Ministri Meloni, Berlusconi ci prova in extremis: ma la Giustizia è persa

Ministri Meloni, Berlusconi ci prova in extremis: ma la Giustizia è persa
Ministri Meloni, Berlusconi ci prova in extremis: ma la Giustizia è persa
di Andrea Bulleri
Sabato 22 Ottobre 2022, 08:00 - Ultimo agg. 11:04
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Una vittoria a metà. Quando Giorgia Meloni varca la soglia della Loggia d’Onore del Quirinale per leggere la lista dei ministri, Silvio Berlusconi è a Villa Grande, la sua casa romana sull’Appia, circondato dallo stato maggiore di Forza Italia. 

L’atmosfera, tra i marmi e mosaici del grande salone dove gli azzurri ascoltano la neo-premier, è di festa. Eppure il volto del Cavaliere non riesce a nascondere un velo di amarezza. Perché quelli che elenca l’alleata non sono i nomi in cui Berlusconi aveva sperato. Non tutti, almeno. 

A Forza Italia – che al pari della Lega incassa cinque ministeri – mancano le due caselle su cui il Cav aveva provato a puntare i piedi. Lo Sviluppo economico, tra le cui competenze rientra anche il delicato dossier telecomunicazioni. E poi la Giustizia, dicastero in cui fino all’ultimo Berlusconi ha provato a insistere su Elisabetta Casellati. «Giorgia, perché non ci vediamo un momento per discuterne?», lo hanno sentito insistere anche ieri mattina. Lei prima ha provato a prendere tempo: «Riparliamone nel pomeriggio». Più tardi, però, è stata irremovibile: «Ti confermo che per via Arenula indicherò il nome di Carlo Nordio», gli ha ripetuto la leader di FdI a telefono, pochi minuti prima di salire al Colle con la lista in mano. In compenso però, fa notare un big azzurro, «teniamo la delega dell’energia, che sarà uno dei temi chiave dei prossimi mesi». E che non finirà in mano a un commissario straordinario, come sembrava nelle intenzioni di Meloni, per restare saldamente in capo al ministero guidato da Gilberto Pichetto Fratin. E poi resta pure la casella di vicepremier, affidata al coordinatore forzista e nuovo titolare della Farnesina Antonio Tajani. «Poi è chiaro – già mettono le mani avanti da FI – quando si aprirà la partita dei sottosegretari, dovranno esserci delle integrazioni». Tradotto: sulla Giustizia e sui «dicasteri economici», a cominciare dallo Sviluppo (o meglio dal ministero delle Imprese) stavolta ci si aspetta qualche concessione in più. 

 

Per ora, invece, tocca accontentarsi. «Congratulazioni al nuovo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai Ministri – twitta in serata un Cav in veste istituzionale –. Noi di Forza Italia daremo un contributo decisivo e qualificato». Un aplomb che ieri l’ex premier si è sforzato di mantenere per tutta la giornata, con ben poche concessioni alla sua indole da mattatore. A cominciare dall’incontro al Quirinale con Mattarella, con il quale – dopo aver indicato il nome di Meloni come premier – è riuscito a strappare un momento a “tu per tu”, per assicurargli la sua assoluta linea atlantista e la fedeltà ai valori della Nato dopo il caso degli audio pro Putin. 

Anche dopo, al momento delle dichiarazioni nella Loggia d’Onore, chi si aspettava un Berlusconi-show sul copione del 2018 è rimasto deluso. Nessun “uno, due, tre” scanditi con le dita come quando al centro della scena c’era Salvini. Stavolta, nonostante i molti occhi puntati su di lui, il Cav (entrato sottobraccio al leghista) si limita a un ampio sorriso e un saluto con la mano. 

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Unica nota da segnalare, l’occhiata – che non è sfuggita ai social – che Silvio si scambia con Matteo, proprio mentre Giorgia sottolinea che «il centrodestra è stato unanime» nell’indicare il suo nome per la premiership. Sguardo d’intesa? Oppure di perplessità? Il Cav alza le sopracciglia, Salvini per un momento pare annuire, subito però distoglie lo sguardo. Poi, uscendo dalla sala, il siparietto con l’inviato di Striscia: «Ma lo mangiate il panettone o litigate prima?», chiede il giornalista. Berlusconi sorride, gli dà un buffetto sulla guancia e si limita a rispondere con un «tutto bene».  

E se qualche gag comunque non manca (tipo quella con il portavoce di Mattarella Giovanni Grasso: «Qua siete tutti alti e belli», gli si rivolge Silvio; «Alto me lo avevano detto tante volte, bello invece mai...», ribatte lui), è sulle foto postate sui social dal leader azzurro che per qualche momento si scatena un giallo: «Dov’è Tajani?».

Già, perché nel primo selfie mattutino dei forzisti a Villa Grande, prima di dirigersi al Quirinale, col Cav compaiono solo Ronzulli e Cattaneo. Il ministro degli Esteri in pectore arriva al Colle per conto suo. Ed ecco che per immortalare la delegazione azzurra al completo scatta la seconda photo opportunity, direttamente dalla sala dello Zodiaco. Silvio seduto al centro, quasi in trono, circondato dai capigruppo e dal coordinatore. Tutti intorno al leader. Come a dire: «Nessuna divisione». 

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