi». L'opa di Ronzulli e Fascina per prendere le redini

FI teme altri transfughi. «In molti tentati da FdI». L'opa di Ronzulli e Fascina per prendere le redini
FI teme altri transfughi. «In molti tentati da FdI». L'opa di Ronzulli e Fascina per prendere le redini
di Mario Ajello
Venerdì 21 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 11:00
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Sopra e intorno al vulcano Forza Italia, che sparge schegge dappertutto e ha una “talpa” che sparge terrore, l’unico che si mostra tranquillo è Silvio Berlusconi, proprio lui che ha acceso i fuochi. Il Cavaliere nel giorno delle consultazioni ha innescato la modalità buonista: «Farò il bravo sul Colle», ha confidato a Gianni Letta, a Confalonieri e a tutti i suoi intimi, «e non ho alcuna intenzione di danneggiare Giorgia perché come si sa sono un uomo di pace». Ciò che però sta molto a cuore a Silvio è qualcosa che solo Meloni può dargli e che lui fortissimamente vuole e in cambio della quale la (quasi) premier potrebbe dormire sonni relativamente tranquilli. Il leader forzista punta a diventare l’incaricato ufficiale del governo italiano per favorire la pace tra Russa e Ucraina e far sedere intorno a un tavolo Putin e Zelensky. È in modalità alla «pace nel mondo ghe pensi mi» e «chi meglio di me, che conosco tutti in tutte le cancellerie, può svolgere questo compito che darebbe all’Italia e al nostro governo di centrodestra una centralità enorme?». Non è detto affatto, anzi è il contrario, che gli audio pro-putiniani lo possano aiutare in questa operazione, cioè a farsi dare da Meloni la medaglia e il ruolo da personaggio storico in grado di pacificare il mondo. Ma si sa, Berlusconi adora intraprendere le missioni più impossibili e chissà.  

Quel che è certo è che il partito da lui fondato nel ‘94 è in fase esplosiva. Con l’immagine «neanche Maciste può portare troppi pesi» (copyright Mulé), l’ala ronzullista punta al grande ribaltone dopo che Antonio Tajani sarà ministro (e probabilmente lo sarà): fare coordinatore del partito al suo posto (mentre lui sarà anche vicepremier e capo-delegazione degli azzurri al governo) Licia o chi per lei. Ma non c’è solo questo. «Appena sarà fatto il governo - racconta risentito un berlusconianissimo, tendenza falchi e anti-governisti - quelli che non avranno un posto da sottosegretari vorranno andare via e quelli che diventeranno ministri idem: abbracceranno Giorgia. Già siamo abituati, con il governo Draghi, con Carfagna, con Gelmini, con Brunetta, a questo tipo di tradimenti». Sarà questo lo scenario? Lo scettro forzista in questa fase è di Ronzulli, Cattaneo, Micciché, non proprio super-fan di Meloni, e soprattutto Marta Fascina: che gli avversari descrivono «tutt’altro che una bambola, anzi una donna dotata di cattiveria».

Caccia le unghie appena vede Silvio in difficoltà.

I tajanei alla Barelli, non riconfermato capogruppo alla Camera, lamentano emarginazione. I capibastone potenti, alla Fazzone, re dei consensi nel Basso Lazio, senatore con gran seguito, sono quelli che hanno molto contribuito al semi-successo elettorale di Forza Italia - era data al 4 per cento e ha superato quasi imprevedibilmente l’8 - e si aspettano un risarcimento in termini di poltrone ministeriali. E conviene dargliele, per tenerli legati alla madrepatria azzurra. 

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All’operazione transfughi azzurri, i meloniani che mai si sono troppo fidati di Berlusconi hanno cominciato a pensare già da prima delle elezioni. Quando, nella scelta dei collegi uninominali della coalizione, FdI ha gentilmente concesso a Noi Moderati di Lupi posti buoni. E proprio il contenitore centrista è quello che fungerà da approdo - un luogo dove stabilizzare il governo - per i fuoriusciti di Forza Italia. «Non siamo certo nati per spaccare Forza Italia, ma siamo comunque una calamita liberal-democratica il più possibile simile a quella che un tempo fu il partitone del Cavaliere». Lollobrigida tratta con Lupi (quasi certo per lui il ministero dei Rapporti con il Parlamento) per prestare a Noi Moderati deputati meloniani con cui fare un gruppo consistente dove attirare forzisti (per ora i moderati sono 7 più Calogero Pisano targato FdI ma serve diventare venti). 

Mentre un gruppo vero e proprio i centristi, con l’aiuto di FdI al Senato lo hanno appena creato. Due i senatori eletti in quell’ambito, la Biancofiore e De Poli, e per arrivare a sei (quota minima per fare gruppo) si sono aggiunti, da FdI, Giorgio Salvitti, Giovanna Petrenga, Antonio Guidi più l’eletto all’estero Mario Alejandro Borghese. Non chiamateci «i nuovi responsabili», dicono loro, ma di fatto lo sono, così come nel caso di guerriglia berlusconiana anti-Giorgia lo saranno gli altri (l’azzurra Michela Brambilla ha già da subito traslocato nel Gruppo Misto) che arriveranno nel contenitore governista.

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